La leggendaria Lince appenninica vive ancora nel Mezzogiorno d’Italia
Straordinaria scoperta zoologica segnalata da Franco Tassi. Più volte vista in varie zone, queste sono state tutte attentamente censite dal Gruppo Lince Italia, che prossimamente renderà noti gli interessanti risultati delle ricerche svolte da Franco Tassi & Collaboratori durante l’ultimo mezzo secolo
Alcune immagini brevi, ma chiaramente interpretabili, mostrano per qualche istante un individuo di Lince appenninica, che ben presto scompare dalla vista. È una ulteriore conferma della presenza di questo elusivo animale in alcune remote aree della Catena Appenninica, come del resto il Gruppo Lince Italia, coordinato da Franco Tassi, sostiene da tempo, anche in articoli su «Villaggio Globale». L’esatta località viene per ora tenuta segreta, in attesa di accertare se sia possibile garantire la massima protezione.
«La Lince appenninica (Lynx lynx apennina, Tassi 2009) — ci dice Franco Tassi — è uno straordinario endemismo italiano che ancora sopravvive in molte zone di estremo rifugio dell’Italia peninsulare, dalla Liguria, Toscana ed Emilia-Romagna fino alla Calabria, Basilicata e Puglia. Zone tutte attentamente censite dal Gruppo Lince Italia, che prossimamente renderà noti gli interessanti risultati delle ricerche svolte da Franco Tassi & Collaboratori durante l’ultimo mezzo secolo. Benché pervicacemente ignorato dalla scienza ufficiale e dalle istituzioni, questo Carnivoro, della cui distribuzione, sistematica, etologia, ecologia e consistenza non si conosce ancora abbastanza, occupa senza dubbio un posto di rilievo nell’ecosistema forestale montano dell’Italia centromeridionale.
«Il Gruppo Lince Italia renderà note anche le risultanze dello studio socio-ecologico sulle strane, e talvolta incomprensibili reazioni di alcuni esperti e molti media di fronte ad ogni avvistamento o segnalazione, fino al caso estremo di giornali che preferiscono parlare di «pantere», e di alcuni ricercatori buontemponi, che per smentire l’esistenza della Lince nell’Appennino, avevano ampiamente diffuso la frottola che fosse stata «lanciata» da noi… (forse, come nel caso dei lupi e delle vipere?!)».
R. V. G.