Qual è l’impatto ambientale dell’eolico

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Immagini e grafici

Come noto, i principali impatti ambientali legati alla generazione di energia eolica possono essere così riassunti:

  • Impatto visivo (paesaggio)
  • Impatto sonoro (rumore)
  • Impatto sull’avifauna

Volendo trattare il caso degli impianti industriali di media e grande taglia, escludendo cioè il caso del minieolico (che presenta caratteristiche peculiari e richiede una trattazione a parte), dobbiamo osservare che molto è stato fatto dall’epoca dei primi anni 80, ed in particolare molti degli errori che furono compiuti soprattutto negli Stati Uniti sono oggi completamente risolti, e queste esperienze sono diventate pratica comune nella progettazione dei parchi eolici.

Le categorie sopra indicate potrebbero anche essere rielaborate nel modo seguente, evidenziando forse meglio le categorie oggetto di impatto:

  • Salute e comfort: rumore, sicurezza, ombre e flickering (alternanza luce-ombra legata al passaggio delle pale di fronte al sole)
  • Cultura: impatto visivo, impatto sul patrimonio culturale, archeologico, turistico, etc.
  • Ecosistema: impatto di tipo fisico-chimico, relativo ad esempio acidificazione ed eutrofizzazione dei terreni, emissione di sostanze inquinanti, impatto sulla fauna, etc.

È essenziale inoltre, concentrando la nostra attenzione sugli impianti industriali, osservare come nel corso degli ultimi 20 anni le dimensioni tipiche degli aerogeneratori siano notevolmente cresciute, come mostrato in figura [1, 4]. Le ragioni di ciò sono diverse, essendo la maggiore produttività ed i minori costi specifici gli elementi principali di questa evoluzione. Ovviamente questo fatto ha però portato con sé conseguenze (non sempre e necessariamente solo negative) per quanto concerne l’impatto ambientale di questi impianti. L’impatto visivo di un elevato numero di piccoli aerogeneratori può infatti essere peggiore di quello di un numero contenuto di macchine di grande taglia.

Trattando il tema dell’impatto visivo, probabilmente il più significativo tra quelli elencati (o forse quello a cui la maggior parte delle persone è più sensibile, almeno in un primo momento), questo è evidentemente funzione della distanza dell’osservatore, con l’impatto che diminuisce all’aumentare della stessa [5].

Come riportato in [6], negli anni 80 in Usa i parchi eolici (di piccola taglia unitaria, rispetto ad oggi) si sono sviluppati in modo pressoché incontrollato (ad esempio, Altamont Pass, S. Gorgonio, Palm Spring, Tehachapi Pass, etc.). Questi impianti, composti da un numero elevatissimo di aerogeneratori (anche oltre 3.500 macchine installate in un singolo parco), caratterizzati da aerogeneratori di varia tecnologia (bi-tripala, con torri a traliccio e tubolari), funzionanti a velocità di rotazione elevate (50-70 rpm contro

Volendo riassumere per punti i principali elementi acquisiti dal punto di vista dell’impatto paesaggistico, potremmo riassumerli come segue [6]:

  • Fornire ordine visivo al parco eolico, componendo ove possibile unità visive ben distinte (cluster, cioè raggruppamenti di aerogeneratori)
  • Utilizzare gli aerogeneratori per seguire le linee naturali del paesaggio, e le infrastrutture esistenti (es. strade: questo consente anche di ridurre le opere necessarie in fase di costruzione, quali sbancamenti etc.)
  • Utilizzare turbine e torri simili, con uguale numero di pale e che ruotano a velocità similari, adottando spaziature ampie, rimuovendo quelli non funzionanti e tenendo in rotazione le pale anche quando vi è vento sufficiente per muoverle ma non per generare energia elettrica (è noto che l’osservatore non apprezza vedere un generatore eolico fermo)
  • Interrare i cavidotti e porre le strutture accessorie (es. cabine di trasformazione) in zone a ridotto impatto visivo), e realizzare queste strutture con materiali tipici del luogo in modo da armonizzarle con l’ambiente circostante
  • Non utilizzare le torri eoliche per altre attività (es. installazione di ripetitori, loghi pubblicitari, altre funzioni), per non esaltarne l’aspetto industriale ed invece mantenerne al massimo il senso ambientale, e meglio inserirle nel territorio naturale
  • Utilizzare vegetazione autoctona, mantenere in ordine e pulito il sito, scegliere colori in grado di ridurre l’impatto visivo, e mantenere un’armonia dimensionale tra generatori ed ambiente circostante
  • Minimizzare gli sbancamenti per evitare erosione del suolo, minimizzare la realizzazione di strade di accesso e piazzole
  • Utilizzare torri cilindriche e non a traliccio, che se anche meno visibili a distanza risultano esteticamente sgradevoli e presentano rischi per l’avifauna (che tende a nidificare su di esse)
  • Realizzare strutture pubbliche di informazione ed osservazione del parco
  • Se possibile, inserire il parco eolico nell’ambito di aree industriali preesistenti (ove può invece avere una funzione di recupero paesaggistico)

A titolo esemplificativo di alcuni dei concetti sopra esposti, riportiamo immagini relative ai parchi precedentemente menzionati [1, 6].

Per quanto concerne il rumore, in passato numerosi problemi emersero in tal senso. All’epoca nelle macchine eoliche venivano installati generatori elettrici non specificatamente progettati per le condizioni di funzionamento tipiche di un aerogeneratore, e questo comportava funzionamenti anomali e considerevoli emissioni di rumore meccanico, che risulta particolarmente fastidioso. Oggi le macchine eoliche hanno pressoché eliminato questa criticità, ed i livelli sonori sono prevalentemente relativi alla fluidodinamica (cioè ai flussi attorno alle pale), rumore di per sé meglio tollerato, in parte controllabile riducendo la velocità di rotazione ed installando apposite appendici aerodinamiche), e comunque normalmente inferiore 45 dBa a 350 m di distanza [1, 2, 3, 5, 7].

Relativamente infine all’impatto sull’avifauna, pur riconoscendo che le considerazioni devono essere svolte in modo indipendente per ciascuna specie considerata, numerosi studi [5] mostrano come l’impatto sia estremamente limitato rispetto a numerose altre situazioni, e quindi complessivamente modesto. Ciò non toglie la necessità di svolgere poi analisi specifiche per ciascun sito in esame.

Per chi vuole approfondire

1. Danish Wind Energy Association (www.windpower.org)

2. European Wind Energy Association (www.ewea.org)

3. American Wind Energy Association (www.awea.org)

4. Paul Gipe. “Wind Power”. James & James (www.jxj.com), 2004. ISBN 1-902916-54-9.

5. Tore Wizelius. “Developing Wind Power Projects – Theory and practice”. Earthscan (www.earthscan.co.uk), 2007. ISBN 978-1-84407-262-0.

6. Pasqualett, Gipe, Righter: “Wind Power in View”, Academic Press, 2002.

7. Eric Hau. “Windturbines: Fundamentals, Technologies, Application and Economics”. Springer Verlag, 2000. ISBN 3-540-57064-0

(Fonte Arpat, Testo David Chiaramonti, Centro Ricerche Energie Alternative e Rinnovabili Crear, c/o Dip.di Energetica «S.Stecco», Università di Firenze, Italia)