Nella città della Daunia il parco fotovoltaico più grande in Italia, 150 ettari (200 campi di calcio) di specchi fissi sul suolo che una volta ospitava colture estensive e che, a detta della società danese, consentiranno «di risparmiare ogni anno 80.000 tonnellate di emissioni di CO2». Un obiettivo che si poteva raggiungere con meno di 2.000 ettari di bosco maturo
Non si canterà qui l’ira funesta del Pelìde Achille ma gli infiniti danni che gli impianti industriali per la produzione di energia da fonti rinnovabili stanno arrecando al paesaggio della Daunia. Lo spunto viene da un comunicato della società danese European Energy nel quale si annuncia «il closing [la conclusione di un’operazione finanziaria, N.d.R.] con Natixis e UniCredit di un finanziamento per un importo di 94,5 milioni di euro su base project finance riguardante tutti gli impianti di European Energy in Puglia, per un totale di 122 MW, tra cui il parco fotovoltaico più grande in Italia, a Troia (FG)».
Di questi 122 MW, oltre l’83% (103 MW) è prodotto proprio nella centrale fotovoltaica di Troia, completata a tempo di record in meno di un anno e collegata alla rete Terna a giugno scorso. 150 ettari (200 campi di calcio) di specchi fissi sul suolo che una volta ospitava colture estensive e che, a detta della società danese, consentiranno «di risparmiare ogni anno 80.000 tonnellate di emissioni di CO2» (giusto per fare un confronto, la stessa quantità di CO2 che può essere ben assorbita ogni anno da meno di 2.000 ettari di bosco maturo dei nostri climi temperati che però, in più, producono una quantità enorme di servizi ecosistemici tra cui quello paesaggistico).
Il grido di dolore…
Ma non c’è solo il più grande impianto fotovoltaico d’Italia, il 17.mo nel mondo, ad occupare il territorio di Troia. C’è anche una quantità smisurata di torri eoliche ed altre ne sono proposte oltre ad impianti fotovoltaici per almeno altri 100 ettari. Ed il Comune di Troia ha levato alto il proprio grido di dolore chiedendo aiuto, ad oggi inutilmente, alla Regione Puglia. Già a fine ottobre del 2018 il Consiglio comunale ha chiesto «alla Regione Puglia, di adottare ogni provvedimento utile a salvaguardare gli interessi del Comune di Troia, adottando politiche similari a quelle campane, dichiarando l’intero territorio comunale quale area non idonea Fer per le tipologie di impianto eolico con potenza superiore a 20 kW e pertanto ritenendo il comune di Troia “comune saturo”». Si dirà che oggetto della richiesta comunale erano gli impianti eolici ma la situazione non cambia anche perché l’«assalto» del fotovoltaico è ripartito proprio in quel periodo. Dalla Regione nessuna risposta e nessuna valutazione del cumulo di impatti degli impianti esistenti con quelli in corso di esame per l’autorizzazione.
…e gli appelli inascoltati
Ma gli appelli dolorosi giungono anche da altri Comuni della Capitanata. Il capoluogo, Foggia, è interessato da una quantità straordinaria di proposte per l’insediamento di impianti industriali di rinnovabili e l’ultimo in ordine di tempo approvato dall’amministrazione provinciale è quello fotovoltaico della Clean Energy Re Due s.r.l. da 70 MW per 120 ettari di superficie. E poi c’è tutta la questione legata alle opere accessorie degli impianti di rinnovabili. Sempre lì, sui Monti Dauni, la questione è stata sollevata dal Comune di Deliceto nel 2012 quando la Giunta municipale deliberò di vietare l’utilizzazione della strada comunale Deliceto-Ascoli Satriano per il posizionamento dei cavidotti di collegamento alla sottostazione Terna di numerosi impianti eolici, considerati i disagi arrecati dai continui lavori ad aziende e cittadini. Con la stessa deliberazione il Comune di Deliceto chiese il «riconoscimento di misure compensative di riequilibrio ambientale e territoriale». Anche questo appello rivolto è rimasto inascoltato.
Fabio Modesti