Spreco alimentare, iniziare con le buone pratiche

2134
spreco alimenti
Tempo di lettura: 4 minuti

Il Rapporto Ispra «Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali». Secondo le stime rese disponibili dalle principali istituzioni intergovernative, nel mondo circa un terzo di tutti gli alimenti destinati al consumo umano è perso o sprecato. Le perdite economiche ammontano a circa 2.300 miliardi di euro l’anno

Una Giornata per la Prevenzione dello spreco alimentare voluta per riflettere sui nostri comportamenti e cercare di modificarli e questo non solo per risparmiare nel quotidiano ma anche per salvaguardare il nostro pianeta.

Ed è stato in occasione di questa data che l’Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale (Ispra) ha pubblicato il rapporto «Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali», rapporto frutto di due anni di valutazione e analisi dei più recenti dati scientifici e informazioni della letteratura internazionale che indicano come nel mondo lo spreco sia in aumento.

Secondo le stime rese disponibili dalle principali istituzioni intergovernative, nel mondo circa un terzo di tutti gli alimenti destinati al consumo umano è perso o sprecato.

Inefficienza nel sistema

Questa inefficienza nel sistema alimentare globale ha importanti effetti economici, sociali e ambientali. Le perdite economiche ammontano a circa 2.300 miliardi di euro l’anno. Più di un miliardo di tonnellate di cibo è dissipato ogni anno, mentre allo stesso tempo una persona su nove del pianeta soffre di fame e denutrizione.

Per quanto riguarda la dimensione ambientale, lo spreco di cibo è responsabile di almeno il 7% delle emissioni di gas serra globali, pari a circa 3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente l’anno. Questa quantità include, oltre alle emissioni del processo produttivo agricolo, anche quelle degli altri settori produttivi, tra cui quello industriale (ad esempio per la produzione di fertilizzanti), dei trasporti (trasferimento degli alimenti), dell’edilizia (stoccaggio), dell’energia (refrigerazione).

E gli impatti sull’ambiente delle perdite e degli sprechi di cibo non finiscono qui. Nel lungo viaggio che affronta prima di arrivare sulle nostre tavole, dalla preparazione del terreno alle prime cure colturali, dalla difesa delle colture dai fitofagi e dagli agenti patogeni alla raccolta, dal trasporto alla trasformazione e alla distribuzione, quel cibo non avrà fatto molti favori e cortesie al pianeta.

È noto, infatti, che il sistema agro-alimentare nel suo complesso può determinare fenomeni di inquinamento e depauperamento delle risorse idriche, di erosione del suolo e conseguente perdita di habitat naturali.

Questi effetti sull’ambiente e sulle dinamiche socio-economiche sono ancora più insostenibili e insopportabili quando poi scopriamo che un terzo del cibo prodotto è dilapidato.

Perché ridurre la perdita e lo spreco di cibo può generare un beneficio triplo: per l’economia, per la sicurezza alimentare e per l’ambiente ma la riduzione degli sprechi non è stata mai implementata a livello globale principalmente per la mancanza di consapevolezza tra i decisori politici che esista una forte giustificazione per avviare un percorso di riduzione della perdita e dello spreco di cibo.

Un rapporto, quello pubblicato dall’Ispra, che analizza le connessioni più rilevanti con altre tematiche in modo da costruire una visione d’insieme della questione, secondo i principi dello sviluppo sostenibile integrando le dimensioni ambientali, sociali ed economiche. Un approccio questo fondamentale per individuare le soluzioni più efficaci contro lo spreco alimentare.

Una proposta

Il rapporto infatti presenta una proposta di carattere sistemico per la definizione dello spreco alimentare analizzando dettagliatamente le cause possibili di spreco, ponendo particolare attenzione al peso dei condizionamenti che intercorrono lungo tutte le intere filiere alimentari, viste nel loro insieme come sistemi.

Inoltre, il rapporto vuole descrivere le connessioni fondamentali che legano i sistemi alimentari e i loro sprechi con le questioni ecologiche globali e locali, presentando le quantificazioni disponibili di alcuni dei maggiori effetti ambientali dello spreco a livello mondiale, europeo e italiano.

Lo studio si concentra ampiamente sulle risposte al fenomeno dello spreco alimentare. In particolare, gli autori presentano una serie di buone pratiche che sono state finora riconosciute utili per il contrasto allo spreco alimentare, soprattutto relative al recupero alimentare e al riciclo e infine ci si concentra sui potenziali approfondimenti del tema riconoscendo l’importanza di stabilire connessioni e sinergie con altre istituzioni e gruppi di ricerca, nazionali e internazionali, interessati a studiare e contrastare questo emergente problema ambientale e socio-economico.

In Italia, anche grazie alla Legge 166/2016, che ha come finalità la riduzione degli sprechi nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari e farmaceutici avendo come obiettivi quelli di contribuire ad attività di ricerca, ad informare e sensibilizzare i consumatori e le istituzioni sulle materie della legge, si sono introdotte una serie di disposizioni per la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari (e farmaceutici) a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi.

Le statistiche disponibili indicano che, dopo un anno dall’approvazione della Legge, si era già avuto un aumento del 20% nel recupero delle eccedenze da parte della Grande Distribuzione Organizzata.

In definitiva, la prevenzione degli sprechi alimentari è un obiettivo di sostenibilità di importanza strategica prioritaria, poiché se correttamente e tempestivamente indirizzato può contribuire a risolvere diverse questioni critiche, quali la crisi ambientale (inclusa quella climatica), la sicurezza alimentare, l’uso sostenibile delle risorse naturali (acqua in primis), lo sviluppo economico e il benessere sociale.

Importante, si evince in questo rapporto, è quello di stabilire connessioni e sinergie con altre competenze, soggetti, istituzioni e gruppi di ricerca, nazionali e internazionali, interessati a studiare e contrastare questo problema ambientale e socio-economico con l’Ispra impegnato, in attività di monitoraggio e reporting, anche in supporto alle responsabilità di altre istituzioni di adempiere a impegni sovranazionali quali quelli dall’Agenda Onu 2030.

Elsa Sciancalepore