Le rinnovabili in Italia crescono per il quarto anno (+15% nel 2017) ma per gli obiettivi 2030 occorre investire 60 miliardi, cioè triplicare lo sforzo. Presentato il quarto rapporto dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. Vittorio Chiesa: «Le installazioni annuali di fotovoltaico ed eolico dovrebbero rispettivamente più che settuplicare e raddoppiare, gli investimenti passare dagli attuali 1,6 miliardi di euro a 4,5 miliardi già dal 2018. Occorre un deciso cambio di passo e gli strumenti non sono pronti»
In Italia le rinnovabili tornano a crescere in maniera decisa, con oltre 900 MW di installazioni (+15% sul 2016) soprattutto grazie a fotovoltaico (410 MW) ed eolico (360 MW). È il quarto anno consecutivo di crescita e ci si è riavvicinati alla fatidica soglia di 1 GW che potrebbe riportare l’Italia nelle posizioni di testa delle classifiche di nuove installazioni da rinnovabili, segno che nel nostro Paese esiste un significativo mercato in grado di esplicare una domanda autonoma.
Tuttavia, da qui al 2030, per centrare gli obiettivi che ci si è dati si dovrà quasi triplicare la potenza installata di fotovoltaico (aggiungendo 36 GW agli attuali impianti) e più che raddoppiare quella eolica (10 GW di potenza aggiuntiva), con investimenti complessivi di circa 60 miliardi di euro.
«Un passo talmente ambizioso da rischiare di non essere raggiungibile – commenta Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, che questa mattina ha presentato il suo quarto Renewable Energy Report redatto con la collaborazione di numerose aziende partner -. Le installazioni annuali di fotovoltaico ed eolico infatti dovrebbero rispettivamente più che settuplicare e raddoppiare in confronto al 2017. Gli investimenti complessivi in rinnovabili dovrebbero passare dagli 1,6 miliardi di euro del 2017 a circa 4,5 miliardi, già dal 2018. E gli strumenti per “cambiare marcia” – continua Chiesa – non sono pronti, con il Decreto Rinnovabili bloccato dalle more della formazione del nuovo Governo, che poi certamente apporterà modifiche, e un mercato non ancora in grado di operare senza meccanismi di supporto e garanzia da parte dello Stato. Lo stesso Decreto Rinnovabili ha probabilmente necessità di correttivi, ma soprattutto di una governance forte nella applicazione».
Il mercato atteso nel periodo 2018-2020: le previsioni del Renewable Energy Report 2018
C’è purtroppo un divario non piccolo tra gli obiettivi di produzione da rinnovabili che l’Italia si è posta al 2030 e quello che concretamente ci si può attendere in base alle previsioni di crescita. Il mercato atteso nel triennio 2018-2010 infatti viene stimato tra gli 8 e i 10 GW complessivi, di cui circa il 25% da interventi di revamping/repowering, con un ritardo di quasi 2 GW rispetto allo scenario della Strategia energetica nazionale (Sen) di 12-13 GW. E questo nonostante ci si aspetti un salto nelle installazioni annuali di 3.000 MW contro i quasi 900 del 2017, cioè +330%. Senza la volontà politica e degli operatori del settore di adeguare gli strumenti di supporto non sarà dunque possibile colmare il gap, anche perché l’incertezza legislativa non aiuta.
Al 2020, il fotovoltaico rappresenterà oltre il 55% del totale del nuovo installato, seguito dall’eolico con il 35%, quindi con un ulteriore «sbilanciamento» a favore della fonte solare frutto, probabilmente, anche della competizione diretta prevista dal nuovo Decreto Rinnovabili. Nel complesso per il fotovoltaico pare ragionevole attendersi installazioni nell’ordine dei 4,5 – 5 GW nel triennio, la gran parte in impianti di taglia medio-grande, sopra 1 MW. Nell’eolico invece ci si aspettano installazioni nell’ordine di 1,5 – 2,2 GW: largamente minoritario il ruolo del mini-eolico, mentre saranno i parchi di medie e grandi dimensioni a catturare l’interesse degli investitori. Infine, idroelettrico, geotermico e impianti alimentati da gas provenienti da discariche esaurite giocheranno un ruolo da gregario (non più di 400 MW).
La fotografia del mercato italiano delle rinnovabili nel 2017
Nel 2017 in Italia le rinnovabili hanno contribuito al 36,2% della produzione e alla copertura del 32,4% della domanda elettrica nazionale, che ha superato i 320 TWh (22,7% della domanda se si esclude l’idroelettrico «storico»). La nuova potenza installata è stata di circa 900 MW (+15% sul 2016, una crescita comunque sostenuta nonostante la non facile situazione economica e politica. A fine anno la potenza installata da rinnovabili raggiungeva dunque quasi i 53 GW (36 GW senza l’idroelettrico), ossia più del 40% del parco di generazione italiano, pari a circa 117 GW.
È il fotovoltaico a guidare la classifica con 410 MW (+10,8% circa rispetto all’anno precedente), arrivando a una potenza installata di circa 19.670 MW. Il ritorno alla crescita delle installazioni, dopo il rallentamento del 2015, indica un mercato ormai indipendente dai meccanismi di incentivazione. Dopo la virata verso il settore residenziale, è interessante sottolineare l’inversione di tendenza dal 2016 con il ritorno agli impianti di grande taglia. Il dato del 2017 (16% della potenza installata in impianti oltre 1 MW) è però «falsato» dall’ingresso di un unico grande impianto fotovoltaico da 64 MW a Montalto.
Il volume complessivo di potenza eolica installata è giunto a oltre 9.811 MW a fine 2017, con un valore di nuove installazioni pari a 359 MW (+23,8% sul 2016) e la quasi totalità della potenza connessa (99%) localizzata nelle regioni del Sud. Il suo omologo idroelettrico invece è di 18.702 MW, con un valore delle nuove installazioni di 95 MW, appena più del 2016.
La potenza cumulata sommando le diverse tipologie di biomassa ha superato i 4,2 GW, con una crescita di soli 50 MW nel 2017 rispetto ai 40 MW del 2016. Lo stallo è quindi evidente e continua dal 2014. Sarà interessante vedere quali impatti produrrà il nuovo decreto relativo al supporto degli impianti per la produzione del biometano, entrato in vigore a marzo 2018.
Quanto all’inizio del 2018, nel primo bimestre sono stati installati 107 MW di nuova potenza, di cui 60 MW di fotovoltaico, 23 MW di eolico e 23 MW di idroelettrico (+3% sul 2017).
L’Italia messa «in prospettiva»: il benchmark con l’andamento dei principali mercati
Nel 2017 sono stati investiti nel mondo circa 290 miliardi di euro per la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, in crescita dell’11,5% rispetto al 2016 ma in calo del 7,6% sul 2015, che aveva segnato investimenti record di oltre 300 miliardi.
Gli investimenti nell’area Emea sono calati del 21,5% nel 2017, poco più di 60 miliardi prevalentemente concentrati in Europa, mentre quelli nell’area americana (Usa, America centrale, America meridionale) sono rimasti stabili a 68 miliardi, con Messico e Cile a guidare la classifica. La Cina ha stanziato da sola il 70% della spesa asiatica (metà nel fotovoltaico).
Non sembra quindi invertirsi la tendenza, già osservata nel recente passato, che sposta decisamente verso est il baricentro degli investimenti e relega l’Europa a un ruolo da comprimario. Nel complesso infatti le rinnovabili pesano solo per il 30% a livello europeo, con l’eolico a fare la parte del leone, seguito dall’idroelettrico e, con un certo distacco, dal fotovoltaico. Il quadro d’insieme ci vede dunque ancora in testa in Europa.
Il futuro delle rinnovabili in Italia secondo la Strategia energetica nazionale
La Strategia energetica nazionale 2017, coerentemente con quanto previsto dalla Renewable Energy Directive della Ue, traccia le linee guida del comparto energetico italiano da qui al 2030 in termini di fonti rinnovabili, efficienza e sicurezza energetica, phase out dal carbone, competitività dei mercati energetici. Carbone e petrolio praticamente devono scomparire già dal 2025 dal mix di generazione elettrica, sostituiti da un uso maggiore di gas e soprattutto Fer, previsti in aumento del 70% rispetto al 2015. Tra le diverse fonti rinnovabili vi è però una grande differenza in termini di sviluppo atteso: eolico e fotovoltaico sono dati in grande crescita al 2030 (rispettivamente, da 15 TWh a 40 e da 23 a 72), idroelettrico e geotermico costanti, le biomasse addirittura in calo.
Ma cosa vogliono dire in concreto questi obiettivi di produzione? Complessivamente la nuova potenza fotovoltaica da installare da qui al 2030 per raggiungere lo scenario Sen deve essere di 36 GW, ossia quasi 2 volte quella già presente a fine 2017: si tratta di 2,8 GW all’anno (circa sette volte le installazioni attuali), di cui 1 GW da impianti utility scale (> 1 MW) e 1,8 GW da impianti di piccola taglia (< 1 MW), con quelli residenziali (sotto 20 kW) che dovranno crescere di circa 850 MW l’anno rispetto ai 200 del 2017.
Per quanto riguarda l’eolico, la nuova potenza da installare al 2030 dovrà essere di 10 GW (come quella presente a fine 2017), dunque circa 770 MW all’anno, più del doppio di ora. In termini di investimenti si tratta di 60 miliardi di euro, 4,5 l’anno, contro gli 1,6 del 2017. In assenza di stimoli al mercato appare quindi assai difficile arrivare a questi livelli di crescita.
La Strategia energetica nazionale «messa in pratica»: fattibilità e costi per lo Stato
Nel Rapporto si è analizzata con grande dettaglio la sostenibilità economica degli investimenti in impianti rinnovabili fotovoltaici ed eolici, in diverse configurazioni di taglia e di posizionamento geografico (e di conseguenza di irraggiamento e ventosità). Nel complesso la situazione appare positiva, anche se più per il fotovoltaico che per l’eolico. Entrambi tuttavia hanno compiuto un miglioramento significativo rispetto a qualche anno fa, grazie al progresso delle tecnologie, sia in termini di performance sia di riduzione dei costi, e alla maturazione del settore.
Le differenze si avvertono maggiormente per impianti di grande taglia. Il fotovoltaico al Nord è profittevole solo in pochi casi, con Capex bassi e alto Pmz, mentre al Sud lo è anche per prezzi dell’energia più bassi; al Centro la situazione migliora lievemente rispetto al Nord. L’eolico ha una suddivisione ancora più marcata: per l’assenza di siti adeguati al Nord non è mai conveniente, al Centro lo è in certe zone e con un prezzo dell’energia favorevole, al Sud lo è più spesso.
La situazione attuale non è tuttavia sufficiente a garantire l’ammontare di installazioni previsto nella Sen, visto che permangono diverse zone di criticità. Nel Rapporto si è dato ampio spazio (attraverso un’indagine empirica che ha coinvolto oltre 300 operatori) anche alla tematica del revamping/repowering del parco installato, come possibilità concreta di valorizzazione: il 41% degli intervistati dichiara di avere già effettuato interventi di ammodernamento e un ulteriore 20% di averli in programma. Ne consegue che più della metà del parco rinnovabile italiano (per potenza installata) è stato o sarà in qualche modo rinnovato.
(Fonte dicomunicazione.it)