La Puglia senza cartografia geologica

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La sequenza sismica del 1° novembre ore 11, elaborata dall'Ingv
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In Italia il progetto CARtografia Geologica, avviato nel 1988, copre appena il 50% del territorio. Della Puglia abbiamo scoperto ancora l’80% del territorio. In Italia delle 28 sedi dove si registrava la presenza dei Dipartimenti universitari di Scienze della Terra sono rimasti attivi solo 8

italia sismica

Il terremoto avvenuto qualche giorno fa nel centro Italia ha fatto risvegliare vecchie paure. Un terra geologicamente giovane la nostra Italia che trema e che compromette la vita di intere regioni, beni artistici e monumentali di inestimabile importanza, borghi storici tra i più caratteristici esistenti in Italia.
In una nota stampa (da noi riportata in un articolo sul terremoto, N. d. R.) Salvatore Valletta, Presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia, ha voluto evidenziare la situazione della regione, la prevenzione sismica in Puglia, regione che contrariamente a quanto in genere si pensa, è una regione pericolosa dal punto di vista sismico non solo nelle sue zone nord (Gargano, Capitanata e Subappennino) ma anche nel resto del territorio.
Una regione che ha visto nel suo passato il susseguirsi di decine di eventi gravi e alcuni addirittura catastrofici (sisma del 1627 che interessò la Puglia nord, con Magnitudo Richter 6,7 e con intensità Mercalli risentite fino all’undicesimo grado e del 1743, con epicentro nel basso Ionio con Magnitudo Richter 7,1 e con intensità Mercalli risentite localmente fino al nono grado).
Evidenze che si scontrano con una classificazione sismica della regione che, pur considerando la radicale riclassificazione operata nel 2004, appare per alcuni versi sottostimata.
Un Servizio geologico regionale appositamente dedicato a gestire, in coordinamento con i Comuni, con le Autorità di bacino e con la Protezione Civile regionale tutti i diversi aspetti della prevenzione sismica (microzonazioni e riclassificazioni sismiche locali, loro immediato recepimento negli strumenti urbanistici generali ed esecutivi, informazione ed educazione simica, adeguamento sismico dell’edificato e delle infrastrutture) di fatto assente.
Un Servizio che abbia funzioni tecniche, e non solo amministrative, in cui vi siano geologi, ingegneri ed altri tecnici esperti del settore che lavorino assiduamente al fine di proteggere realmente le popolazioni e il patrimonio da tale primario rischio geologico, sfruttando al meglio tutte le fonti di finanziamento nazionali e comunitarie potenzialmente utili a tale scopo.
Abbiamo voluto porre qualche domanda a Salvatore Valletta, Presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia

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La preoccupazione dei geologi pugliesi è solo a scopo preventivo o, sulla base di altre esperienze, c’è un qualche rischio rilevante?
La prima normativa antisismica per le costruzioni risale al 1974, le Norme Tecniche per le costruzione vigenti sono del 2009, le città di Bari e Taranto (prima non classificate dal punto di vista sismico) sono classificate sismiche in zona 3 dopo l’ordinanza 3274/2003 recepita dalla Giunta regionale nel 2004. Molto edificato della nostra regione, pertanto, è stato costruito senza alcun riferimento al rischio sismico. Abbiamo un patrimonipo edilizio molto vulnerabile e da questo punto di vista sarebbe opportuno definire una normativa nazionale sul «fascicolo del fabbricato» proprio al fine di conoscere lo stato delle costruzioni e pianificare gli interventi a partire dai fabbricati di interesse strategico (scuole, ospedali, prefetture, etc.) che presentano maggiore vulnerabilità. La pericolosità sismica del Gargano e in generale della Puglia settentrionale è nota (storicamente abbiamo avuto centinaia e centinaia di vittime), ma anche il Salento risente fortemente dei terremoti del canale d’Otranto come quello che nel 1743 determinò forti danni a Nardò e Francavilla Fontana per effetti di sito (la natura delle rocce affioranti ha determinato amplificazioni sismiche locali). I morti a Nardò furono 150.

Le scosse che stanno interessando l’Appennino, perché dovrebbero interessare anche la Puglia?
La Puglia settentrionale risente soltanto delle scosse dell’Appennino centrale ma non è interessata direttamente la Puglia. Sono altre faglie che interessano la nostra regione e che rendono la zona del Gargano particolarmente pericolosa dal punto di vista sismico.

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In che modo sta evolvendo la storia geologica del nostro Paese e quali le operazioni urgenti da svolgere così da dare piu sicurezze alle popolazioni?
Il nostro Paese è giovane dal punto di vista geologico ed in continua evoluzione. Non solo problemi di sismicità ma anche rischio geomorfologico (frane), idraulico (alluvioni) e rischi costieri e di sprofondamenti localizzati. C’è una necessità di aggiornare la cartografia geologica; in Italia il progetto Carg (il progetto CARtografia Geologica, avviato nel 1988, N. d. R.) copre appena il 50% del territorio con la nuova cartografia in scala a 1:50.000. Della Puglia abbiamo scoperto ancora l’80% del territorio. In Italia delle 28 sedi dove si registrava la presenza dei Dipartimenti universitari di Scienze della Terra sono rimasti attivi solo 8. Per garantire adeguata sicurezza alle popolazioni è necessario partire dalle conoscenze del territorio. Per questo da anni chiediamo l’attivazione di una struttura tecnica regionale (Servizio geologico e altro) con qualificate professionalità (geologi, ingegneri, forestali, etc.) in grado di gestire tutte le informazioni e poter pianificare gli interventi in modo appropriato, anche al fine di ottimizzare la spesa pubblica. Dopo il terremoto del centro Italia è ormai improrogabile definire operativamente questa struttura tecnica che sappia coordinare a livello regionale tutti i settori di interesse geologico (sismico, idrogeologico, idraulico, rifiuti, cave, paesaggio e patrimonio geologico…).