Il problema del recupero dei prodotti diventa sempre più prioritario e sempre più numerosi sono i progetti e le iniziative che si occupano di questo
Nelle politiche ambientali attuali un argomento sempre presente nelle manifestazioni e nei programmi didattici e in tutte le tematiche attente all’ambiente è il recupero dei materiali in tutte le forme: plastica, vetro, carta, alluminio, residui agricoli, scarti organici, rifiuti elettronici, ecc. Il recupero si attua con le «4 R»: Riduzione, Riciclaggio, Riutilizzo, Recupero. L’impegno per una sostenibilità ambientale viene da tante parti, da canali diversi con metodi diversi ma con un unico obiettivo il recupero.
Rifiuti speciali
I rifiuti elettronici vanno acquisendo un peso sempre più rilevante per via del loro aumento, giunto al 2% dei rifiuti globali, e quindi un problema non facile da risolvere sia per i paesi industrializzati sia per i paesi in via di sviluppo.
Una società, la Semantic, ha dato vita ad un progetto, «Eco-Rete» per contribuire concretamente allo sviluppo tecnologico delle aziende e delle Pa in modo eco-compatibile. Questo progetto si occupa delle reti dismesse e del ricondizionamento (refurbished network), quindi recupera rifiuti elettronici e li ricondiziona per immetterli nuovamente sul mercato creando così un valore aggiunto su ciò che diversamente sarebbe un rifiuto.
La società è convinta che questo possa diventare un’interessate soluzione economicamente vantaggiosa e soprattutto un reale gesto per ridurre l’impatto ambientale per tutte le aziende e le Pubbliche amministrazioni (Pa).
L’obiettivo di prolungare il ciclo di vita delle apparecchiature di rete dismesse (come router, switch, firewall, apparati wireless, telefonia Ip) per diminuire il loro impatto sull’ambiente è importante per salvaguardare l’ambiente, ma un prodotto ricondizionato è anche economicamente molto più vantaggioso affidabili, certificati e garantiti, ad un prezzo molto più economico del corrispettivo comprato al nuovo.
Questo progetto è la prima iniziativa italiana nel settore dei prodotti di rete ricondizionati. Eco-rete si integra con le politiche Gpp (Green public procurement, acquisti pubblici verdi), in atto in tutte le Pa e con le iniziative di GreenIT.
Il processo che permette il raggiungimento di questo obiettivo è composto da tre step di base: acquisto, ricondizionamento e vendita.
1. L’acquisto di prodotti di rete usati (router, switch, ecc.) avviene sul libero mercato e vede come interlocutori tanto le aziende private quanto la Pa, che realizzano un guadagno immediato e l’abbattimento del 100% dei costi di smaltimento, risolvendo al contempo anche gli adempimenti relativi alle normative RAEE sullo smaltimento di rifiuti elettronici.
2. Il ricondizionamento delle apparecchiature di rete dismesse avviene, in laboratorio, col sottoporle a test iniziali specifici per appurarne lo stato di conservazione, che consente poi di pianificare la dovuta procedura di rigenerazione, a cui segue il collaudo con tutte le necessarie verifiche miranti a verificarne l’affidabilità e il perfetto funzionamento sul lungo periodo. Tutti i prodotti, nessuno escluso, vengono sottoposti a scrupolose verifiche da parte di personale specializzato. Il superamento di tutti i test permette l’attribuzione della certificazione «Class-A Eco Certified» che permette la sostituzione immediata dell’apparecchiatura guasta.
3. Vendita dei prodotti di rete ricondizionati, offrendo alle aziende un risparmio fino all’80% rispetto ai prezzi di listino.
Importante è anche educare al riuso.
Un’iniziativa per educare al recupero
L’associazione Porta Aperta Carpi di dal 2002 ha creato, assieme alla Caritas diocesana, «Recuperandia», per dare nuova vita alle cose. L’obiettivo generale di questo progetto è di promuovere un modo di vivere maggiormente consapevole della limitatezza delle risorse e del degrado dell’ambiente, evitando gli sprechi, orientandosi alla riduzione dei consumi ed al riutilizzo o riciclo degli oggetti e dei materiali usati.
Recuperandia offre la possibilità a chiunque di avvicinarsi a questo stile di vita, mettendo a disposizione una vasta scelta di oggetti, mobili, vestiti, che non vengono più usati, e che altre persone potranno utilizzare dando loro nuova vita. Il ricavato delle vendite viene utilizzato per sviluppare attività e progetti a favore dei più poveri, oltre all’autofinanziamento del progetto.
Il progetto propone percorsi formativi dedicati alle scuole elementari, medie e superiori, oltre che a gruppi parrocchiali e giovanili in generale, volti alla promozione di uno stile di vita più equo e sostenibile.
L’idea di base è:
– donare dignità nuova alle persone in condizione di disagio economico permettendo loro di acquistare oggetti, abiti, mobili e quant’altro ad un prezzo minimamente rapportabile con le proprie
– divulgare una cultura del riuso quale strumento eticamente corretto di rispetto verso l’ambiente e non solo.
Nel progetto vi è un attivo laboratorio socio-occupazionale, luogo di collaborazione e condivisione tra persone, nel rispetto delle diversità soggettive e culturali, valorizzando le competenze e le risorse individuali.
Recuperandia offre anche occasioni formative, «Recuperando si impara» dedicate a bambini e ragazzi di scuole elementari, medie e superiori, oltre che per gruppi e movimenti, con l’intento di promuovere: una cultura pedagogica attenta al riutilizzo di materiali di recupero e un’adeguata sensibilità civica contraria allo spreco e favorevole al riciclaggio.
I percorsi sono concordati e modificati in base all’età e alle richieste dei destinatari. Per i bambini della scuola dell’infanzia favole raccontate da personaggi recuperati e attività pratiche; per i bambini della scuola primaria visita attiva del centro, baratto e attività sul recupero. Per i ragazzi delle scuole secondarie brainstorming e simulazioni basate sullo scambio condivisione e dono. Presso la nostra sede è sempre possibile attivare laboratori pratici di cucito, falegnameria e riparazione biciclette per piccoli gruppi o intere classi.
Questo mese è in programma «Impariamo l’arte del riuso e del risparmio».
Si parlerà degli alimenti che rimangono invenduti nei negozi ovvero del progetto locale Brutti ma Buoni che rientra nella filosofia del recupero e riuso.
Le piccole e grandi imprese della distribuzione e i mercati all’ingrosso producono fisiologicamente prodotti che rimangono invenduti, ma sono ancora idonei per essere utilizzati. Anche la ristorazione collettiva spesso produce pasti in eccesso rispetto all’effettiva domanda. Lo stesso accade per lo scatolame, la pasta, le merendine, che spesso presentano solo ammaccature esterne nella confezione, ma che non possono essere riposte negli scaffali.
E così accade anche per l’abbigliamento, la cancelleria, i giocattoli. Per far fronte a tali sprechi, sono nati progetti sul territorio volti a trovare una destinazione sociale importante per questi beni non più vendibili, ma integri nella loro funzione d’uso. Vengono così raccolti e distribuiti a istituti di assistenza, parrocchie, associazioni impegnate verso i poveri, tra cui anche «Porta Aperta», i bisognosi, cooperative sociali, associazioni animaliste e ambientaliste.
A Novi di Modena presso la Parrocchia di S. Michele Arcangelo è attiva, dalla metà di maggio, con il progetto «Non buttare per recuperare», che consiste nel ritirare i prodotti invenduti presso il negozio di Carpi Magazzino e riutilizzarli nel campo della solidarietà. A Carpi dal 2006 ha preso vita il progetto «Carpi Cibum solidale» che permette di recuperare e distribuire ad enti caritativi del territorio i beni alimentari invenduti.
«Last minute market»
Last Minute Market offre un servizio di consulenza, già dal 1998, a tutti coloro che sono interessati ad affrontare la problematica dello spreco alimentare e a trasformarla in risorse, questo è l’obiettivo. Last Minute rende possibile il recupero delle merci invendute, che non hanno più un valore commerciale, ancora idonee per il consumo.
I beni raccolti, mediante il meccanismo del dono, sono resi disponibili ad enti e associazioni che offrono assistenza a persone in condizioni di disagio sociale.
Il servizio offerto è rivolto: alle piccole e grandi imprese agroalimentari (dalla produzione alla ristorazione collettiva), ovvero a chi queste eccedenze le produce; agli enti caritativi di assistenza, ovvero a chi potrebbe utilizzare queste eccedenze; alle istituzioni pubbliche (comuni, province, regioni, asl), che ne conseguono benefici indiretti di tipo sociale ed ambientale, vedendo diminuire la spesa pubblica per l’assistenza e l’ammontare dei rifiuti in discarica.
In tal modo si coniugano a livello territoriale le esigenze delle imprese for profit e degli enti no profit promuovendo un’azione di sviluppo sostenibile locale, con ricadute positive a livello ambientale, economico e sociale.
Questo progetto si occupa del recupero di cibo: ancora perfettamente idonei al consumo, lungo la filiera alimentare (industria di trasformazione, distribuzione organizzata e ristorazione collettiva); dei libri: ridando vita a libri stoccati nei magazzini delle case editrici e destinati al macero. I volumi vengono recuperati per la creazione di biblioteche presso strutture pubbliche e private quali scuole, carceri, comunità di italiani all’estero, ecc.; dei prodotti farmaceutici: non commercializzati a favore di enti assistenziali con personale medico qualificato; prodotti ortofrutticoli rimasti in campo che altrimenti non avrebbero sbocchi commerciali, diventando così un trait d’union tra imprenditori agricoli e associazioni di beneficenza; sementi: recuperando prodotti delle dalle industrie sementiere, i quali vengono trasformati, seguendo un percorso di cooperazione internazionale, in risorsa preziosa per i paesi in via di sviluppo, recupero di pasti prontiche vengono poi donati aglienti ed associazioni che offrono assistenza a persone in condizioni di disagio sociale; recupero di beni non alimentari. (S. P.)