Noauto: gli incentivi auto danno alla mobilità

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Perché producono solo effetti temporanei. Le nostre città sono attanagliate dalla congestione e rese insalubri e insicure da inquinamento, rumore e incidenti. Serve un piano straordinario per la nuova mobilità

In questi giorni si è tornato a parlare di azioni a sostegno dell’industria dell’automobile. Noauto ritiene che un nuovo ciclo di incentivi all’acquisto di automobili rappresenterebbe un grave errore di politica industriale e di politica dei trasporti.

1. Perché gli incentivi producono solo effetti temporanei. Il mercato europeo dell’auto è infatti ormai saturo; gli unici mercati previsti in crescita sono quelli dei grandi Paesi emergenti (Cina, India, Brasile, ecc.), ma sono e saranno serviti da impianti locali. È dunque economicamente sbagliato e socialmente irresponsabile continuare a sostenere un’industria in crisi strutturale: serve invece un serio programma di riconversione industriale.

2. Perché anche il modello di mobilità centrato sull’auto è in crisi. Le promesse dell’auto (velocità, flessibilità, comfort) sono ormai un miraggio. Le nostre città sono attanagliate dalla congestione e rese insalubri e insicure da inquinamento, rumore e incidenti: tutti effetti di una crescita del numero di auto circolanti, che in questi anni è stata ripetutamente sostenuta proprio dagli incentivi all’acquisto di nuove auto. Sostenere l’auto è dunque sbagliato anche dal punto di vista della politica dei trasporti.

Per questi motivi Noauto ritiene che sarebbe invece necessario lanciare un piano straordinario per la nuova mobilità, da applicare innanzitutto alla scala urbana e locale. Noauto auspica che questo piano sia promosso non solo a livello nazionale, ma si traduca in una nuova politica europea, anche rafforzando la dotazione finanziaria del Piano d’Azione per la Mobilità Urbana che la Commissione europea ha appena lanciato il 30 settembre.

In sintesi, il piano straordinario per la nuova mobilità dovrebbe essere articolato in due linee di intervento:

1. Un fondo nazionale (o europeo) che finanzi i piani promossi dagli Enti locali per rafforzare il trasporto pubblico, agevolare gli spostamenti a piedi e in bici, diffondere le forme innovative di trasporto (car sharing, city logistics, ecc.). A livello regionale vanno finalmente costituiti dei fondi unici per i trasporti, che non disperdano più le risorse in azioni su singole infrastrutture o modalità, ma le finalizzino tutte a piani di area vasta. A livello nazionale il quadro legislativo sui Piani Urbani della Mobilità è da anni in vigore; si tratta di adeguarlo alle nuove necessità e, soprattutto, di attivare le risorse necessarie, con un orizzonte di 10-15 anni e importi pari a quanto oggi è previsto per le grandi opere per i trasporti, che quindi dovrebbero essere definanziate. A livello europeo si dovrebbe aprire un capitolo specifico all’interno degli schemi sulle reti europee per finanziare le infrastrutture al servizio del trasporto regionale e metropolitano.

2. Un piano europeo di riconversione dell’industria dell’auto, che accompagni la sua transizione verso il sistema della nuova mobilità urbana. Un piano da fondare su tre pilastri:

a) ammortizzatori sociali e formazione per evitare ogni «macelleria sociale» a danno dei lavoratori del settore;

b) commesse straordinarie delle amministrazioni e delle aziende pubbliche per lo sviluppo della trazione elettrica (treni, metro, tram, bus, furgoni, taxi, moto);

c) sostegni all’integrazione con produttori di componenti e sistemi per la nuova mobilità urbana, centri di ricerca, enti locali, soggetti del credito, ecc. Anche in questo caso è necessaria un’azione a livello europeo che consenta di raggiungere la massa critica necessaria in azioni di questo tipo; tra l’altro, proprio un’azione congiunta europea consentirebbe di superare ogni possibile obiezione in materia di «aiuti di Stato».

Su questi temi Noauto auspica che si avvii un’iniziativa politica la più larga possibile, che coinvolga le tante esperienze di mobilitazione contro piani e progetti di trasporto insostenibili e che, soprattutto, apra finalmente una discussione con i lavoratori dell’industria dell’auto, anche mettendo in rete i momenti di confronto che all’estero su questo tema sono stati già avviati. Riprendere e rilanciare gli spunti e le proposte che nei mesi scorsi erano state lanciate, ad esempio da Pomigliano d’Arco, potrebbe essere un punto di partenza.

L’importante è cominciare a mobilitarsi per un’altra mobilità. Se non ora, quando?

(Fonte Noauto)