I CubeSat si sono rivelati lo strumento ideale per quest’attività, risultando più efficaci rispetto ai più grandi satelliti e ai droni. Il team della ricerca ha testato le loro capacità utilizzando un’area coltivata sperimentale in Illinois dove le piante si trovavano in differenti condizioni rispetto alla somministrazione di fertilizzanti
Piccoli, ma sempre più compatti. A volte stanno comodi su un tavolino, a volte anche solo su una mensola. Ma sono veri e propri concentrati di micro-tecnologia e sono sempre più di moda. Tanto che ormai vengono lanciati nello spazio a sciami di 20, 30 o 60. I mini-satelliti sono ormai diventati un vero e proprio business, oppure veri e propri strumenti di ricerca scientifica nello spazio. In orbita attorno alla Terra, ma presto anche oltre: la «Argotec», startup con sede a Torino, ne lancerà, verso fine anno, uno sulla Luna, e altri presto raggiungeranno altri corpi celesti. E, nell’attesa, guardano con occhio attento il nostro pianeta, e diventano ormai uno strumento indispensabile anche per l’agricoltura.
Ottimizzare i raccolti e nel contempo ridurre l’impronta ecologica, favorendo la diffusione di sistemi agricoli sostenibili infatti, sono due obiettivi che possono essere raggiunti grazie alle applicazioni derivanti della tecnologia spaziale, come dimostra un recente studio curato dall’Università dell’Illinois e pubblicato su uno dei periodici dell’Institute of Electrical and Electronic Engineers). La ricerca, che si basa sui piccoli satelliti della categoria CubeSat, è illustrata nell’articolo «Detecting In-Season Crop Nitrogen Stress of Corn for Field Trials Using Uav- and CubeSat-Based Multispectral Sensing».
I piccoli satelliti, infatti, si sono dimostrati versatili nel monitoraggio delle colture, in particolare nella rilevazione dello stress derivante dall’eccessivo utilizzo di fertilizzanti a base di azoto sulle coltivazioni di mais. I piccoli satelliti possono individuare lo stress da azoto ad inizio stagione, in modo che i coltivatori siano in grado di pianificare la somministrazione dei fertilizzanti in quantità adeguata, senza dover aspettare il momento del raccolto per rendersi conto se hanno esagerato o meno.
I CubeSat si sono rivelati lo strumento ideale per quest’attività, risultando più efficaci rispetto ai più grandi satelliti e ai droni. Il team della ricerca ha testato le loro capacità utilizzando un’area coltivata sperimentale in Illinois dove le piante si trovavano in differenti condizioni rispetto alla somministrazione di fertilizzanti; le prove sono state effettuate nel 2017 e hanno assunto come parametro il contenuto di clorofilla nel mais, un indicatore utile per verificare l’eventuale stress da azoto.
Antonio Lo Campo