L’amore al tempo del riscaldamento globale

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Orsi polari, pinguini e altri uccelli, tartarughe e coralli: gli amori resi impossibili dagli effetti del cambiamento climatico globale. Secondo gli scienziati alcune specie rischiano una riduzione anche del 30% entro il 2050

Nel giorno di San Valentino arriva una provocazione del Wwf che racconta gli amori «impossibili», o perlomeno resi più difficili, dagli effetti del cambiamento climatico globale. Ogni giorno la vita, e dunque anche «l’amore» di molte specie, è messa a dura prova: tempi, luoghi e modalità dell’amore, consolidati grazie a un lunghissimo processo di evoluzione delle specie, sotto la spinta del riscaldamento globale in pochi anni subiscono mutamenti estremi e rappresentano una spia d’allarme anche per il benessere di milioni di esseri umani.

In Antartide, da anni i pinguini imperatore non riescono più a trovare luoghi sicuri in cui riprodursi e nidificare, perché l’aumento delle temperature rende i ghiacci estremamente instabili, mettendo a rischio anche la sopravvivenza dei nuovi nati. Nell’Artico, la diminuzione della banchisa rende sempre più difficile per l’Orso Polare andare a caccia di cibo, ma anche trovare il proprio partner durante la stagione degli accoppiamenti.

Un allarme che il Wwf lancia in occasione della Festa degli innamorati chiedendo di fare un regalo alla Natura salvando l’amore di molte specie come orso, pinguino e studiarne a fondo i comportamenti.

L’orologio «impazzito» dell’amore

Molte specie di uccelli hanno dovuto anticipare il periodo della riproduzione e di conseguenza la deposizione delle covate: è accaduto alle urie nord-americane, che in 10 anni hanno via via anticipato la riproduzione di ben 24 giorni, o ai fringuelli inglesi insieme a molte altre specie di uccelli e farfalle, tutti costretti ad anticipare la data della riproduzione al crescere della temperatura primaverile. Arrivare tardi all’appuntamento sarebbe un enorme problema per la ricerca di cibo e temperature adatte.

Un’alcova «instabile»

In Antartide, l’aumento delle temperature ha costretto alcune colonie di pinguini imperatore a spostare negli anni i siti in cui riprodursi e nidificare perché lo strato di ghiaccio marino che usualmente utilizzavano tardava a formarsi o non era abbastanza stabile. Per questo gli scienziati prevedono un declino di quasi il 30% della popolazione nelle prossime generazioni. Ma ci sono problemi anche per i loro cugini, i pinguini di Adelia: in alcune zone l’estensione della banchisa è invece aumentata e i genitori faticano a spostarsi dalle zone di cova a quelle di alimentazione; in altre zone, invece, la maggiore umidità (e talvolta addirittura pioggia) data dai cambiamenti climatici rende più vulnerabili e deperiti i pulcini. Per fortuna, nei siti più stabili la popolazione è in aumento, facendo ben sperare per il loro futuro.

Amore, fa troppo caldo

Ci sono alcune specie che non riescono a riprodursi con successo in caso di temperature troppo elevate: i coralli, grazie al rilascio di milioni e milioni di gameti maschili e femminili, solitamente riescono a riprendersi anche dopo ondate di calore che ne causano la morte su ampie porzioni di barriera ma il riscaldamento globale li sta mettendo sotto pressione causandone la scomparsa in intere aree. Non tutti sanno che i coralli sono veri e propri animali, in larga parte ermafroditi e formati da migliaia di individui geneticamente identici (polipi). Vivono in simbiosi con le alghe Zooxanthellae che gli forniscono il nutrimento grazie alla fotosintesi ma l’aumento sempre più frequente della temperatura superficiale dei mari uccide proprio queste alghe e di conseguenza i coralli stessi che perdono il tipico colore (fenomeno del bleaching/sbiancamento).

Il clima influisce anche sulla riproduzione di molte specie di pesci e rettili, come le tartarughe marine Caretta caretta, per le quali le temperature ideali per riprodursi sono estremamente ridotte (attorno ai 28°C), dato che il sesso della prole è determinato proprio in base alla temperatura. In caso di temperature più basse nasceranno più maschi che femmine, viceversa a temperature più alte. Quindi, se le temperature dovessero rimanere localmente elevate per molti anni, le femmine nate non avranno abbastanza maschi con cui riprodursi. Magari un sollievo per alcune di loro, ma un grande pericolo per la specie.

Incontri «a sorpresa»

Il clima talvolta gioca brutti scherzi nel trovare il partner giusto, mandando in confusione anche le specie più carismatiche come l’orso polare. Nonostante il maschio sia capace di fiutare la femmina a chilometri di distanza, a causa dello scioglimento dei ghiacci, diventa sempre più complicato trovarsi, corteggiarsi e infine accoppiarsi: se la banchisa artica continua a diminuire a questi ritmi, entro il 2050, avremmo perso per sempre il 30% degli orsi polari attualmente esistenti. Tra l’altro, poiché in molte zone dell’Artico si è ridotta l’estensione della banchisa su cui il plantigrado si muove, caccia e cerca il partner, questa specie trascorre più tempo sulla terraferma, dove può incontrare il ben più scuro orso bruno. Solitamente le due specie si evitano, ma in mancanza di altri partner più adatti può accadere che gli opposti si attraggano e si riproducano, dando vita a figli ibridi dai colori intermedi. A causa del clima, dobbiamo aspettarci 50 sfumature di grigio del mondo animale?