Uno studio condotto da un team internazionale, coordinato da un ricercatore del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, ha dimostrato che le aree di natura selvaggia, dove l’impatto umano è minimo o assente, dimezzano il rischio di estinzione delle specie giocando un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità
Le aree di natura selvaggia o «wilderness», dove l’impatto umano è stato assente o minimo, sono in forte declino. L’ultimo report mostra che dal 1990 sono stati persi globalmente oltre 3 milioni di km quadrati di wilderness (paragonabile a un’area delle dimensione dell’India); oggi queste aree coprono meno del 20% delle terre emerse. Eppure fino ad oggi non era chiaro quale fosse l’impatto di tale perdita sulla biodiversità.
Un nuovo studio, coordinato da Moreno Di Marco del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, ha evidenziato l’importanza di questi territori per la conservazione della biodiversità.
In particolare, lo studio ha dimostrato che le aree di wilderness sono di interesse critico per prevenire il rischio di estinzione di molte specie. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista «Nature».
L’analisi ha utilizzato una piattaforma innovativa per modellizzare la distribuzione della biodiversità, sviluppata dall’ente nazionale di ricerca Australiano Csiro (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation). Questo strumento è in grado di fornire stime ad alta risoluzione della probabilità di perdita di specie su scala globale. I ricercatori hanno integrato tali informazioni con la recente mappa di distribuzione delle aree di wilderness, sviluppata dall’organizzazione americana Wildlife Conservation Society (in collaborazione con l’Università del Queensland in Australia).
Lo studio mostra che le aree di wilderness ospitano comunità biologiche uniche e rappresentano spesso il solo esempio di habitat naturale intatto per specie quasi scomparse in altri ambienti. Purtroppo, lo studio ha evidenziato anche che queste zone di grande rilevanza per la biodiversità non sono sufficientemente protette.
«Le aree di wilderness — spiega Moreno Di Marco — agiscono da scudo contro il rischio di estinzione, il rischio di perdita di specie è più che doppio per le comunità biologiche che si trovano al di fuori di tali aree. Ma il contributo delle aree wilderness è anche maggiore, perché ci sono specie che vivono sia all’interno sia all’esterno di esse e l’habitat all’interno di queste aree è essenziale per supportare la conservazione di molte di queste specie, che altrimenti sarebbero relegate a sopravvivere in condizioni ambientali degradate».
Lo studio ha evidenziato come le aree wilderness sparse nel mondo contribuiscono in modo diverso alla tutela della biodiversità: alcune di queste giocano un ruolo essenziale nei rispettivi contesti regionali. Tra queste parte della Arnhem Land in Australia (che appartiene alla giurisdizione di diverse aree protette gestite da comunità aborigene), le aree intorno al parco nazionale Madidi nell’Amazzonia boliviana, le foreste boreali nella parte sud del British Columbia in Canada (protette solo in parte), le aree di savana dentro e fuori la riserva Zemongo nella Repubblica Centroafricana.
(Fonte Università Sapienza)