Salviamo il Sarmento dalle ruspe

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In pieno parco del Pollino un’azione inspiegabile cancella un’emergenza naturale che solo chi non conosce storia e geologia può pensare

La denuncia

La Ola, Organizzazione Lucana ambientalista, coordinamento apartitico di associazioni e comitati dei cittadini, in relazione a lavori di sbancamento della parte inferiore di Timpa dei Preti, nel territorio comunale di Noepoli (Potenza), riguardanti la sponda sinistra del Torrente Sarmento affluente del fiume Sinni (Basilicata), in una nota inviata all’Ente Parco del Pollino, al ministero dell’Ambiente ed al Corpo Forestale dello Stato ha chiesto l’immediata sospensione dei lavori consistenti in una vasta spianata operata con ruspe e pale meccaniche con taglio totale della vegetazione arbustiva ed arborea inclusa nel perimetro del parco nazionale del Pollino ricadente in zona 1 (fascia del Torrente Sarmento). La Ola ha chiesto inoltre di conoscere se tali opere abbiano ricevuto tutte le necessarie autorizzazioni ed in caso contrario di sapere se esse contrastino con quanto indicato nelle misure di salvaguardia accluse al DPR 15/11/1993 ed in particolare dell’art.3, commi b);c) e d); dell’art.4 commi c), d),f) e g) del citato DPR.

È infatti evidente l’impatto ambientale in aree a forte valenza paesistico-ambientale. La Direttiva europea 2000/60/EC ha per obiettivo assicurare la gestione coerente e appropriata dei bacini idrografici con lo scopo di ottenere una buona qualità delle acque o un buon potenziale ecologico. Le opere proprio sulla riva del Torrente Sarmento insistono su un’area interessata da forti dissesti idrogeologici che rischiano di essere ulteriormente aggravati dai lavori di sbancamento riducendo la qualità ecologica del corpo idrico. Essi hanno creato infatti una barriera artificiale al deflusso delle acque meteoriche provenienti dai numerosi fossi che immettono nel Torrente Sarmento interessato da piene periodiche improvvise e violente, anche con notevole portata di acqua.

I lavori sarebbero finalizzati alla creazione di un non meglio specificato e costoso progetto denominato «Teatro vegetale» che nulla ha a che vedere con la salvaguardia della biodiversità naturale della Valle del Sarmento.

Intervento di Annibale Formica

Salviamo le «balze» del Sarmento

Prendo la parola in prestito dalle balze di Volterra e dal Vocabolario della lingua italiana per chiamare «balze» i luoghi rocciosi, scoscesi e dirupati, che mi appaiono ogni giorno da San Paolo Albanese, guardando il versante occidentale del torrente Sarmento, tra Noepoli e San Costantino Albanese, sotto il bosco Farneta, da Timpa del Calorio a Timpa dei Preti fino al fosso Sarsico.

Corografia dell’area delle «balze» sul Sarmento

«Balze» mi è sembrata una parola che può meglio evocare i paesaggi naturali spettacolari, di «naturale» bellezza estetica, dispiegati in un tratto del costone che scende sul Sarmento tra fossi, dirupi e coni di deiezione, a comporre uno scenario eccezionale, unico e irripetibile. Nella sentieristica di valle e nel Piano Pluriennale di Sviluppo Socio-Economico, approvato dal Consiglio della Comunità Montana Val Sarmento il 26 marzo 2009, ho suggerito di chiamare «balze» quei luoghi che rappresentano punti di forza da tutelare e da valorizzare.

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Nella prima foto il fosso prima dello sbancamento dei giorni scorsi. Nella seconda foto il fosso dopo lo sbancamento.

Conosco i paesaggi del Sarmento; appartengono alla mia esperienza umana, sociale e culturale; mi appassionano e li seguo quotidianamente nel loro conservarsi ed evolversi. Li seguo con accanimento cercando di interpretare gli aspetti ecologici, ambientali, naturali, culturali e umani e gli elementi vitali delle cose e dei fatti della mia terra.

Percorro i tratturi, i viottoli, gli spazi, i terreni della nostra campagna abbandonata, senza più contadini e pastori e senza più altro; lancio lo sguardo verso il panorama delle «balze». Mi  inorgoglisco ogni volta di più per i grandi, inestimabili valori di un territorio che, in Val Sarmento, una piccola enclave dell’antico Stato di Noia nel versante nord-orientale del Parco Nazionale del Pollino, è capace di contenere patrimoni naturali e culturali incommensurabili: dalla ricchezza di biodiversità al pino loricato e all’associazione abete-faggio, dai circhi glaciali e dagli accumuli morenici dell’ambiente alto-montano dolomitico alle «balze» di Timpa del Calorio e di Timpa dei Preti dell’ambiente collinare mediterraneo, dai riti «arborei» di Terranova del Pollino e dai suoni di zampogna alla minoranza etnico-linguistica Arbëreshë di San Costantino e di San Paolo Albanese, dai resti materiali della cultura locale ai rinvenimenti archeologici della cinta fortificata dell’acropoli della città lucana del IV secolo a.C. sull’altura di Monte Castello di Cersosimo.

Sono luoghi di vita e di cultura, dove si svolgono le attività quotidiane degli abitanti dei piccoli paesi di Noepoli, Cersosimo, San Costantino, San Paolo Albanese, Terranova di Pollino. Sono luoghi ai quali la Convenzione europea del Paesaggio e l’art. 9 della Costituzione italiana riservano considerazione, rispetto ed obbligo di tutela. Sono luoghi di mirabile sintesi tra ecologia, economia e cultura materiale; sono «documenti storici».

La documentazione storica delle balze della Val Sarmento sta subendo, in questi giorni, una trasformazione. Da notizie di stampa apprendo che nel versante lucano del Pollino, il più grande parco nazionale d’Italia, si sta tentando la sfida di far convivere ambienti incontaminati con «l’arte contemporanea più raffinata».

Si sta per trasformare monumenti naturali importanti del nostro territorio; si sta per incidere sui «documenti storici» della nostra esistenza in Val Sarmento. Vedo, intanto, un grande sbancamento che ha già mutato l’immagine originaria del fosso Mistro sotto la Timpa dei Preti nel territorio di Noepoli.

Sono molto disorientato.

 

R.V.G.