Dall’Onu Sos per la Terra

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– Siamo nell’era degli stupidi

Per intervenire sui cambiamenti climatici «abbiamo meno di dieci anni per evitare gli scenari peggiori». Così ha esordito nella sede dell’Onu, a New York, il segretario Ban Ki-moon, che ha fortemente voluto questo summit.

Ha criticato l’andamento generale delle trattative («lentezza glaciale») e nei giorni scorsi, in missione al Polo Nord, aveva avvertito che «sull’Artico i ghiacci potrebbero sparire entro il 2030 e le conseguenze sarebbero sentite dai popoli di ogni continente».

Anche Barack Obama ha sposato la linea dell’allarme («La minaccia è grave, urgente e crescente: se non agiremo rischiamo di consegnare alle future generazioni una catastrofe irreversibile») ma se veramente si vuole fare qualcosa non è con gli allarmi che si aiuta il pianeta dopo decenni di predazione e crescita sconsiderata.

Gli Usa hanno problemi interni grossissimmi: le lobby non vogliono cedere un millimetro del terreno conquistato e forse le novità più interessanti verranno dalla Cina che sta operando per ridurre le emissioni (ha superato gli Usa) e pare voglia prendere decisamente la via della sostenibilità.

Una cosa è certa, se non si interviene si spalanca davanti a noi la strada della distruzione di intere civiltà. «Il cambiamento climatico minaccia di cancellare anni di sviluppo – ha detto Ban Ki-moon – destabilizzando Stati e rovesciando governi» ed ha lanciato un appello ai Paesi ricchi, «a fare il primo passo», perché così «altri adotteranno misure audaci». Per questo gli obiettivi dovranno essere stringenti e non possono andare oltre il 2020.

Un fallimento della conferenza di Copenhagen sarebbe «moralmente ingiustificabile, economicamente miope e politicamente avventato».

Infatti ci saranno miliardi di profughi dell’ambiente e la loro condanna a morte farebbe impallidire il genocidio perpetrato da Hitler.