I commenti e le azioni a più velocità di politici e giornalisti utilizzano o no parole chiave e rallentano il passaggio da un’epoca di imbroglioni e corrotti ad una di verità e vero sviluppo
Le parole dimenticate… sì, ci sono parole importanti che sono sistematicamente dimenticate e «inquinano» i discorsi seri, le persone rivestite di perbenismo ed anche ricercatori che le regolano a seconda dell’interlocutore.
Glifosate
Prendiamo il caso del glifosate, un potente erbicida che serve a pulire i campi per permettere anche agli Ogm di crescere senza quelle fastidiose erbacce che spuntano indesiderate. Alcuni organi di controllo dicono che non è cancerogeno, altri dicono forse. Già questa incertezza fa accapponare la pelle perché stiamo parlando della salute dei cittadini ma la parola dimenticata è precauzione, praticamente il principio precauzionale.
Nel principio 15 della Dichiarazione di Rio de Janeiro (1992) venne definito cosi: «Al fine di proteggere l’ambiente, un approccio cautelativo dovrebbe essere ampiamente utilizzato dagli Stati in funzione delle proprie capacità. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale».
E nella Convenzione sulla diversità biologica venne ulteriormente definito: «Il fatto di invocare o no il principio di precauzione è una decisione esercitata in condizioni in cui le informazioni scientifiche sono insufficienti, non conclusive o incerte e vi sono indicazioni che i possibili effetti sull’ambiente e sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante possono essere potenzialmente pericolosi e incompatibili con il livello di protezione prescelto».
E via via sempre citato e confermato in altri trattati ma sistematicamente dimenticato dalla politica e da giornalisti compiacenti.
Decarbonizzazione
Un’altra parola è decarbonizzazione. La decarbonizzazione significa la graduale uscita dalle fonti energetiche di natura fossile a favore di quelle rinnovabili. È l’unico frutto positivo dell’Accordo di Parigi del 2015 e che vorrebbe convincere gli Stati ad aderire volontariamente e fissa al 2020 la data per il passaggio alla decarbonizzazione.
Mentre ci sono Stati che hanno preso sul serio questo impegno, fissando la data concreta dell’uscita dalle fonti fossili per il 2050, altri lo usano a seconda della propria comodità. Anche questa parola scompare nelle discussioni di Tap, Tav, Trivelle, tasse automobilistiche, riscaldamento globale… come se fossero altro, problemi indipendenti e con conseguenze indipendenti…
E ci meravigliamo che non c’è più serietà? ci meravigliamo che non si riesce a svoltare per fermare i cambiamenti climatici?
I. L.