Ex giardiniere del Benicia Unified School District, ha accusato la Monsanto di aver nascosto prove negli ultimi due decenni che il glifosato, il principio attivo di Roundup, può causare il cancro
Peter Fimrite sul «San Francisco Chronicle», riferisce di uno storico processo contro la Monsanto.
Il processo contro la multinazionale di biotecnologie agrarie Monsanto è iniziato il 9 luglio a San Francisco. Si tratta del primo caso di un paziente oncologico, Dewayne «Lee» Johnson, 46 anni, ex giardiniere del Benicia Unified School District, ha accusato la Monsanto di aver nascosto prove negli ultimi due decenni che il glifosato, il principio attivo di Roundup, può causare il cancro.
Johnson, padre di tre figli, ha ricevuto la diagnosi di linfoma non-Hodgkin quattro anni fa e nel 2016 ha fatto causa alla Monsanto. Secondo i medici gli restano pochi mesi di vita. Sono più di 4.000 i cittadini statunitensi che affermano che il Roundup li ha fatti ammalare e sono intenzionati a procedere legalmente.
L’avvocato Brent Wisner, che rappresenta Johnson, scrive ancora Peter Fimrite, ha dichiarato nella sua dichiarazione di apertura lunedì che «una montagna di dati» compilata dal 2000 mostra come il glifosato può causare un danno genetico che potrebbe portare a linfoma non Hodgkin. Ha detto che la Monsanto ha ignorato quell’informazione e ha pubblicato informazioni «scritte da fantasmi» da parte di membri dello staff che negavano la tossicità della sostanza chimica.
Nella sua dichiarazione di apertura a nome della società, l’avvocato George Lombardi ha espresso comprensione per Johnson, ma ha affermato che numerosi studi hanno dimostrato che gli ingredienti di Roundup non causano il cancro. Né ci sono prove, ha detto, che abbiano causato specificamente il cancro di Johnson.
Insomma si preannuncia un processo che farà «giurisprudenza» non solo negli Usa.
R. V. G.