Buone pratiche, un’etichetta su misura per il Lavoro

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La Fondazione pubblica 10 macrodescrittori per ottenere l’etichetta di certificazione

Solo su «Villaggio Globale» è possibile consultare le modalità da rispettare per poter accedere alla richiesta dell’etichetta. Il grande impegno della Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche. Oltre alla lettura che offriamo, gli interessati possono anche scaricare il Pdf

Che cos’è una Buona Pratica e come la si può valutare per distinguerla dalle tante cattive, tinteggiate di buono?

Ci prova la Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche, sorta poco più di un anno fa col preciso scopo di creare addirittura un’etichetta che certifichi la corrispondenza di una pratica a rigorosissimi parametri di valutazione.

Abbiamo seguito l’iniziativa passo dopo passo, dalla sua prima presentazione all’assegnazione della prima etichetta e via via alle altre assegnazioni. Ora, per meglio rendere fruibile l’iniziativa, la Fondazione pubblica i «Manifesti», in pratica descrizione delle pratiche per raggiungere i vari obiettivi.

Basato su 10 macrodescrittori (definiti «Manifesti»), a loro volta articolati in sottoparametri, il processo di verifica spazia da rigorosi criteri di sostenibilità ecologica e sociale, alla valutazione dei servizi ecosistemici forniti, dagli effetti sulla biodiversità, alle politiche interne aziendali, dagli effetti sul clima al benessere umano a animale che caratterizzano la pratica sottoposta ad esame.

«Villaggio Globale», in 10 puntate, ospita la descrizione di tali parametri e i criteri di valutazione adottati dagli esperti della Fondazione.

Oggi si parla di Lavoro. Oltre alla lettura che offriamo, gli interessati possono anche scaricare il Pdf.

Fondazione buone pratiche
MANIFESTO N.9

BUONA PRATICA LAVORO

 

Il parametro in questione riguarda la gestione delle maestranze e delle condizioni di lavoro, e comunque del personale che ha un rapporto di dipendenza a qualsiasi titolo con l’organizzazione che richiede l’etichetta di Buona Pratica. Il parametro riguarda, quindi, sia le aziende che le onlus; per queste ultime, in relazione ai rapporti con eventuali dipendenti e collaboratori retribuiti. Il valore etico di tale misura è evidente, non solo perché l’oggettivo maggior onere organizzativo che un soggetto attuatore di buone pratiche si assume non venga scaricato negativamente su anomali carichi sul personale, ma anche e soprattutto per quanto il personale stesso possa rappresentare un elemento di propulsione positivo della pratica, oltre che una sua diffusione.

Requisiti per definire una buona pratica in tema di forza lavoro:

1- Ascolto e coinvolgimento dei collaboratori nelle scelte

La pratica è necessario che preveda il ricorso a strumenti/eventi (per esempio: test, interviste, assemblee, ecc.) finalizzati alla condivisione, informazione, sensibilizzazione, partecipazione, ecc. del personale sulle scelte aziendali o dell’organizzazione no profit, molto al di là dei meri obblighi di norma e contrattuali, con strumenti di massima trasparenza e inclusione.

2- Attenzione alle esigenze genitoriali/familiari/sociali 

La pratica deve prevedere la programmazione condivisa e flessibile di ferie e permessi, fondamentale per garantire il benessere, il miglioramento delle prestazioni, la risoluzione dei conflitti, ecc.

3- Criteri di selezione dei collaboratori

La pratica deve prevedere la valutazione del grado di percezione e conoscenza del personale, al momento dell’assunzione, della vision e delle scelte dell’azienda. E’ molto importante che la finalità etica, ambientale e sociale della pratica in questione sia pienamente compresa e condivisa dal personale, poiché richiede un elevato grado di consapevolezza individuale e collettiva, anche come base per ulteriori implementazioni di soluzioni e percorsi in tal senso. A tal proposito, non possono sussistere eventuali vincoli di segretezza di alcun tipo, riguardo alla pratica stessa, a cui il personale debba attenersi, data la finalità alla massima diffusione gratuita della pratica insita nel possesso dell’etichetta.

1- Servizi interni/esterni offerti

La pratica deve mostrare di aver considerato e valutato l’offerta di servizi forniti al lavoratore e alla sua famiglia all’interno e all’esterno dell’ambiente di lavoro, e di aver definito la sostenibilità di quelli non forniti per la futura programmazione.

Esempi di servizi: mensa, asilo nido, bonus culturali, spostamento casa-lavoro, anticipi stipendiali / prestiti a tasso zero, ecc…

2- Conformità per le norme di sicurezza interne ed esterne

La pratica deve garantire la conformità alle norme in materia di sicurezza sia interna che esterna, in bilanciamento con l’agio lavorativo, evitando al massimo ogni regola interna non strettamente necessaria che causi riduzione o contrasto a tutte le forme di socialità naturale e spontanea fra il personale.