Per effetto dei cambiamenti climatici, le foreste si trovano a dover affrontare un’ulteriore sfida, ovvero a fare i conti con una varietà in continua crescita di eventi estremi e altri fenomeni di disturbo (per esempio, la comparsa di nuove malattie). Questi cambiamenti così complessi si stanno verificando troppo velocemente, e le specie forestali non hanno il tempo di mettere in atto efficaci strategie di adattamento, o di migrare altrove
In futuro, l’aspetto dei boschi europei potrebbe essere molto diverso da quello che noi conosciamo. Castagni, betulle, abeti rossi, potrebbero scomparire da buona parte del loro storico areale di distribuzione. Faggi, abeti bianchi, larici, pini silvestri e alcune fra le più comuni specie di querce europee potrebbero sperimentare una drastica contrazione del proprio areale, solo in parte compensata dalla colonizzazione di nuovi territori adatti alla loro diffusione. Contrariamente a ciò, altre specie, come le querce mediterranee e il pino marittimo, potrebbero espandersi e far attestare la propria presenza in nuove regioni.
Come cambierà il panorama forestale europeo per effetto del clima che cambia? Quali variazioni osserveremo in futuro nella distribuzione geografica, nella composizione e diversità delle specie forestali in Europa? Che cosa accadrà in quelle regioni, come l’area mediterranea, considerate un hot spot del cambiamento climatico, dove sono previsti cioè gli impatti maggiori, e in cui per fenomeni come la crescente scarsità d’acqua, l’innalzamento delle temperature e gli incendi sono previsti impatti negativi per gli ecosistemi forestali?
Gli ecosistemi forestali rivestono un ruolo chiave per la conservazione della biodiversità; su scale di cento anni, le foreste si sono evolute e hanno sviluppato la propria resilienza e una certa capacità ad adattarsi (per esempio a siccità, incendi, tempeste, insetti infestanti e parassiti, malattie, specie invasive, ecc.), talvolta scegliendo di migrare fra tutte le opzioni possibili.
Per effetto dei cambiamenti climatici, le foreste si trovano a dover affrontare un’ulteriore sfida, ovvero a fare i conti con una varietà in continua crescita di eventi estremi e altri fenomeni di disturbo (per esempio, la comparsa di nuove malattie). Questi cambiamenti così complessi si stanno verificando troppo velocemente, e le specie forestali non hanno il tempo di mettere in atto efficaci strategie di adattamento, o di migrare altrove.
Per questo motivo, qualora le nuove condizioni ambientali determinate dai cambiamenti climatici non fossero tenute in debita considerazione, eventuali piani e strategie di conservazione potrebbero rivelarsi infruttuosi e non ottenere i risultati sperati.
In uno studio pubblicato di recente su «Ecology and Evolution», Sergio Noce, Monia Santini and Alessio Collalti, ricercatori della Fondazione Cmcc presso la Divisione Iafes (Impacts on Agriculture, Forests and Ecosystem Services) hanno esaminato le alterazioni future possibili per quanto riguarda la presenza, la distribuzione e la diversità di alcune delle più comuni specie forestali europee, sulla base dei cambiamenti climatici attesi, focalizzandosi sull’Europa meridionale e il bacino del Mediterraneo in particolare, una delle più importanti aree al mondo per biodiversità vegetale e numero di specie endemiche. L’area di studio abbraccia i territori di 18 Paesi (Albania, Andorra, Austria, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Repubblica di Macedonia, Montenegro, Portogallo, Romania, San Marino, Serbia, Slovenia, Spagna e Svizzera). Un’estensione pari a 2,34 milioni di kmq, per il 30% rappresentati da foreste: di queste, il 44% è incluso in aree protette.
I ricercatori hanno utilizzato una piattaforma di modelli denominata Ensemble Platform for Species Distribution Models, accoppiata a 5 modelli di circolazione globale (GCMs – Global Circulation Models), per gli scenari di emissione RCP4.5 and RCP8.5, con l’obiettivo di realizzare mappe sulla futura idoneità, correlata al clima, degli habitat, per dieci diverse specie forestali, prendendo in considerazione due orizzonti temporali diversi, di medio e di lungo termine. Scendendo nel dettaglio, l’obiettivo dello studio era quello di predire i possibili impatti dei cambiamenti climatici, in termini di variazioni dell’estensione geografica, nel medio e nel lungo termine, per le seguenti specie forestali: abete bianco (Abies); betulla (Betula); castagno (Castanea); faggio (Fagus); larice (Larix); abete rosso (Picea); pino marittimo (Pinus pinaster); pino silvestre (Pinus sylvestris); rovere e farnia (ovvero le querce Quercus petraea e Quercus robur); le querce mediterranee (Quercus sp.).
Gli impatti futuri dei cambiamenti climatici appaiono estremamente variabili per i diversi gruppi di specie forestali esaminati, ma in generale i risultati hanno evidenziato come l’intera area di studio risulterà meno idonea alla loro crescita e diffusione. Se si considerano le diverse sotto-regioni, si osserva come siano la regione Atlantica e Mediterranea quelle a subire le maggiori perdite e a sperimentare le più importanti alterazioni nella distribuzione e diversità delle specie forestali.
Nella regione Atlantica, le principali variazioni saranno determinate dalla riduzione e progressiva scomparsa di alcune specie storicamente presenti nell’area, come betulla, castagno, faggio, rovere e farnia, compensate dalla diffusione delle altre querce mediterranee e dal pino marittimo, che migreranno verso nord (QUI, le mappe relative alle diverse specie forestali dello studio). Le regione Mediterranea, che sembra risentire maggiormente in futuro dell’effetto dei cambiamenti climatici, mostra le tendenze più preoccupanti, che suggeriscono dinamiche e processi accelerati di perdita di specie per tutte le categorie forestali considerate, e una loro riorganizzazione e diversa distribuzione.
In sintesi, se quindi alcune specie forestali troveranno condizioni favorevoli in aree precedentemente non idonee al loro insediamento, altre specie forestali, sottolinea lo studio, per le stesse condizioni ambientali troveranno condizioni a loro più sfavorevoli. In tutta l’area, si prevede una riduzione del numero di specie, e quindi della diversità forestale locale, nella maggior parte dell’area di studio considerata.
Le Alpi sembrano mostrare le potenzialità per diventare un rifugio per specie costrette a migrare. La regione alpina, infatti, appare in controtendenza rispetto alle altre regioni considerate: qui nuove specie troveranno condizioni favorevoli al loro insediamento e andranno a colmare il vuoto lasciato da altre; cambierà la composizione, ma il numero complessivo di specie non diminuirà e quindi una sorta di diversità forestale «quantitativa» risulterà preservata.
I risultati presentati nello studio rappresentano informazioni d’immediata utilità per autorità e decisori politici, per contribuire e supportare la realizzazione dei futuri piani di conservazione forestale, nonché delle strategie di protezione o ripristino, in grado di tenere in debita considerazione gli effetti dei cambiamenti climatici.
La versione integrale dell’articolo: Noce S., Collalti A., Santini M., «Likelihood of changes in forest species suitability, distribution, and diversity under future climate: The case of Southern Europe », 2017, Ecology and Evolution, Early view, DOI: 10.1002/ece3.3427
Guarda le mappe sulla futura presenza delle diverse specie forestali, e osserva come varia il loro areale di distribuzione: Le mappe sviluppate dai ricercatori Cmcc e pubblicate su l’atlante mondiale Esri Living Atlas of the World.