Il nucleare conviene? Greenpeace fa i conti

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Distribuiti davanti agli uffici postali di 24 città le bollette Enel del… 2020. «Enel e governo devono smetterla di prendere in giro il Paese»

I volontari di Greenpeace hanno distribuito oggi, davanti agli uffici postali di 24 città italiane, le nuove bollette che l’Enel ci presenterà nel 2020, nel caso si riuscisse a riportare il nucleare in Italia così come sostengono la stessa azienda elettrica e il governo.

«Enel e governo devono smetterla di prendere in giro il Paese sostenendo che il nucleare servirà ad abbassare le bollette degli italiani – spiega Francesco Tedesco, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace -. In realtà le bollette schizzeranno alle stelle, proprio come quelle che stiamo distribuendo oggi».

Il costo del nucleare non dipende solo dal combustibile e dalla gestione degli impianti ma, per chi deve partire da zero come l’Italia, è dovuto principalmente al costo di realizzazione degli impianti. In Finlandia i nuovi reattori Epr, quelli che l’Enel vorrebbe realizzare in Italia, ha ormai superato i 5,5 miliardi di euro. Il peso finanziario di un investimento iniziale così oneroso sarà recuperato attraverso l’energia elettrica venduta. Il prezzo del kilowattora nucleare, ai costi reali e non a quelli propagandati da Enel, sarà più che doppio rispetto a quanto viene oggi scambiato alla borsa elettrica.

«Il nucleare è economico? Certo, se qualcuno ti regala la centrale, e se lo Stato si fa carico di gestire le scorie radioattive per secoli, altrimenti è una pura follia economica», afferma Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace.
Oltre ai costi per la realizzazione degli impianti bisogna anche tener conto degli accantonamenti per lo smantellamento dei reattori, della copertura assicurativa in caso di incidenti gravi, dei costi per il riprocessamento delle scorie, per la bonifica dei siti contaminati e per la realizzazione del futuro deposito geologico di stoccaggio.

In Gran Bretagna i soli costi per la gestione delle scorie hanno prodotto un buco nei conti pubblici di 90 miliardi di euro. In Italia il costo dello smantellamento delle vecchie centrali nucleari in funzione prima del 1987 è valutato in circa 4 miliardi di euro, ma si tratta molto probabilmente di una sottostima del costo finale per lo Stato e i contribuenti. Quanto ci costerà lo smaltimento delle nuove scorie?

«Con il rilancio del nucleare si permette alle aziende di fare profitti, scaricando i rischi e i costi sulle spalle dei contribuenti e delle generazioni future. E poi puntare sul nucleare ci farà inoltre mancare gli obiettivi europei al 2020 per lo sviluppo delle rinnovabili, con ulteriori sanzioni per la collettività», aggiunge Tedesco.

Entro il 2020 le fonti rinnovabili insieme a misure di efficienza energetica sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l’obiettivo del governo sul nucleare, creando almeno 200mila nuovi posti di lavoro «verdi». La strada verso l’indipendenza energetica dell’Italia passa obbligatoriamente attraverso lo sviluppo delle rinnovabili, senza costi aggiuntivi per il Paese, senza scorie pericolose da gestire per i prossimi 100mila anni e senza rischi per la popolazione.

(Fonte Greenpeace)