Garantire la salvaguardia delle popolazioni indigene e del loro ambiente affinché il mondo occidentale, e quindi «sviluppato e tecnologico», possa migliorare lo scenario di vita delle popolazioni indigene e non deturparlo avendo come finalità la conservazione dell’ambiente e della popolazione che in esso vive, questa la soluzione ottimale affinché venga garantita la vita, nella sua spettacolare diversità, di tutte le specie viventi sul pianeta Terra
Il World Wide Fund for Nature, nota come Wwf, è la più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura. Nata nel 1961, è presente nel mondo con 24 organizzazioni nazionali, 5 organizzazioni affiliate e 222 uffici di programma in 96 paesi.
Oltre 5 milioni di persone in tutto il mondo con il loro aiuto permettono al Wwf di sostenere la sua sfida che consiste nel realizzare oltre 2.000 progetti concreti che ogni anno vengono messi in campo per difendere la conservazione della natura e per creare un mondo dove l’uomo possa vivere in armonia con essa.
Ed è proprio sulle violenze perpetuate nel nome della conservazione dell’ambiente che si muovono le denunce di Survival International che accusa l’associazione ambientalista di aver aiutato a creare aree protette senza il consenso di tribù indigene.
A quanto riportano gli eventi, il Wwf risulta essere stato informato per la prima volta degli abusi contro i Pigmei Baka (termine collettivo usato per indicare diversi popoli cacciatori-raccoglitori del bacino del Congo e di altre regioni dell’Africa centrale), tredici anni fa e risale al 2014 la denuncia avanzata da Survival International che ha reso pubblico lo scandalo.
In due lettere aperte, i Baka hanno lanciato appelli accorati ai conservazionisti per poter restare nella loro terra dichiarando che «i progetti di conservazione (di Wwf, Unione europea e governo del Camerun) devono essere indulgenti sul nostro utilizzo della foresta… perché le nostre vite dipendono da essa».
Nel marzo 2015, il Wwf ha riconosciuto il problema delle violenze dichiarando che «ci sono stati incidenti dovuti a comportamenti inaccettabili», ma in agosto ha affermato che sembravano «gradualmente diminuiti».
Tuttavia sembra che l’ondata di violenza continui in maniera sistematica.
Alla richiesta di concedere un’intervista i responsabili dell’Ufficio stampa del Wwf, ci hanno proposto diversi spunti di riflessione rilasciando alcune dichiarazioni in argomento e sostenendo «che quello che il Wwf sta subendo da parte di Survival è un attacco strumentale, l’ennesimo, che non a caso arriva proprio nel momento di massimo sforzo rispetto al nostro progetto contro i bracconieri, che mettono a rischio il gorilla e molte altre specie, nel bacino del Congo; anche questo progetto, come tutti quelli gestiti dal Wwf, viene svolto nel pieno accordo e nella piena condivisione con le popolazioni locali». Un’informazione, dice il Wwf, che «da sola basterebbe per smontare la “teoria”, riproposta ormai come un disco rotto da Survival, che accusa gli ambientalisti di fare conservazione sulla pelle delle popolazioni indigene».
In merito alle violenze contro i Baka, violenze verso le quali Survival ha in passato presentato un’istanza all’Ocse contro il Wwf, il Wwf afferma che le stesse vengono «denunciate anche da noi, ma non per questo possiamo smettere di lottare contro le speculazioni private, il taglio delle foreste e le organizzazioni criminali colluse con il terrorismo che controllano sistemi di bracconaggio per uccidere specie protette. Lavoriamo nel bacino del Congo (come in molte altre zone disagiate ma ancora ricche di natura) da circa trent’anni con una serie di progetti e programmi proprio a sostegno delle comunità locali. È una realtà complessa dove ci sono forti speculazioni private sul taglio delle foreste, organizzazioni criminali che mettono in piedi sistemi di bracconaggio per uccidere specie protette, e collusioni con il terrorismo. Basti pensare che gira sui 23 miliardi di dollari all’anno il mercato nero mondiale che uccide elefanti, rinoceronti, tigri, distrugge foreste e aumenta il dramma della povertà in Africa, Asia e Sud America. Quel che può percepire chiunque vada in questi luoghi è una grande collaborazione fra il Wwf e i Baka, che vogliono proteggere le loro foreste, la loro identità culturale e che lo fanno con orgoglio».
In merito alla campagna Rougier per la quale l’associazione del panda viene accusata di trattar male la risorsa legno e di esser partner di una compagnia del legname che distrugge la terra dei Pigmei, il Wwf risponde dicendo che «sull’attività di Rougier in Camerun il gruppo stesso, in un comunicato, ha sostenuto che si tratta di affermazioni fuorvianti e sono errati i fatti presentati. Rougier sottolinea che le rivendicazioni di Friends of the Earth riportate da Survival International, risalgono al 2002, e sono state tutte respinte dai tribunali in Camerun e in Francia. Secondo le analisi di Wwf Francia la compagnia ha utilizzato a lungo due concessioni in aree che sono inferiori rispetto a quella stipulata e ha gestito altre aree secondo accordi legali con l’amministrazione forestale. L’azienda stessa afferma di agire seguendo il quadro normativo e di aver condotto attività di consultazione e coinvolgimento con la popolazione locale e numerosi stakeholder».
In ultimo in merito ad una presunta sponsorizzazione, a capo del Wwf, della compagnia italiana del legname Vasto Legno, direttamente collegata a Sefac, un gruppo di compagnie del legname operante sempre in Camerun il Wwf dichiara che «riconoscendo la portata e la complessità delle sfide ambientali l’associazione ha da tempo scelto di impegnarsi in azioni congiunte con istituzioni, società civile e settore privato per promuovere, assicurandosi che quella intrapresa sia la strada giusta, un cambiamento reale nei mercati e nei modelli di produzione e consumo. Nello specifico attualmente non esiste alcuna collaborazione o accordo di Wwf con la società Vasto Legno. Nel 2011, sono state realizzate, in collaborazione con l’azienda alcune specifiche attività divulgative sul valore delle foreste e della gestione responsabile delle risorse forestali, con l’obiettivo di accrescere l’interesse e le conoscenze su temi quali il mercato del legname, la gestione responsabile delle foreste, le iniziative per la certificazione del legno e della carta. Ricordiamo che Vasto Legno ha ottenuto la certificazione della catena di custodia secondo i criteri del Forest Stewardship Council».
Ci sentiamo di chiudere dicendo che se è pur vero che è un dato di fatto che qualche associazione cerchi visibilità attaccando altre onlus internazionali e accreditate, che dovrebbero avere come finalità comune e condivisa il rispetto dell’ambiente e delle popolazioni indigene, e che dopo anni di polemiche ancora non si riesca a chiarire la situazione tutto questo è certamente un gran danno che continua a perpetrarsi nei confronti dell’immagine dell’ambientalismo mondiale.
Garantire la salvaguardia delle popolazioni indigene e del loro ambiente affinché il mondo occidentale, e quindi «sviluppato e tecnologico», possa migliorare lo scenario di vita delle popolazioni indigene e non deturparlo avendo come finalità la conservazione dell’ambiente e della popolazione che in esso vive, questa la soluzione ottimale affinché venga garantita la vita, nella sua spettacolare diversità, di tutte le specie viventi sul pianeta Terra.