Ipcc, gli scienziati richiedono profondi cambiamenti urgenti. E la politica?

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Non si può perdere tempo, urge intervenire per limitare il riscaldamento globale. La Stampa estera


Lo studio mette in guardia su cambiamenti senza precedenti necessari per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C ed evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici sulla Terra.

Dopo tre anni di ricerche e una settimana di contrattazioni tra scienziati e funzionari governativi in un incontro in sud Corea, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) ha pubblicato in mattinata un rapporto speciale sull’impatto del riscaldamento globale di 1,5°C.

Il rapporto drammatico sul mantenimento dell’aumento della temperatura sotto 1,5°C afferma che, al contrario, ci stiamo dirigendo verso un tetto di 3°C, e restare al di sotto di 1,5°C richiederà «cambiamenti rapidi, di vasta portata e senza precedenti in tutti gli aspetti della società». Inoltre, sarà estremamente costoso, dice il rapporto, ma la finestra di opportunità non è ancora chiusa.

Il riassunto di 33 pagine destinato ai responsabili delle politiche mondiali porta certamente i tratti distintivi di difficili negoziati tra i ricercatori sul clima, determinati ad attenersi a ciò che hanno dimostrato i loro studi e ai rappresentanti politici più preoccupati per le economie e gli standard di vita.

Claire Perry, ministro britannico per l’energia, ha appena dichiarato alla stampa che il rapporto dovrebbe fungere da richiamo per i governi di tutto il mondo per innovare, investire e sollevare l’ambizione di evitare catastrofici cambiamenti climatici. «Non ci sono più scuse e sono necessarie azioni reali», ha continuato.

Il rapporto è stato scritto e curato da 91 scienziati di 40 Paesi che hanno analizzato oltre 6000 studi scientifici. L’accordo di Parigi si prefiggeva di prevenire il surriscaldamento di oltre 2°C al di sopra dei livelli preindustriali, a lungo considerato una soglia per il più grave danno sociale ed economico causato dai cambiamenti climatici.

Gli autori hanno scoperto che se le emissioni di gas serra continuano al ritmo attuale, l’atmosfera si scalderà di ben 1,5°C sopra i livelli preindustriali entro il 2040, inondando le coste e intensificando la siccità e la povertà.

Evitare i danni più gravi richiede di trasformare l’economia mondiale in pochi anni, hanno detto gli autori, che stimano che il danno sarebbe arrivato a un costo di 54 trilioni di dollari. Ma mentre concludono che è tecnicamente possibile ottenere i rapidi cambiamenti necessari per evitare il riscaldamento di 1,5°C, gli autori ammettono che potrebbe essere improbabile da un punto di vista politico, secondo quanto riportato dal «New York Times».

Ad esempio, il rapporto afferma che sarebbero necessarie pesanti tasse o prezzi sulle emissioni di anidride carbonica, forse fino a 27.000 dollari per tonnellata entro il 2100. Ma una mossa del genere sarebbe quasi politicamente impossibile negli Stati Uniti, la più grande economia del mondo e il secondo più grande emettitore di gas serra dietro la Cina. I legislatori di tutto il mondo, inclusi Cina, Unione europea e California, hanno promulgato programmi di determinazione del prezzo del carbonio.

Per prevenire 1,5°C gradi di riscaldamento, il rapporto afferma che l’inquinamento dei gas serra deve essere ridotto del 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030 e del 100% entro il 2050. Inoltre, nel 2050 l’uso del carbone come fonte di energia dovrebbe scendere da quasi 40% tra l’1% e il 7%. L’energia rinnovabile, come l’energia eolica e solare, che costituiscono oggi circa il 20% del mix elettrico, dovrebbe aumentare fino al 67%.

C’è una parte interessante del rapporto che riguarda le barriere coralline e, in particolare, gli eventi di sbiancamento su larga scala che hanno colpito la Grande Barriera Corallina, al largo della costa nord-orientale dell’Australia, negli ultimi anni.

Gli eventi di sbiancamento sono stati annunciati, ma sono arrivati molto prima del previsto, portando il rapporto a concludere che la comunità di ricerca aveva probabilmente sottostimato l’impatto del riscaldamento globale sul corallo. Il rapporto di oggi riporta che le barriere coralline sono in grado di diminuire tra il 70% e il 90% se la temperatura aumenterebbe a 1,5°C.

Karin Nansen, presidente di Friends of the Earth International, comunità internazionale dedicata alla protezione del mondo naturale che coinvolge circa 2 milioni di persone in 75 Paesi, ha dichiarato: «Questa è un’emergenza climatica, per molti in tutto il mondo prevenire la catastrofe climatica e l’innalzamento della temperatura superiore a 1,5°C è una questione di vita o di morte. Solo il cambiamento radicale del sistema offre un percorso verso la speranza e lontano dalla disperazione. Vogliamo una transizione giusta verso un sistema di energia pulita a vantaggio delle persone, non delle aziende».

Cristina Di Leva