Ma quale valutazione per gli alunni?

1578
scuola alunni riforma istruzione
Tempo di lettura: 2 minuti

Sommativa o formativa?

Questo tempo della «reclusione forzata» deve accogliere la straordinarietà di una aggiudicazione temporale. Non ci facciamo sommergere dalla struttura, non ubbidiamo ad essa come ad un assoluto perché è la struttura che deve servire all’umano e non sacrificare questo ad essa

Questi ultimi mesi di scuola hanno imposto al sistema strategie sanitarie che obbligano a scelte conseguenti per esprimere giudizi di valutazione sulla preparazione degli alunni, ancora preservati dalla frequenza nelle strutture.

Questo fenomeno induce a porre la domanda di fondo sulla valutazione: la valutazione si riferisce all’alunno presente fisicamente dinanzi al giudicante o si applica alla preparazione manifestata? Teniamo presente che lo studio degli alunni, a cui si riferisce in seconda battuta il giudizio, è da loro realizzato generalmente nel proprio domicilio; solo nel caso di laboratori l’azione di ricerca e di applicazione è naturalmente eseguita in compresenza tra alunni e docenti.

Premesso che la relazione in presenza reale ha una valenza di valore per la ricchezza dei linguaggi analogici che accompagnano e facilitano la comunicazione efficace e per il contatto che personalizza le energie espresse ed impiegate, come è ben provato con il Circle-Talk, l’indagine sulla preparazione, sullo stile di studio e di applicazione nelle discipline può essere eseguita a distanza, come sta avvenendo in questo periodo di pandemia.

Allora, ecco la questione per gli insegnanti: valutare in numeri o in giudizi estesi?

La nostra scuola nei decenni dagli anni 70 in poi per l’espressione dei giudizi valutativi intermedi e finali ha attraversato varie fasi: dal numero al giudizio esteso e poi alle lettere dell’alfabeto (dalle E alla A), alla dizione sintetica (da scarso a ottimo) e di nuovo ai numeri (da 0 a 10). Perché adesso si solleva una grande questione se debba applicarsi una valutazione sommativa o formativa?

Secondo noi sarebbe preferibile quella «formativa» se con il termine si indica l’espressione estesa, motivata e di livello. Importante che sia applicata in tutte le scuole della repubblica visto che da quello strumento deriva la valutazione spendibile sul «mercato». Il sistema unitario necessario è più comprensibile e spendibile sul territorio nazionale.

La difficoltà di applicarlo, per i docenti, non deriva dalla differenza tra presenza reale e presenza virtuale, ma dalla impreparazione nell’uso degli strumenti informatici e dalla difficoltà per molti alunni che nasce dal non possesso del pc. Ma è quasi generalizzata per essi la capacità di muoversi in rete e ne posseggono linguaggio e tecnica meglio e più di molti docenti.

Concludendo e rimandando ad altri momenti l’approfondimento della questione diciamo che un giudizio di preparazione e di livello, per le classi intermedie, può definirsi anche in tempi più estesi, secondo il principio della continuità in formazione e alla fine di percorsi anch’essi più estesi, superando il terrore dell’estate che debba necessariamente concludere un ciclo! Annualità, semestre, quadrimestre… sono scadenze di strategia ma scadenze relative: promozione, rimando o altro… anch’essi conclusioni di comodo se riferiti alle scadenze standard.

Questo tempo della «reclusione forzata» deve accogliere la straordinarietà di una aggiudicazione temporale. Non ci facciamo sommergere dalla struttura, non ubbidiamo ad essa come ad un assoluto perché è la struttura che deve servire all’umano e non sacrificare questo ad essa!

Francesco Sofia, Pedagogista, Socio onorario dell’Associazione nazionale dei pedagogisti italiani