È proprio nel giorno del Wolf Day che arrivano i nuovi dati sulla mortalità dei lupi nel nostro paese che confermano quanto il simbolo della biodiversità italiana continui ad essere ad alto rischio
Non si può dire che in Italia i lupi se la passino bene, non c’è mai pace per questa specie che oggi viene ricordata nel Wolf Day.
Una giornata voluta dal Wwf Italia per combattere la disinformazione sul lupo nell’ambito della campagna #SOSLUPO con cui si stanno raccogliendo fondi per la sua salvaguardia.
L’obiettivo della giornata è proprio quello di sfatare i luoghi comuni e le fake news che hanno contribuito a creare un’atmosfera di ostilità nei confronti del lupo che continua ad essere un grandissimo patrimonio naturale da tutelare.
È proprio nel giorno del Wolf Day infatti che arrivano i nuovi dati sulla mortalità dei lupi nel nostro paese che confermano quanto il simbolo della biodiversità italiana continui ad essere ad alto rischio. Si tratta dei risultati dei primi sei mesi del progetto «Morte tra i lupi, quanti lupi muoiono ogni anno in Italia?», progetto lanciato dal gruppo ItalianWildWolf, composto da ricercatori, fotografi e appassionati del lupo. Questo progetto di citizen science, in cui i cittadini sono chiamati a raccogliere dati a scopo scientifico, rappresenta il primo esempio in Italia, applicato al lupo, ed ha l’obiettivo di attivare una raccolta di dati basati su osservazioni dirette e sulle notizie delle cause di morte del lupo diffuse da tutti gli organi di informazione.
In soli 6 mesi sono state segnalate ben 53 carcasse, ma molte di più potrebbero essere quelle mai rinvenute o passate sotto silenzio. Dai dati raccolti dal 1° novembre 2016 al 30 aprile 2017, è emerso che solo il 6% dei decessi registrati è riconducibile a cause naturali, mentre gli incidenti stradali (53%) ed il bracconaggio (32%) rappresentano le prime cause di morte. Tuttavia queste percentuali sono difficilmente rappresentative, in quanto è molto più probabile rinvenire una carcassa lungo la strada piuttosto che in un bosco: quindi sia il bracconaggio sia le morti naturali potrebbero avere un’incidenza maggiore, sebbene dietro agli stessi investimenti si possano nascondere episodi di avvelenamento che debilitano i lupi esponendoli maggiormente al rischio di incidenti.
Episodi di bracconaggio compiuti con i mezzi più diversi, dalle armi da fuoco a lacci a bocconi avvelenati e che vedono il Piemonte la regioni con il numero più elevato di segnalazioni.
Un gruppo l’ItalianWildWolf che sta facendo un prezioso lavoro che per poter essere scientificamente più robusto e attendibile ha necessità che altri cittadini, appassionati, enti preposti, in particolare gli Istituti Zooprofilattici, le Regioni, le Asl, i Parchi e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), collaborino alla raccolta delle informazioni.
Una situazione che dal punto di vista normativo vede ancora il Piano nazionale di gestione del lupo, piano che prevede al suo interno azioni importanti per la tutela del simbolo della biodiversità italiana, fermo in Conferenza Stato-Regioni e regioni come la Toscana che, differentemente da quanto espresso dalla stragrande maggioranza delle regioni italiane, ha invocato nuovamente la deroga per poter abbattere un numero imprecisato di lupi, sarebbero ben 500 sui 600 stimati e questo per la sola Toscana.
Approvare al più presto il Piano nazionale di gestione del lupo scassando il paragrafo sugli abbattimenti legali, questo il modus operandi da adottare per mettere la parola fine al massacro dei lupi sottospecie Canis lupus italicus unica al mondo e da tutelare.
Per partecipare al progetto di ItalianWildWolf visitare la pagina www.facebook.com/lupiuccisi/
Per la campagna #SOSLUPO del Wwf
Inoltre dalle 18:00 alle 19:00 diretta streaming con esperti Wwf