Gli idrocarburi sversati in mare rappresentano una grave minaccia per l’ecosistema marino, già di per sé fortemente delicato negli equilibri. Da questa consapevolezza prende forma il progetto Primi, progetto facente parte di una delle sette iniziative dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), per la gestione del rischio ambientale
Il Cnr, a risposta di quanto ultimamente sta avvenendo a livello globale in relazione all’inquinamento del mare da idrocarburi, possa essere quest’ultimo legato ad avvenimenti casuali o illegali, reagisce presentando il progetto «Primi», acronimo, per l’appunto di «Progetto pilota inquinamento marino da idrocarburi».
Sappiamo bene che gli idrocarburi sversati in mare rappresentano una grave minaccia per l’ecosistema marino, già di per sé fortemente delicato negli equilibri; ed è proprio da questa consapevolezza che prende forma il progetto presentato, progetto facente parte di una delle sette iniziative dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) per la gestione del rischio ambientale.
Il progetto è coordinato dalla società E-geos, mentre le attività di ricerca sono affidate all’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr) di Tor Vergata, Roma. All’attuazione del progetto partecipano l’Advanced Computer System (Acs) di Roma, il Consorzio Innova di Matera, la FlyBy di Livorno, mentre il supporto scientifico è affidato all’Università del Piemonte Orientale, all’Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia), all’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie) l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Enrico Saggese, presidente dell’Asi, di «Primi» dice: «è un sistema che valorizza le immagini radar ottenute dai tre satelliti italiani della costellazione Cosmo Skymed, realizzata dalla stessa Asi. Esso consente di osservare la superficie del mare ogni poche ore, con la possibilità di identificare le macchie di idrocarburi e generare un rapporto per utenti esterni di previsione sia dello spostamento sia dell’evoluzione nel tempo degli oil spill». Il sistema di monitoraggio, in fase di definizione, è già attivo da febbraio 2008 presso il Centro di Geodesia Spaziale «G. Colombo» dell’Asi a Matera e la sua efficacia è stata testata in svariate occasioni, fornendo ai due utenti di riferimento finale (ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Guardia di Finanza, Comando regionale Puglia), rapporti su oil spill nel Mediterraneo.
E dopo le dichiarazioni del presidente dell’Asi, è il presidente del Cnr, Luciano Maiani, ad argomentare e a spiegarci che: «il Progetto pilota è interessante anche perché è in linea di principio esportabile in qualsiasi tratto di mare del globo ove esistano i dati di supporto per il trattamento delle immagini ed i modelli di circolazione necessari al suo funzionamento. Primi è un sistema composto da 4 moduli: osservazione, previsione, archivio e interfaccia utente. Rispetto ad altri sistemi osservativi, la novità risiede nel fatto che il “modulo osservazione” utilizza più piattaforme Sar (Synthetic Aperture Radar) e ottiche che garantiscono la massima copertura possibile dei mari italiani. Le informazioni su eventuali oil spill rilevati vengono poi trasmesse al “modulo previsione” che, mediante modelli matematici di circolazione marina, produce una previsione a 72 ore sulle future posizioni degli oil spill osservati, nonché sulle loro caratteristiche».
Grande tecnologia e sconfinato ingegno alla base del progetto che si presenta come un valoroso strumento al servizio della gestione del rischio ambientale in mare. Possiamo proprio dirlo, l’Italia parte per Primi.