L’Accordo Ramoge per monitorare specie minacciate del Mediterraneo

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Costituisce uno strumento di cooperazione scientifica, tecnica, giuridica ed amministrativa con cui i governi francese, monegasco ed italiano mettono in atto azioni di gestione integrata del litorale che comprende le zone marittime della Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, del Principato di Monaco e della Regione Liguria che formano così una zona pilota di prevenzione e lotta contro l’inquinamento dell’ambiente marino

L’Accordo Ramoge, volendo contribuire a preservare la biodiversità, ha lanciato una campagna di scienza partecipativa mirata al coinvolgimento degli utilizzatori del mare. In particolare, i subacquei che svolgono immersioni ricreative o che praticano la pesca subacquea sono invitati a condividere le loro osservazioni su alcune specie emblematiche, informazioni che serviranno ad arricchire le conoscenze sullo stato delle popolazioni di specie sensibili, vulnerabili e minacciate presenti nel Mediterraneo.
Un Accordo Ramoge che costituisce uno strumento di cooperazione scientifica, tecnica, giuridica ed amministrativa con cui i governi francese, monegasco ed italiano mettono in atto delle azioni di gestione integrata del litorale e che comprende le zone marittime della Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, del Principato di Monaco e della Regione Liguria che formano così una zona pilota di prevenzione e lotta contro l’inquinamento dell’ambiente marino.
L’Accordo affonda le proprie radici nel lontano 1970 quando in occasione dell’assemblea plenaria della Commissione internazionale per l’esplorazione scientifica del mediterraneo (Ciesm), il Principe Ranieri III di Monaco, cosciente della necessità di preservare il Mediterraneo realizzando azioni comuni per limitare l’inquinamento marino, manifestò la volontà di creare una zona pilota che potesse diventare un laboratorio d’idee per la tutela dell’ambiente marino.
Un’iniziativa che fu accolta con favore dai governi francese e italiano e si concretizzò il 10 maggio 1976 con la firma ufficiale dell’Accordo Ramoge a Palazzo Grimaldi, accordo che prende il nome dalle prime sillabe delle tre città che, allora, ne delimitavano il campo d’azione: Saint-RAphaël a ovest, MOnaco e GEnova a est.
Questo accordo relativo alla tutela delle acque del litorale mediterraneo, che si iscrive nel quadro della Convenzione di Barcellona e del relativo Piano d’Azione per il Mediterraneo, è stato ratificato dai tre paesi ed è entrato in vigore nei primi sei mesi del 1981. In quell’occasione la zona di competenza originaria è stata ampliata da Marsiglia a La Spezia andando pertanto ad includere l’intero territorio della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra e della Liguria.
La storia è poi proseguita sino al 1993 anno in cui con l’attuazione del Piano RamogePol, l’Accordo Ramoge ha esteso le proprie competenze in alto mare.
Un Accordo che rappresenta il simbolo di un nuovo approccio di conservazione dell’ambiente marino e introduce il concetto di cooperazione e di solidarietà sub-regionale e che in più di quarant’anni di attività ha acquisito una solida esperienza nella lotta agli inquinamenti marini e costieri e nella protezione della biodiversità, impegnandosi fortemente nella sensibilizzazione dei giovani all’ambiente marino.
Una collaborazione pluridisciplinare tra amministrazioni locali e regionali, istituzioni scientifiche e utenti del mare avente come scopo quello di realizzare azioni comuni vertendo essenzialmente, allo stato attuale, su tre settori di intervento che vanno dalla gestione integrata delle zone costiere alla prevenzione e lotta contro gli eventi inquinanti passando per l’educazione e la comunicazione alla sostenibilità.
Volendo inquadrare meglio la campagna di censimento delle specie patrimoniali la stessa sollecita la raccolta, coinvolgendo i subacquei, di dati che riguardano lo stato di conservazione di alcune specie rappresentative del Mediterraneo quali la corvina, la cernia, la pinna nobilis e la patella ferruginea.
I ricercatori del gruppo di lavoro Ramoge hanno realizzato schede descrittive sulle quattro specie per fornire ai subacquei informazioni relative alle loro caratteristiche e per segnalare la tipologia di dati che serviranno ad arricchire la banca dati scientifica su queste specie.
Al termine della stagione estiva, l’Accordo Ramoge comunicherà ai partecipanti una sintesi dei risultati relativi alle attività di osservazione.
Un’iniziativa che basata su un approccio scientifico partecipativo, consentirà pertanto di approfondire le conoscenze relative all’evoluzione di queste specie mettendo in campo strumenti utili per il loro monitoraggio e la loro difesa.