La prima analisi di Payt Italia ha dimostrato che i coefficienti ministeriali (ka, kb, kc, kd) sono ormai superati e fonte di enormi ingiustizie, inoltre non esiste un valore medio di riferimento per categoria e più del 90% degli utenti, la cui tariffa è determinata dai soli coefficienti, sta pagando un importo completamente diverso da quello che pagherebbe con una tariffa a corrispettivo
Sensibilizzare sul tema della tariffa a corrispettivo che non è solo un modo per introitare i costi dei rifiuti ma uno strumento da utilizzare per una gestione sostenibile dell’intero ciclo dei rifiuti.
Si è parlato anche di questo a Nonantola (MO) durante il convegno «Sotto il muro dei 100 kg. Comuni verso rifiuti zero», convegno che ha visto anche la premiazione, per il 2107, dei Comuni rifiuti zero dell’Emilia Romagna.
Tra i presenti al convegno anche Payt Italia, associazione che raccoglie operatori pubblici e privati accomunati dall’essere stati protagonisti di applicazioni già riuscite di sistemi di tariffazione dei servizi di igiene urbana e che quindi, oggi, rappresentano un corpus esperienziale e regolamentare consolidato nel condividere quadri interpretativi e proporre soluzioni normative adeguate.
Nella sua presentazione Gaetano Drosi, Presidente Payt Italia, ha parlato della tariffa puntuale, un po’ riduttiva ormai come espressione, raggiungendo poi il concetto della tariffa corrispettiva, meglio rappresentativa del principio di costo commisurato al servizio reso.
La misurazione puntuale è un dovere per l’equità… la prima analisi di Payt Italia ha dimostrato infatti che i coefficienti ministeriali (ka, kb, kc, kd) sono ormai superati e fonte di enormi ingiustizie, inoltre non esiste un valore medio di riferimento per categoria e più del 90% degli utenti, la cui tariffa è determinata dai soli coefficienti, sta pagando un importo completamente diverso da quello che pagherebbe con una tariffa a corrispettivo.
Quello che occorre fare è superare il concetto di «categorie produttive» introducendo il concetto di «soggetto produttore».
Una definizione che ruota su nozioni fondamentali quali la «misurazione puntuale» che porta ad una «tariffa corrispettiva» che fa pagare, cioè, non di più o di meno rispetto a prima ma il giusto, nel rispetto del principio di commisurazione del costo al servizio fornito e che inoltre non fa più decidere all’amministrazione comunale se aumentare o diminuire la tariffa sui rifiuti.
Due fasi che occorre mantenere ben distinte nella misurazione puntuale e tariffazione corrispettiva sono il misurare puntualmente secondo un progetto ben strutturato e organizzato con un insieme di indicatori per valutare efficacia e affidabilità del sistema, tariffare equamente quando si ha a disposizione una collaudata ed efficace misurazione puntuale ed un piano finanziario correttamente strutturato, individuare e fissare indicatori di efficacia e di efficienza del sistema, senza i quali nessuno potrà dimostrare l’affidabilità e l’efficacia del proprio sistema di misurazione, strutturare bene il piano finanziario per non annullare gli effetti positivi della misurazione puntuale introducendo, con la ripartizione dei costi tra parte fissa e variabile e tra utenze domestiche e non domestiche, elementi distorcenti che renderebbero la tariffa non più coerente con quanto misurato e quindi di nuovo «ingiusta» e «iniqua».
Questo processo dovrà tener conto della territorialità, dei modelli di raccolta, della tipologie di contenitori, della diversificazione dei vari sistemi di misurazione anche nello stesso ambito territoriale andando a misurare, oltre alle quantità, i costi dei singoli servizi.
Un complesso che però, dopo circa 20 anni, vede solo poche realtà governate da sistemi di misurazione puntuale e questo a causa della normativa incerta e poco chiara soprattutto nella formulazione a corrispettivo, della poca formazione all’interno degli enti e troppe norme diverse in pochi anni, della difficoltà nella creazione di professionalità interne agli enti/aziende, della scarsa progettualità e della paura del cambiamento.
Perché espressioni come la tariffa puntuale porta all’abbandono dei rifiuti, fa emigrare i rifiuti nei comuni limitrofi, comporterà un aumento per tutti i cittadini, va bene solo nei piccoli comuni, sono solo luoghi comuni.
Insomma per Payt Italia la tariffa puntuale si può e si deve applicare ma può avere riscontri positivi se e solo se chi lo decide la ritiene una cosa giusta ed è fortemente convinto e crede nella sua efficacia e nei benefici che ne possono derivare sia in termini di equità sia in termini ambientali, la tariffa puntale non si applica per «moda».
Inoltre chi decide deve essere in grado di progettare organicamente un passaggio importante fissando chiaramente fasi e obiettivi da raggiungere e andando inoltre a creare e valorizzare professionalità interne che rendano l’ente/azienda autonoma nella gestione dei processi più importanti.
È ancora importante che non vengano utilizzati argomenti esclusivamente economici per convincere i propri utenti che occorre passare a tariffa puntuale, argomenti a volte non corretti, fuorvianti e soprattutto poco efficaci in termini di educazione e sensibilizzazione.