Interrogativi di questo fine ventennio

1525
natale 2021
Tempo di lettura: 3 minuti

Un augurio a chi legge tra queste pagine e cerca la compagnia di parole altrui

La gente comune si va abituando ad un’attesa senza tante velleità: verranno tempi migliori, se avevano ragione i manifesti dei bimbi promettenti fiducia e buoni risultati. Per il pensiero critico che si domanda quale sia il senso da dare a questo tempo non può sfuggire che una risposta, tra le tante attese, debba trovarsi dentro di noi

Alle porte del 2021 risultiamo ben lieti di salutare un anno bisestile con interrogativi che lanciano la sfida al prossimo grappolo di anni a venire. I devoti che credono nei presagi, attoniti, fissano l’ampolla partenopea che ha mantenuto il grumo fisso: che san Gennaro consegni il presagio affliggente e lanci l’invito a far penitenza e rinunzia?

Essi interrogheranno altri luoghi sacri, da Fatima a Medjugorje? risposte si attendono, disvelamenti come quando gli aruspici fissando il cielo attendevano dalle stelle e dal volo degli uccelli qualche luce sul futuro e sull’andamento delle guerre. Le Cassandre hanno spazio libero, interpretazioni e malanni a seguire, per invitare a giuocare in riserva perché «non si sa mai!?».

Gli agnostici o gli intelletti a fondamento scientifico battono alle porte della scienza con le stesse domande, riposte attese da provette e reparti-frigo sperando che le molecole immesse nel circuito venoso siano corazza a tempo indeterminato e non abbiano la fregola di fare concorrenza ai tempi brevi del lavoro dipendente.

Gli scienziati, a gara, nei laboratori del mondo corrono per consegnare al potere costituito la bandierina a vanto di gloria nazionalistica o in attesa di un Nobel.

La gente comune si va abituando ad un’attesa senza tante velleità: verranno tempi migliori, se avevano ragione i manifesti dei bimbi promettenti fiducia e buoni risultati.

Per il pensiero critico che si domanda quale sia il senso da dare a questo tempo non può sfuggire che una risposta, tra le tante attese, debba trovarsi dentro di noi.

Questa fisarmonica di dati ora in crescita ora in flessione possono condurci in un itinerario individuale attraverso il quale riscoprire il senso della vita, la grandezza dei sentimenti, la riscoperta dell’ambito familiare in cui le parole possono fluire abbondanti come non mai, proferite alle e dalle persone vere e reali, in incontri domestici mai prima esplorati per domandare e rispondere guardando negli occhi, e a meno sperare che la digitazione veloce e forsennata sulla tastiera-mini del palmare ti surroghi amicizie e compagnie artificiali.

I restringimenti antipandemia possono allora rivelare un’indiretta pedagogia per educarci alle risposte cercate dentro di noi, tra di noi, mano nelle mani del prossimo più prossimo che ci sia. Non possiamo assistere a mani levate per colpire e distruggere affetti fragili; non possiamo essere passivi ad implorazioni di aiuto per timori covati in segreto e tra le mura domestiche di donne e figli; non possiamo arricchire l’elenco dei soppressi sui marciapiedi delle città opulenti e lamentare che il nostro Natale non registri folle tra luci e mercati, tra vetrine e ristoranti.

Questo tempo ci indica la cometa di un Natale di autenticità alla ricerca della Gloria e della Pace che si nutrono tra cielo e terra.

Se Qualcuno ce le ha non solo augurate ma anche promesse, allora cerchiamo l’itinerario giusto per segnare orma dopo orma il cammino verso l’alterità, quello verso l’autenticità e verso il rispetto di gente, natura e relazioni: come piccoli luoghi dell’interiorità rivisitata tra l’ascolto di una musica, la lettura di pagine amiche, la gioia di poter dire sempre a qualcuno: eccomi!

Una presenza moderata, proporzionata, amicale, lenta a ritrarsi, pronta a sorreggere fragilità; la parola proferita nel silenzio sterile di chi non spera più; uno sguardo non curioso ma solerte che sa di carezza lenitiva per chi ha perduto la sicurezza dell’aiuto; una risposta al telefono per non lesinare una risposta a chi ha affidato all’ultimo squillo la speranza di sentirsi accompagnato: cose piccole per chi dona ma grandi per chi attende.

Restare a casa, simile al riposo della pasta in levitazione destinata a profumare di pane caldo: sonar che intercetta domande nascoste, antenna che capta richiami lanciati nell’indifferenza generale, risposte attese rinfrancanti come l’acqua generosa che sgorga dal secco della roccia.

Se le case di questi silenzi fossero spie come luminosi richiami di lucciole saettanti nel bosco buio delle balze di Camaldoli potremo ricominciare a credere che le stelle del cielo si siano specchiate tra i nostri passi per ricominciare da dove ci siamo lasciati: Buon Natale e Buon 2021!

 

Francesco Sofia