Così Sentinel 2 controlla i moti ondosi

971
L'eruzione dell'Etna vista dallo spazio da Sentinel 2
Tempo di lettura: 2 minuti

Un team di ricercatori ha sviluppato un metodo per monitorare il moto ondoso attraverso il riflesso del Sole sulle superfici marine. Analizzando i dati inviati dai satelliti, hanno ricostruito una serie di immagini dettagliate del movimento delle onde al largo della costa di Dorre Island in Australia Occidentale. E c’è anche una sentinella spaziale giapponese

Si è subito creata affinità tra la coppia di satelliti Sentinel 2, dell’Agenzia spaziale europea. Dopo il recente lancio, avvenuto tramite un razzo Vega il 7 marzo dalla base di Kourou, il Sentinel 2B è subito entrato in funzione e ha iniziato a lavorare, come previsto, in coppia con il suo gemello Sentinel 2A sulla loro orbita eliosincrona a 786 chilometri dalla Terra.
E ora giungono i primi dati di rilievo su uno dei molti settori di osservazione della Terra sui quali sono focalizzati gli occhi elettronici dei due satelliti europei, realizzati anche con contributo tecnologico italiano: i moti ondosi.
I Sentinel-2, con la loro camera multispettrale, possono svolgere un ruolo importante nella loro mappatura: le immagini riprese dalle due «sentinelle spaziali» mostrano lo scintillio della luce solare, che potrebbe risultare importante per capire la direzione, l’altezza e il movimento delle onde.
Un team di ricercatori ha sviluppato un metodo per monitorare il moto ondoso attraverso il riflesso del Sole sulle superfici marine, pubblicato su «AGU Publications». Analizzando i dati inviati dai satelliti, hanno ricostruito una serie di immagini dettagliate del movimento delle onde al largo della costa di Dorre Island in Australia Occidentale.
Sulla base di questa tecnica e attraverso la valutazione scientifica del progetto dell’Esa «Scientific Assessment of Ocean Glitter», gli scienziati sono stati in grado di mappare lo sviluppo delle onde in regioni con forti correnti oceaniche. Utilizzando i dati raccolti nel mese di gennaio 2016, gli scienziati hanno tracciato il comportamento delle onde oceaniche e le loro interazioni con le correnti. E hanno scoperto che le correnti superficiali dell’oceano si trasformano in onde di superficie dominanti in una determinata area. Inoltre, hanno dimostrato che alcuni moti ondosi possono essere deviati e intrappolati dalle correnti superficiali dell’oceano, creando delle onde molto più alte rispetto al normale.
I due Sentinel 2, seguono una prima missione, Sentinel 1A, lanciata nell’aprile 2014 con un razzo Sojuz dalla base di Kourou (Guyana francese). Il primo Sentinel, costruito in Italia da Thales Alenia Space, è ancora operativo ed effettua il monitoraggio delle zone di mare ghiacciate e dell’ambiente artico, effettua sorveglianza dell’ambiente marino, il controllo dei rischi di movimento della superficie terrestre, oltre alla mappatura delle superfici terrestri (foreste, dell’acqua e del suolo) e a sostegno dell’aiuto umanitario in situazioni di crisi.
Nel frattempo, anche il Giappone ha lanciato nei giorni scorsi una sua «vedetta spaziale della Terra». Che per la verità ha più scopi militari che civili (di fatto, è un satellite spia), ma con applicazioni dedicate agli interventi in caso di disastri naturali.
Chiamato IGS Radar 5, è stato lanciato lo scorso 17 marzo con un razzo vettore H-2A dal Centro Spaziale di Tanegashima. Come riporta il sempre aggiornato sito web «Spaceflight Now», il satellite nipponico si trova su un’orbita di 500 chilometri di quota, avrà funzioni militari ed è dotato (come ricorda il nome) di un potente radar.
Il Giappone dispone anche di satelliti spia con fotocamere ottiche che offrono immagini più dettagliate, ma solo di giorno e quando i cieli sono sereni. I satelliti «osservatorio» giapponesi fanno parte del programma gestito dal Cabinet Satellite Intelligence Center.