La Puglia fra Seicento e Settecento

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La Puglia, ancora oggi è attraversata da braccianti agricoli, assunti a giornata, che si spostano, anche di molte decine di chilometri, per andare a lavorare nei campi. Nel passato i flussi partivano da distanze ancora più grandi e c’era chi percorreva il territorio regionale andando da un estremo all’altro. Un trasferimento che comportava faticose e a volte anche tremende condizioni di viaggio. Oggi molti migranti, provenienti da diverse zone del mondo economicamente sottosviluppato, percorrono, con un elevato rischio di morte, grandi distanze per arrivare in Italia e poi continuano a camminare per andare a lavorare nei campi ai quali vengono destinati.

In Puglia, fra Seicento e Settecento, i braccianti (figli o capofamiglia) trascorrevano intere stagioni lontano dalla loro casa e, nelle zone più malsane come quelle della Capitanata, erano in molti a morire per infezioni di ogni tipo. Attraverso la documentazione di origine religiosa e di origine civile (raccolta in Archivi ecclesiastici, di Stato o privati, come registrazioni di battesimo e di sepoltura, atti di matrimonio…) è possibile ricostruire una storia dei braccianti pugliesi, di quelli che andavano verso Nord, in Capitanata, per raccogliere il grano e di quelli che andavano invece verso Sud per la zappatura delle vigne nel Salento.
Fra fine Seicento e primo Ottocento si può rilevare un’accentuata instabilità della popolazione agricola in tutto il Regno di Napoli. Il carattere saltuario del lavoro bracciantile, costringeva i lavoratori a giornata ad accorrere nelle zone nelle quali l’impiego della loro opera poteva essere assicurato per un più lungo periodo di tempo. Nelle fasi di punta del raccolto e della lavorazione dei prodotti più diffusi (grano, olio e vino, che costituivano una risorsa alimentare fondamentale per tutto il Regno), la manodopera nelle zone di maggiore produzione era insufficiente e non pochi territori ne restavano sprovvisti con gravi conseguenze. Quindi correnti di salariati, braccianti, pastori e, in parte molto limitata, di artigiani, percorrevano in lungo e in largo ampi spazi per vendere il proprio lavoro.
In ognuna delle fasi storiche fra 600 e 800, i movimenti migratori attraversavano «come un filo rosso» la storia moderna delle province meridionali presentandosi con caratteristiche anche diverse (sia per gli aspetti economici dei flussi di individui che di volta in volta si spostavano, sia per le problematiche sociali sorte intorno ad essi).

– Quando si vietò l’emigrazione degli abruzzesi nel Lazio

 

Giovanna Da Molin, Professore Ordinario di Demografia Storica e Sociale, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione; Università degli Studi di Bari «Aldo Moro»