Berlusconi resuscita il condono…

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Edilizia costruzione suolo
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È un pessimo affare per le casse pubbliche. Il Cresme rilevava nel 2015 che, a fronte di un importo medio di 15mila euro versato per ogni singolo abuso, gli enti locali ne hanno spesi in media 100mila per portare strade, fognature e altre infrastrutture ai nuclei illegali. Ancora oggi bisogna frenare i ladri di territorio: se nel 2012 si edificavano 14 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, si arriva a quasi 20 ogni 100 nel 2016 (di cui 48 su 100 al Sud), ricorda il Wwf facendo riferimento a dati Istat

Dopo le ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi, esponente del centro destra, che riparla di condono edilizio di necessità e promette semplificazioni in campo edilizio, molte sono state le levate di scudo e le dichiarazioni di quanto ricordano i danni procurati da questo tipo di interventi al territorio nazionale. Pubblichiamo la nota del Wwf

 

«Pensavamo che dopo l’uscita di scena del Ddl Falanga e lo stop alla legge regionale campana che introduceva il concetto di “abuso di necessità” l’idea di un nuovo condono edilizio fosse finalmente uscito di scena: evidentemente ci sbagliavamo».

«Un nuovo eventuale condono non solo legittima comportamenti illegali autorizzando a dilapidare il capitale naturale e paesaggistico del nostro Paese, ma favorisce edificazioni selvagge che provocano o amplificano il dissesto idrogeologico, mettendo rischio anche la sicurezza dei cittadini. Inoltre penalizza proprio le persone oneste che rispettano la legge, a vantaggio di quanti invece commettono abusi; senza considerare l’effetto annuncio che dà il via, immediatamente, a nuovi sfregi del territorio».

Lo dichiara il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta che aggiunge: «Una delle priorità della prossima legislatura deve essere quella di approvare al più presto una legge per lo stop al consumo del suolo, una priorità a cui la legislatura appena conclusa colpevolmente non è riuscita a ha voluto dare una risposta e che rappresenta una vera emergenza nazionale».

Come dimostrato dal Cresme (l’istituto di ricerca socio-economica specializzato nel settore dell’edilizia) in uno studio del 2015 (con riferimento all’ultimo condono del 2003) che il condono edilizio è anche un pessimo affare per le casse pubbliche. Il Cresme rilevava nel 2015 che, a fronte di un importo medio di 15mila euro versato per ogni singolo abuso, gli enti locali ne hanno spesi in media 100mila per portare strade, fognature e altre infrastrutture ai nuclei illegali.

Ancora oggi bisogna frenare i ladri di territorio: se nel 2012 si edificavano 14 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, si arriva a quasi 20 ogni 100 nel 2016 (di cui 48 su 100 al Sud), ricorda il Wwf facendo riferimento a dati Istat.

Non ci possiamo permettere di fare consumare altro suolo libero, bene comune e risorsa scarsa in Italia. Sulla base di elaborazioni del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila che da anni collabora con il Wwf si è potuto verificare come ormai in Italia non sia possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza incontrare un’area urbana e che dal 1950 al 2000, nella fascia di 1 km dai siti tutelati dall’Europa della Rete Natura 2000, l’urbanizzazione sia salita da 8.400 a 44.000 ettari, con un incremento medio del 420%. Ancora oggi il consumo di suolo viaggia a un ritmo di circa 30 ettari al giorno, 3 metri quadrati al secondo; l’espansione urbana nel territorio è salita dall’1,8% degli anni 50 al 7,6% del 2016 (secondo dati Ispra, l’Istituto di ricerca del ministero dell’Ambiente), che sale al 10%, se si calcola anche la infrastrutturazione.

«Porre fine alla rapina del territorio non è solo questione di sostenibilità e di resilienza dei sistemi naturali, ma di credibilità delle Istituzioni – conclude Caserta -. Il condono edilizio del 2003 (il terzo condono in 18 anni, gli altri nel 1985 e nel 1994) secondo l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, non solo sarebbe dovuto essere l’ultimo, ma avrebbe dovuto sanare un malcostume italiano: nella realtà si è verificato esattamente il contrario».