Nel santuario delle balene divieto di… balenazione

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– Un’altra balenottera mutilata dall’elica di un’imbarcazione

Greenpeace lancia oggi nuovi dati scandalosi sul Santuario dei Cetacei che indicano una forte contaminazione da batteri fecali in alto mare, con livelli che arrivano a superare quelli normalmente tollerati a riva per la balneazione. Proprio nell’area che dovrebbe garantire la tutela di balene e delfini oggi dovremmo mettere cartelli con la scritta «divieto di balenazione»!

Nel Santuario Greenpeace ha potuto, inoltre, registrare (durante il suo ultimo tour nell’agosto 2009) un notevole traffico navale che in estate può arrivare a una media di circa 200 imbarcazioni al giorno, tra cui navi passeggeri (con traghetti che corrono a ben a oltre 38 nodi!), tanker e cargo, spesso con sostanze pericolose. Questo traffico, per non parlare delle competizioni motonautiche come quella prevista tra l’Isola d’Elba e l’Argentario, rappresenta un fattore di disturbo molto intenso per i cetacei, non solo per il rumore e per le possibili collisioni, ma anche per problemi di contaminazione.

Le analisi delle acque superficiali condotte l’anno scorso nel Santuario confermano le nostre preoccupazioni: delle 28 stazioni campionate ben 6 hanno riscontrato una pesante contaminazione da coliformi e streptococchi fecali, più del 20% dei campioni, in aumento rispetto al 10% dell’anno precedente. Si tratta di batteri tipici degli scarichi fognari, che non dovrebbero essere presenti in alto mare. Eppure in ben 4 campioni i valori accertati sono talmente alti che se ci trovassimo a riva sarebbe vietato fare il bagno. Nessuna sorpresa, quindi, se le osservazioni raccolte durante il nostro ultimo tour sembrano confermare il preoccupante calo di cetacei nel Santuario registrato da Greenpeace, e confermato da altri, nel 2008.

«Questi batteri non possono provenire da scarichi fognari terrestri e la fonte di contaminazione più verosimile – sostiene Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace – sono gli scarichi di grandi navi traghetto e da crociera, che usano il Santuario come vera e propria discarica».

Anche se questi sversamenti sono previsti dalla legislazione vigente, è scandaloso che siano permessi anche in un Santuario dei Cetacei: ancora una volta tutto ciò che vale fuori dal Santuario è valido anche dentro. Greenpeace da anni denuncia che il Santuario dei cetacei è una «scatola vuota»: il piano di gestione sviluppato nel 2004 non è mai stato attuato! Lo scorso novembre all’ultimo incontro delle Parti sembrava che finalmente fossero stati fatti passi avanti, con l’approvazione di dieci raccomandazioni per far fronte alle principali problematiche del Santuario. Purtroppo a ben otto mesi dall’incontro nulla è cambiato, anzi da gennaio non esiste più neanche un Segretariato, organo preposto ad amministrare il Santuario.

Considerata l’inerzia del ministero dell’Ambiente, Greenpeace ha contattato gli assessori all’Ambiente di Liguria, Toscana e Sardegna esponendo le problematiche legate al traffico navale e chiedendo loro un confronto in tempi rapidi sulla questione degli scarichi delle navi passeggeri e, in generale, dell’impatto ambientale del sistema trasporti nel Santuario.

«L’economia della fascia costiera di Liguria, Toscana e Sardegna dipende dal mare: è ora che le Regioni che si affacciano sul Santuario prendano l’iniziativa per tutelare un patrimonio in pericolo – conclude Monti -. Non possiamo aspettare che tutto il Santuario si trasformi in una fogna e balene e delfini scompaiano prima che si faccia qualcosa».

Intanto, nota il Wwf, c’è da registrare un piccolissimo risultato, quello di negare l’autorizzazione per il Primatist Trophy 2010, la gara di motonautica prevista per il 27 luglio nelle acque toscane del Santuario dei Cetacei.

Tra le regole auree del Santuario vi è infatti quella di «garantire uno stato di conservazione favorevole dei mammiferi marini proteggendoli, insieme al loro habitat, dagli impatti ambientali negativi diretti o indiretti delle attività umane».

Nei giorni scorsi il Wwf ha chiesto al ministero dell’Ambiente di rendere operativa al più presto la «cabina di regia» internazionale istituita ma ancora del tutto inefficiente e non in grado di garantire la gestione efficace del Santuario e il rispetto degli obiettivi che sono stati stabiliti nelle Linee guida tra Italia, Francia e Principato di Monaco sin dal 2003 nella Prima Conferenza delle Parti Contraenti.

L’assenza di una gestione coordinata e unitaria tra i 3 paesi, infatti, non permette di far decollare quest’area mettendola in grado di affrontare le minacce reali, tra cui quello di gare off shore o la mancata gestione del traffico marittimo (commerciale e turistico) e della pesca insostenibile.
Il santuario Pelagos, è la prima e più estesa area protetta del Mediterraneo, istituita per la tutela dei cetacei e della biodiversità marina del Tirreno settentrionale. Il Wwf, che sta svolgendo proprio in questi mesi la campagna con lo slogan «Il Mediterraneo ci sta chiedendo aiuto», ricorda che i cetacei già soffrono per altri impatti pesanti come la navigazione di petroliere. Sebbene oggi queste navi nel Mediterraneo siano tutte a doppio scafo, quindi più sicure, purtroppo continuano a effettuare il lavaggio delle cisterne in mare, nelle acque internazionali, uno sversamento che ogni anno equivale al danno dell’incidente dell’Exxon Valdes in Alaska.- Rapporto «Divieto di balneazione»

Rapporto «Balene a Perdere»