È ora di passare dal riciclo al riuso

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Sempre più urgente la riduzione dei rifiuti e la prevenzione per combattere l’attuale sovrapproduzione di spazzatura

Nei giorni scorsi si è svolto a Firenze, a Palazzo Strozzi, il convegno internazionale «Compreresti Rifiuti?» promosso dalla Provincia di Firenze e Quadrifoglio.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento della produzione di rifiuti, questa tendenza ha subito una lieve battuta d’arresto solo nel 2008-2009 dovuta prevalentemente alla crisi economica e meno ai comportamenti virtuosi dei cittadini. In ogni caso la cittadinanza, negli ultimi anni, ha imparato a differenziare; i rifiuti differenziati, infatti, risultano in costante crescita, riducendosi così i rifiuti conferiti in discarica o inceneriti.

Partendo da questo dato il convegno ha voluto indagare le prospettive future, la necessità di passare dal riciclo al riuso e alla riduzione dei rifiuti, dove alla base della piramide sta la prevenzione, unico strumento per combattere questa over produzione di rifiuti.

Oggi l’imperativo è prevenire, già con la direttiva sui rifiuti del 1975 la Comunità europea parlava di prevenzione, ma è con la direttiva UE 98/2008, che si passa dall’idea dello smaltimento a quello della prevenzione, o meglio si passa da una dichiarazione di principio ad una necessità sostanziale. La vera novità, contenuta nell’ultima direttiva Ue sta nel fatto che l’Europa impone ai paesi membri di presentare entro il 2013 un piano di prevenzione, e già nel 2009, ha definito le linee guida per la stesura dei piani da parte dei paesi europei.

La vera svolta nelle politiche di gestione dei rifiuti, quindi, è legata alla non produzione del rifiuto, o al riuso dello stesso, ancora prima che al riciclaggio.

La politica della prevenzione richiede lunghi periodi, e un cambio epocale di mentalità e comportamento, che necessita della stretta collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti: cittadini, società che gestiscono i rifiuti, imprese produttrici, grande distribuzione, Stato e amministrazioni pubbliche.

Ridurre i rifiuti non è solo un obbligo giuridico e non è solo un impegno nei confronti dell’ambiente e anche un imperativo morale, infatti conferire in discarica o incenerire i rifiuti significa anche distruggere la materia prima ed il lavoro umano necessario a creare quella merce, quel prodotto ora divenuto rifiuto.

Perché prevenire?

La prevenzione, la non produzione di rifiuti, si associa a minori costi, risulta in assoluto la più vantaggiosa economicamente, inoltre non produce emissioni climalteranti e non consuma energia.

È necessario aggiungere alla logica culturale una logica strutturata e con valenza economica, ovvero in altri termini, se bevo l’acqua del rubinetto non produco nessun rifiuto. Nel dettaglio accade che non getto via la bottiglia di plastica, il cassonetto differenziato della plastica non si riempie e quindi non va svuotato tanto di frequente: primo vantaggio economico, ambientale ed energetico, non va trasportato il rifiuto: secondo vantaggio economico, ambientale, energetico, non deve essere riciclato il rifiuto in plastica: ulteriore vantaggio ambientale ed energetico.

Come raggiungere la prevenzione?

La politica della prevenzione è solo agli inizi, per ora più formale che sostanziale, ciò che più conta è che ci sia una politica forte a livello nazionale che sia da stimolo e che coinvolga soggetti pubblici e privati, e soprattutto che questa nuova tendenza verso la prevenzione sia oggetto di una campagna di informazione, come accade già ora in altri paesi europei, e negli Usa.

Tutti concordi nel ritenere che la prevenzione deve essere una componente del sistema di gestione dei rifiuti e al tempo stesso una strategia interna alle politiche industriali e sociali, cardine di una politica fondata sui nuovi stili di vita.

Il primo passo verso questa nuova politica della prevenzione va mosso nella direzione dell’educazione, si deve insegnare a produrre meno rifiuti, incidendo sulla riduzione di domanda e sulla consapevolezza di ciò che si acquista, insieme alla necessità, quando possibile di dematerializzare i prodotti e/o i servizi.

Il sistema di tariffazione ha anch’esso un’incidenza positiva sulla riduzione dei rifiuti, e questo è dimostrato da tutte le Amministrazioni locali che ha messo in atto esperienze pratiche in questa direzione. La criticità in questo caso è legata al fatto che sui rifiuti hanno competenza tanti soggetti istituzionali, lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, gli Ato, le società di gestione dei rifiuti urbani, questo comporta molta disomogeneità anche in territori molto vicini. Le modalità di tariffazione possono essere diverse, si va dal sacchetto a peso, per cui si paga in base alla quantità di rifiuti prodotti, o in base a quante volte si fruisce del servizio (pay for use) che necessita di contenitori personali o famigliari. In buona sostanza se vogliamo ridurre la produzione di rifiuti e stimolare i comportamenti ecosostenibili, i Comuni devono andare nella direzione di applicare una Tia puntuale con raccolta porta a porta, soluzione che premia i comportamenti dei cittadini virtuosi.

Altro elemento indispensabile alla realizzazione di una politica della prevenzione è creare un mercato del riuso, e al tempo stesso promuovere l’innovazione nel settore degli imballaggi primari e secondari e dei brevetti «green».

Tutti gli atti del convegno su disponibili sul sito.

Abstract e profilo dei relatori

(Fonte Arpat, testo a cura di Stefania Calleri)