È emergenza clima ma non per la politica

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Gli indicatori del clima in Italia, il rapporto del Snpa. Le caratteristiche salienti del clima in Italia nel 2018 sono state il caldo, con i nuovi record della temperatura media annuale e della media annuale della temperatura minima giornaliera, e gli eventi meteorologici estremi, numerosi ed in alcuni casi eccezionali

Se a scala globale il 2018 è stato il 4° anno più caldo della serie storica dopo il 2016, il 2015 e il 2017, in Italia il 2018 ha segnato il nuovo record di temperatura media annuale, con un’anomalia media di +1,71°C rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990. E per le precipitazioni, il 2018 ha visto l’Italia avere precipitazioni che in media sono state moderatamente superiori ai valori climatologici normali con un andamento, nel corso dell’anno, altalenante con mesi molto piovosi alternati ad altri più secchi.

Questi alcuni dati del XIV Rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) «Gli indicatori del clima in Italia», un rapporto che illustra l’andamento del clima nel corso del 2018 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia.

Il rapporto, basandosi in gran parte su dati e indicatori climatici elaborati attraverso il Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati Climatologici di Interesse Ambientale (Scia), realizzato dall’Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) in collaborazione con gli organismi titolari delle principali reti osservative presenti sul territorio nazionale, permette la trasmissione di dati all’Organizzazione meteorologica mondiale contribuendo così a comporre il quadro conoscitivo sulla evoluzione del clima a scala globale.

Le caratteristiche salienti del clima in Italia nel 2018 sono state il caldo, con i nuovi record della temperatura media annuale e della media annuale della temperatura minima giornaliera, e gli eventi meteorologici estremi, numerosi ed in alcuni casi eccezionali, che hanno interessato diverse aree del territorio nazionale.

Tra di essi, sono di particolare rilievo i fenomeni associati al ciclone denominato «Vaia», che ha investito gran parte del territorio nazionale tra il 27 e il 30 ottobre. Un ciclone che ha visto lo svilupparsi di venti con intensità medie orarie fino a 120 km/h e raffiche superiori a 200 km/h che hanno causato, tra l’altro, danni ingenti ed estesi al patrimonio forestale dell’arco alpino. Negli stessi giorni, precipitazioni di intensità eccezionale per diverse durate, da un’ora a tre giorni, si sono abbattute sulle regioni del Nord Italia.

Una situazione che a scala globale ha fatto registrare valori record positivi di temperatura mensile o annuale in Asia nord-orientale, in Alaska, in Asia Minore e in Europa.

L’Asia centrale, il Canada centro-orientale e il centro-nord degli Stati Uniti sono stati invece interessati da anomalie termiche negative. Sugli oceani le anomalie positive più intense sono state osservate nel Pacifico settentrionale, nell’Atlantico centro-settentrionale e nel Mar di Norvegia; quelle negative nel Pacifico equatoriale orientale, in corrispondenza delle anomalie di tipo La Niña, e nel settore orientale dell’Atlantico a quasi tutte le latitudini.

E restringendo il campo all’Europa, per il vecchio continente il 2018 è stato l’anno più caldo dall’inizio misurazioni, con 8 mesi dell’anno tra i 3 più caldi delle rispettive serie storiche. In particolare, il 2018 è stato il più caldo in Francia, in Germania e in Svizzera, con valori medi sul territorio nazionale pari rispettivamente a 13,9°C, 10,4°C e 6,9°C.

Nel 2018 l’estensione massima della calotta artica ha registrato il secondo valore più basso della serie e la sua estensione minima il sesto valore più basso. In Antartide, l’estensione massima dei ghiacci marini è stata la quarta più bassa della serie, e l’estensione minima è stata la seconda più bassa della serie. Come lo scorso anno, la stagione degli uragani atlantici ha presentato un’attività nettamente superiore alla media.

Un tema quello del cambiamento climatico urgente che mette tutti di fronte ad una minaccia concreta. È di pochi giorni fa l’allarme lanciato dall’Onu che ricorda come «il cambiamento climatico minaccia di annullare gli ultimi 50 anni di progressi nello sviluppo, nella salute globale e nella riduzione della povertà».

Anche Greenpeace ha rilanciato l’allarme clima proiettando sul Palazzo Berlaymont, sede del quartier generale della Commissione europea, l’immagine del pianeta Terra pronto ad esplodere con tanto di miccia, un’immagine che simboleggia la crisi climatica che i leader Ue sono chiamati a disinnescare con le proprie azioni concrete.

Un problema complesso che necessita di strategie ambiziose ed urgenti.

Elsa Sciancalepore