Goes-17, la nuova sentinella meteo

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È made in Usa, appartenente alla Noaa, può effettuare riprese dell’intero disco terrestre (fino ad una ogni cinque minuti), ha un sensore operante nel vicino-infrarosso, destinato alla rilevazione dei fulmini, ha anche un telescopio che osserva la nostra stella nella banda ultravioletta, tenendo d’occhio eruzioni, flares e altri fenomeni


A un mese circa dal lancio, avvenuto dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral con un razzo vettore Atlas, della United Launch Alliance, il nuovo satellite americano Goes-17 sta per iniziare la sua vita operativa. È stato trasferito, dieci giorni fa, sull’orbita operativa, quella «geostazionaria» a 36.000 chilometri dalla Terra. Da sempre, la quota «preferita» dei satelliti meteorologici, dove un satellite, ruotando alla stessa velocità angolare della Terra, resta sempre fisso sopra l’equatore.

Il satellite, appartenente alla Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration), e costruito dalla Lockheed Martin, alla partenza avvenuta lo scorso 1° marzo, si chiamava Goes-S, e ora è stato ribattezzato Goes-17, un numero che negli Usa non porta sfortuna. Anzi…
Sarà una sentinella meteo stabile sopra l’Oceano Pacifico e le regioni ovest degli Usa. Ed è l’ultimo arrivato di una generazione storica di satelliti meteorologici, come d’altra parte lo sono i «Meteosat» europei.

Goes-A infatti, venne lanciato nel 1975 e da allora si sono succedute in orbita geostazionaria diverse generazioni di satelliti, con significativi avanzamenti tecnologici e risultati scientifici di rilievo.
Goes-17 è il secondo esemplare della quinta generazione dei Goes, inaugurata nel novembre 2016 con il lancio di Goes-R, in seguito ribattezzato Goes-16. I primi dati di rilievo però, non giungeranno subito alla stazioni terrestri, ma solo entro l’autunno.

Ora il satellite è «parcheggiato» a 90 gradi Ovest, dove si è provveduto al dispiegamento delle antenne in banda X, S e L e del lungo braccio che regge il magnetometro, oltre ad attivare le operazioni di test e calibrazione degli strumenti. Solo dopo circa sei mesi dal lancio, il satellite sarà pronto per essere trasferito a 75° Ovest e iniziare le attività di servizio. Infatti, con il suo arrivo, il nuovo sistema Goes sarà pienamente operativo: il monitoraggio della zona che va dall’Africa alla costa Usa dell’Atlantico, sono già state assunte da Goes-16, collocato a 75 gradi Ovest.

Goes sta per Geostationary Operational Environmental Satellite, ed è il nome che caratterizza il programma gestito dalla Noaa, l’ente federale statunitense che si occupa dello studio delle condizioni dell’atmosfera e degli oceani e, tramite il National Weather Service, delle previsioni meteorologiche.
I satelliti, pesavano al lancio 5,1 tonnellate, e sono dotati di un singolo pannello solare, capace di garantire una potenza di 4 kW. Goes-17 (come il 16) reca a bordo sei strumenti principali. I più importanti sono quelli rivolti a Nadir, cioè verso la Terra, come l’Advanced Baseline Imager (Abi), il sensore che fornisce immagini della terra in 16 bande spettrali, dal visibile all’infrarosso, con risoluzione fino a 0,5 chilometri: il doppio di quella raggiunta dei satelliti della precedente generazione.
Abi può effettuare riprese dell’intero disco terrestre (fino ad una ogni cinque minuti), ma può alternare queste riprese complessive a riprese zoomate a scala regionale, fino ad aree di 1000×1000 km, scandite ogni 30 secondi.

Rivolto verso la Terra è anche il Geostationary Lightning Mapper (Glm), un sensore operante nel vicino-infrarosso, destinato alla rilevazione dei fulmini.
Sul braccio che collega il pannello solare al corpo del satellite sono invece collocati due apparati dedicati all’osservazione del Sole: il Solar Ultraviolet Imager (Suvi) è un telescopio che osserva la nostra stella nella banda ultravioletta, tenendo d’occhio eruzioni, flares e altri fenomeni. Le sue rilevazioni sono integrate dagli Extreme Ultraviolet and X-ray Irradiance Sensors (Exis), che osservano rispettivamente le emissioni di radiazione ultravioletta e di raggi X.
I dati di questi strumenti non hanno rilevanza solo meteorologica, ma sono importanti per lo space weather, la «meteorologia spaziale», che riguarda in particolare le interazioni Sole-Terra e che condiziona varie attività umane.

Gli attuali satelliti Goes avranno dei successori che, nonostante il programma di osservazione della Terra sia stato messo da parte dall’attuale amministrazione americana, verranno realizzati sulla base del budget «in capitolo» della precedente. Infatti, presto saranno raggiunti in orbita da Goes-T e Goes-U, che dovrebbero essere lanciati rispettivamente nel 2020 e nel 2024.

La destinazione finale di Goes-17, sarà lo slot orbitale posto alla longitudine di 137° Ovest; in quell’occasione assumerà il ruolo di Goes-West, monitorando una fascia di superficie terrestre che va dalla Nuova Zelanda all’intero continente americano, passando per l’Alaska e la costa pacifica degli Stati Uniti.