Pipistrelli, evitare i danni dell’ignoranza

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Pipistrello alibombato (Pipistrellus kuhlii), specie diffusa in Italia ed in Puglia (Foto Leonardo Ancillotto)
Pipistrello alibombato (Pipistrellus kuhlii), specie diffusa in Italia ed in Puglia (Foto Leonardo Ancillotto)
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Due ricercatori spiegano come alcuni messaggi utilizzati dai conservazionisti in difesa dei pipistrelli possano avere effetti opposti. Pubblicata una ricerca con linee guida

Ancora una volta dalla parte dei pipistrelli in chiave anti Covid-19 per la loro tutela e per la conservazione della biodiversità. Nel numero appena uscito della rivista scientifica «Biological Conservation», un ricercatore australiano (Douglas MacFarlane della Scuola di Psicologia dell’Università della Western Australia e componente del Conservation Science Group del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge nel Regno Unito) ed uno portoghese (Ricardo Rocha del Centro Ricerche in Biodiversità e Risorse Genetiche dell’Università di Porto e del Centro per l’Ecologia Applicata «Prof. Baeta Neves», Istituto di Agronomia dell’Università di Lisbona), spiegano come alcuni messaggi utilizzati dai conservazionisti in difesa dei pipistrelli possano avere effetti opposti. La ricerca ha per titolo «Linee guida per comunicare sui pipistrelli per prevenire la persecuzione nel tempo di Covid-19».

covid grafico pipistrelliLe conseguenze inintenzionali dei messaggi

«Mentre l’attuale pandemia di Covid-19 continua a devastare la salute umana e le economie nazionali — dicono i ricercatori — gli ambientalisti stanno lottando per prevenire la persecuzione sbagliata nei confronti dei pipistrelli, ingannevolmente accusati di diffondere la malattia. Sebbene a livello globale tale persecuzione sia relativamente rara, anche alcune azioni guidate possono potenzialmente per causare danni irrevocabili a specie già vulnerabili».

Nel loro articolo i ricercatori attingono alle ultime scoperte della psicologia «per spiegare perché alcuni messaggi di conservazione potrebbero rafforzare ulteriormente la disinformazione producendo associazioni mentali negative nei confronti dei chirotteri. Forniamo linee guida — proseguono i ricercatori — per garantire che i messaggi di conservazione funzionino in modo da neutralizzare le associazioni negative pericolose ed ingiustificate tra pipistrelli e rischio di malattia. Forniamo raccomandazioni su tre aree chiave della scienza psicologica: (I) smascherare la disinformazione; (II) associazioni negative contrarie; e (III) modifica delle norme sociali dannose. Sosteniamo che solo attraverso un’informazione accurata, onesta e debitamente contestualizzata, saremo in grado di servire al meglio la società e presentare una prospettiva anonima dei pipistrelli».

Comunicare meglio per la tutela dei pipistrelli

L’articolo esordisce affermando che «le zoonosi sono malattie infettive (causate da batteri, virus, funghi, parassiti o altri agenti patogeni) che si diffondono dagli animali all’uomo. La maggior parte delle malattie infettive ricorrenti ed emergenti nell’uomo sono zoonotiche e le loro origini possono spesso essere rintracciate in bacini specifici della fauna selvatica. Le zoonosi emergenti hanno un impatto enorme sulla salute umana globale e rappresentano un peso significativo per le economie nazionali, specialmente nei paesi a basso reddito. Questi impatti sono particolarmente catastrofici quando nuovi focolai si diffondono in tutto il mondo attraverso la trasmissione da uomo a uomo, come la pandemia di Covid-19, e possono portare ad effetti di lunga durata sulla biodiversità e sulle attività di conservazione».

I ricercatori sostengono anche che «le informazioni (e le informazioni errate) sulle zoonosi e sui loro presunti ospiti animali possono avere un impatto potenziale sulla percezione del pubblico di determinati taxa. Le notizie, ad esempio, che collegano ripetutamente animali selvatici ad una particolare malattia zoonotica, possono alimentare l’animosità verso le specie (o l’insieme di specie) e, in casi estremi, erodere il supporto della società alla loro conservazione o persino alimentare la persecuzione diretta come riserve di malattie conosciute o sospette. In questo contesto, anche gli sforzi ben intenzionati di giornalisti, ricercatori e ambientalisti per contrastare pericolose associazioni negative tra fauna selvatica e zoonosi possono portare a conseguenze non intenzionali e rafforzare ulteriormente gli stereotipi negativi».

MacFarlane e Rocha concludono che «a dispetto dell’importanza ecologica dei pipistrelli, è probabile che la loro crescente nomèa come riserve di zoonosi pericolose influisca negativamente sul supporto per la loro conservazione. All’indomani dell’attuale pandemia, i chirotterologi dovranno navigare con attenzione nelle dimensioni psicologiche umane per la conservazione dei pipistrelli ed essere estremamente cauti su come comunicano su chirotteri e zoonosi. A tal fine, è logico che la psicologia della comunicazione scientifica fornisca la migliore guida disponibile. In un mondo in cui gli esseri umani e gli ospiti naturali delle malattie infettive emergenti sono sempre più connessi, un approccio integrato ed interdisciplinare è fondamentale per collegare la scienza della conservazione della fauna selvatica ed il contesto della salute umana. Solo strutturando accuratamente informazioni accurate, oneste e debitamente contestualizzate, saremo in grado di servire al meglio la società con una percezione completa e imparziale della fauna selvatica che minimizzi i rischi zoonotici per la salute e consenta la coesistenza di specie selvatiche, dei loro servizi ecosistemici vitali e delle società umane».

 

Fabio Modesti