La senatrice Cattaneo difende ancora il glifosato

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La mozione della senatrice per il mondo medico-scientifico è da bocciare. Nonostante la Bayer sia stata costretta pagare oltre 10 miliardi di dollari per chiudere 95mila cause legali intentate per seri danni alla salute correlati all’uso dell’erbicida. E non tenendo conto delle ultime evidenze scientifiche

L’Isde e la dott.ssa Fiorella Belpoggi, Direttrice scientifica Istituto Ramazzini, hanno pubblicato, in un comunicato, alcune considerazioni medico-scientifiche inerenti la mozione della senatrice a vita Elena Cattaneo su review sistematica glifosato da presentare nella seduta d’Aula del 21/07/2020, abbinata alla mozione 1-00093 De Bonis e altri. In 10 punti stigmatizzano l’incongruenza di tale decisione di fronte alle sempre più numerose e aggiornate evidenze scientifiche.

Pubblichiamo di seguito l’intero comunicato.

 

La lettura della mozione presentata dalla senatrice Cattaneo per impegnare il Governo in una review sistematica sull’utilizzo del glifosato, finalizzata a una riabilitazione dell’erbicida, ci preoccupa, ma non ci meraviglia visto che si avvicina la scadenza per il rinnovo dell’autorizzazione del glifosato in Europa.

Ci chiediamo come sia possibile che, mentre a livello internazionale, soprattutto in Europa, sempre più si va verso pratiche agronomiche in grado di conciliare salubrità dell’ambiente, qualità delle acque, fertilità del suolo, biodiversità con qualità del cibo e salute umana, ci sia ancora qualcuno che tenta di difendere il modello agricolo industriale basato sulla chimica, di cui proprio il glifosato è il tragico vessillo. Tragico,visto che solo poche settimane fa Bayer, azienda tedesca produttrice del glifosato, ha patteggiato con oltre 10 miliardi di dollari per chiudere 95mila cause legali intentate per seri danni alla salute correlati all’uso dell’erbicida.

Il nostro Paese deve allinearsi alle politiche europee che, soprattutto in seguito alla pandemia da Covid-19, vedono nell’agroecologia l’unica via di uscita per uno sviluppo agricolo sostenibile.

Quanto alle affermazioni contenute nella mozione, esse appaiono a ricercatori e scienziati che da anni si occupano dei temi trattati, banali e sconcertanti. Il fatto poi che la mozione venga presentata da persona attiva nel campo della ricerca, Senatore a Vita, rende ancora più inquietante l’intera vicenda.

Di seguito alcune sintetiche considerazioni circa quanto affermato nella mozione:

  • l’approccio tossicologico trascura totalmente il concetto di «esposoma», cioè ignora la globalità dell’esposizione ambientale a partire dalle origini della vita, ricalcando un approccio riduzionista che non tiene conto della complessità e delle interazioni fra le diverse sostanze tossiche, né della diversa suscettibilità degli individui, né del periodo della vita in cui avviene l’esposizione, quando sappiamo che esistono particolari finestre di rischio che costituiscono un maggiore pericolo (dal concepimento all’età adulta) e che la Dose Giornaliera Accettabile (Admitted Daily Intake = Adi), in Europa di 50 mg per Kg di peso corporeo, è stata stabilita invece in riferimento ad individui maschi, adulti di 70 kg di peso;
  • il documento contesta la valutazione sulla cancerogenicità del glifosato fatta dalla Iarc nel 2015 (2A, cancerogeno probabile), trascurando invece che le rassicuranti valutazioni del BfR tedesco e dell’Efsa circa l’improbabile cancerogenicità del glifosato siano state viziate sia da carenze metodologiche sia da conflitti di interesse (Monsanto Papers), mettendo in discussione la credibilità stessa dell’Efsa;
  • la valutazioni di BfR e dell’Efsa si sono basate esclusivamente sul principio attivo e non sui suoi formulati commerciali – quelli che vengono in effetti utilizzati per il diserbo – i quali, per la presenza di composti adiuvanti (spesso sconosciuti perché coperti da segreto industriale) risultano più tossici del principio attivo da solo;
  • non si cita il fatto che Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) ha già riconosciuto il glifosato tossico per l’ambiente acquatico e irritante per gli occhi;
  • in attesa della pubblicazione del prossimo Rapporto «Pesticidi nelle acque», la situazione che emerge dall’annuario dei dati ambientali di Ispra è sempre più preoccupante: pesticidi sono presenti nel 67% delle acque superficiali e nel 33% di quelle sotterranee; il glifosato e l’Ampa (acido amminometilfosfonico, suo prodotto di degradazione) sono quelli più presenti e con maggiori superamenti dei limiti di qualità ambientali nelle acque superficiali;
  • corposa è la letteratura scientifica – sia sperimentale sia epidemiologica – che documenta rischi per la salute umana conseguenti all’esposizione all’erbicida; tali effetti, oltre all’azione cancerogena, consistono nell’interferenza endocrina, nell’alterazione della capacità riproduttiva, alterazioni della permeabilità intestinale, modificazioni metaboliche e delle funzioni del sistema nervoso;
  • la considerazione che «la conclusione di Iarc sarebbe stata determinata da un “eccesso di test sui dati”, ovvero: per la legge della probabilità, a causa dell’elevato numero di analisi effettuate da Iarc, alcune correlazioni sono apparse statisticamente significative per caso, e quindi biologicamente irrilevanti» non è plausibile, per non dire ridicola; l’analisi statistica segue regole standardizzate secondo le linee guida stabilite dall’Ocse, non può subire manipolazioni soggettive a seconda dell’uso che si vuole fare dei risultati; la Iarc in particolare utilizza con rigore da decenni metodi statistici appropriati, riferimento per tutto il mondo scientifico che opera nel settore;
  • la considerazione che «il glifosato agisce nelle piante bloccando un enzima specifico che non è presente nei mammiferi, per cui nell’uomo non esiste alcun bersaglio della tossicità di questo erbicida» dimostra una scarsa conoscenza della biologia e di come l’interazione fra le molecole e il materiale genetico non sia esclusivo del mondo vegetale e/o animale, a prescindere dalla specificità dei singoli enzimi;
  • viene ignorato il fatto che il glifosato, interagendo con i microorganismi presenti nel nostro corpo – altera in maniera importante la composizione del nostro microbiota intestinale, con cui viviamo in simbiosi, indispensabile per l’efficienza di alcune funzioni vitali, come ad esempio il sistema immunitario che ci rende più resistenti verso le malattie (molto se ne è parlato durante la pandemia Covid-19);
  • la mozione non fa riferimento al fatto che la nostra salute dipende fortemente da quella degli ecosistemi (aereo, terrestre, marino), oggi gravemente alterati dalle attività antropiche; gran parte delle malattie di tipo cronico-degenerativo – definite come non trasmissibili – quali, oltre al cancro, diabete di tipo 2, Parkinsonismo e altre patologie neurotossiche, rappresentano oggi oltre il 90% delle cause di morte in Italia, e i pesticidi esercitano un ruolo importante in questo dissesto.

In conclusione la mozione in oggetto va rigettata nella sua totalità: il nostro Paese non ha bisogno di alcuna rivisitazione circa l’utilizzo del glifosato. Recenti studi dell’Istituto Ramazzini, che non vengono neppure nominati nella mozione, hanno messo in evidenza che il glifosato e il suo formulato Roundup, a dosi equivalenti alla Adi degli Stati Uniti, procurano formazione di micronuclei (genotossicità), effetto androgenico e aumento del testosterone nel sangue sia nei maschi sia nelle femmine (interferenza endocrina), alterazione del microbiota intestinale durante le prime fasi della vita.

Dobbiamo con urgenza operare per recuperare un rapporto più equilibrato con gli ecosistemi naturali. Concretamente, per quanto riguarda azioni del nostro Governo, è necessario approvare rapidamente la legge sull’agricoltura biologica, come auspicato anche nel documento congiunto Isde/Fnomceo, «Le lezioni da imparare, gli errori da non ripetere».

Associazione italiana dei medici per l’ambiente Isde Italia

Dott.ssa Fiorella Belpoggi, Direttrice scientifica Istituto Ramazzini

 

R. V. G.