La Geomitologia, un aiuto per le aree a rischio

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Fine ultimo, l’individuazione di una probabile ciclicità con cui collassi gravitativi, terremoti, frane e altri eventi si sono finora manifestati e l’ipotesi di un loro eventuale riproporsi

Un’antica chiesa abbarbicata su un dirupo, il nome di un quartiere, una leggenda tramandata di generazione in generazione: elementi che fanno parte della nostra vita e a cui, quasi sempre, diamo poca importanza. Ciò che si ignora è che essi potrebbero custodire importanti informazioni in merito a fenomeni naturali che si sono manifestati in epoche remote e di cui non avremmo altrimenti testimonianza, a causa della presenza sempre più invasiva di opere umane.

La rilettura in chiave geofisica di testi antichi, classici e medievali e l’analisi di miti, miracoli e prodigi possono contribuire significativamente allo sviluppo della ricerca geologica, archeologica e antropologica.

Fine ultimo, l’individuazione di una probabile ciclicità con cui collassi gravitativi, terremoti, frane, emissioni gassose o eventi legati al vulcanismo si sono finora manifestati e l’ipotesi di un loro eventuale riproporsi futuro. Intuitive e vitali le conseguenze per chi popola aree a rischio.

Questo approccio multidisciplinare rappresenta il punto cardine di una innovativa disciplina, la Geomitologia.

Se ne discuterà venerdì 18 e sabato 19 dicembre a Chieti, nel corso di un convegno dal titolo: «Geomitologia: Dei, Uomo e Natura tra Geologia e Storia», organizzato dal Centro di Antropologia Territoriale degli Abruzzi dell’Università Gabriele d’Annunzio, il Museo della Civitella di Chieti e l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Tra i relatori, Mario Aversa, dell’Ispra, Francesco Stoppa, dell’U. d’A., e Maurizio Fea, dell’Associazione Geofisica Italiana.

Nel corso delle due giornate di lavori, ricchi contributi e casi concreti nonché uno sguardo attento all’apporto fornito dalle moderne tecnologie, anche satellitari, all’accrescimento delle informazioni geologiche sul Pianeta, che altrimenti sarebbero difficilmente individuabili anche dall’occhio attento del ricercatore.

(Fonte Ispra)