Migranti, più iniziative meno egoismo

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Luigi Ciotti maglietta rossa
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Un’azione lanciata da don Luigi Ciotti, «una #magliettarossa» per sabato prossimo. Un rosso che ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo

Si svolgerà sabato prossimo un’azione comunitaria che vuole fermare l’emorragia della nostra società inerte davanti ad una inumanità, la strage di migranti che quotidianamente si consuma nel Mare nostrum, che non ha più parole per essere descritta.

Una #magliettarossa per #fermarelemorragia di umanità.

Un’iniziativa che parte da don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera e Gruppo Abele, Francesco Viviano, giornalista, Francesca Chiavacci, presidente nazionale dell’Associazione ricreativa e culturale italiana (Arci), Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Carla Nespolo, presidente nazionale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) ma che sta raccogliendo adesioni in tutta Italia.

Una maglietta rossa perché rosso è il colore che ci invita a sostare ma che, ai nostri giorni, ha anche un altro significato. Un rosso che ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.

Dopo gli ultimi naufragi davanti alle coste libiche sale a 1.405 il conto dei migranti morti nel Mediterraneo nel 2018. La rotta più pericolosa è proprio quella che parte dalla Libia, dove si contano 953 morti, questo quanto riporta l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
E se il numero delle vittime è in calo rispetto allo stesso periodo del 2017, quando se ne registrarono 2.290, è invece in crescita la mortalità per traversate tentate, percentuale che dall’1,7% dello scorso anno sale al 2% del 2018.

Una ecatombe dove muoiono anche infanti e questo mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione, che altro non è che decidere sulla vita di migliaia di persone, e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà.

Un messaggio quello di sabato prossimo che vuole con forza obbligare a pensare a questo nostro vivere comune e a come fuori dalle nostre tranquillità quotidiane, case confortevoli, beni di ogni natura ci sta un’umanità che non può essere marginalizzata e trascurata. Non ci si può abituare ad una situazione inumana adducendo chissà quali spiegazioni… l’inumanità di quello che viviamo ha una sola spiegazione e impone risposte forti e immediate che contrastino questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura.

Perché noi non siamo questo, l’Italia non è questo, l’Europa moderna non è questo. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità.

Da qui, allora, l’iniziativa che invita tutti, sabato prossimo, ad indossare una maglietta, un indumento rosso, come quello indossato da quei bambini, a cui non era stato insegnato ad aggrapparsi ad una tanica per non annegare perché ad un bambino non bisogna insegnare a salvarsi ma a vivere, e mettiamoci nei panni degli altri perché mettersi nei panni degli altri, cominciando da quelli dei bambini che sono patrimonio dell’umanità, è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.

 

Elsa Sciancalepore