La scelta di avvelenare anche l’agricoltura biologica per combattere il batterio scatena la protesta e i dubbi. «La Puglia — sottolinea Copagri — è la seconda Regione italiana per superficie biologica, oggi una parte consistente del suo territorio vedrà declassata la produzione. Si tratta di un danno commerciale e produttivo consistente, non ancora quantificato e soprattutto ingiustificato». Mentre si punta all’agricoltura sostenibile, alla scelta del biologico, all’eliminazione di anticrittogamici, la Puglia opta per i veleni (come dimostra il box allegato) dannosi per la salute umana oltre che per gli insetti, api in testa
Le associazioni di categoria stanno facendo sentire la loro voce su quanto bolle in pentola nella Regione Puglia su possibili nuovi interventi per fronteggiare l’avanzata della Xylella fastidiosa, che avevamo già anticipato ieri.
Si tratta, ancora una volta, di interventi non concordati e, soprattutto, non risolutivi sia sulla base delle informazioni scientifiche sia sull’esperienza di questi quasi otto anni (2013-2021) dal conclamarsi dell’infezione.
Fra gli interventi che giungono alla Regione fra i primi c’è quello della Copagri (Confederazione produttori agricoli) che stigmatizza alcune azioni e intenzioni future della Regione.
«Le azioni — si legge all’inizio — che in questi anni il piano ha proposto non hanno mostrato adeguata efficacia per prevenire o mitigare l’avanzata e i danni causati dal batterio».
«Il filo conduttore — prosegue più avanti — di tutta la politica comunitaria e dello sviluppo rurale per il futuro è centrato sulla sostenibilità ambientale. Per la lotta al vettore ancora una volta l’unica prospettiva che viene proposta è un massiccio utilizzo di insetticidi, quando in più sedi si è evidenziata l’efficacia della lotta al vettore negli stadi giovanili. Mentre la lotta all’adulto è molto dispendiosa e può risultare poco efficace in particolare se regolata a calendario e non con un monitoraggio costante».
Infine si sottolinea nella nota che «la Puglia è la seconda Regione italiana per superficie biologica, oggi una parte consistente del suo territorio vedrà declassata la produzione. Si tratta di un danno commerciale e produttivo consistente, non ancora quantificato e soprattutto ingiustificato».
Una considerazione che, Ahimè!, avrebbe dovuto già fare la Regione.
E infine i tempi. Nel documento regionale si dice che l’inizio dei trattamenti è il 10 aprile… ma non siamo per caso in ritardo?
Infatti «perché — si chiede la Copagri — non si è per tempo avviato un confronto e non sono stati attivati tavoli per verificare la possibilità di utilizzare prodotti ecocompatibili ammessi in agricoltura biologica»?
Infatti Copagri si è attivata per verificare se c’era la possibilità di utilizzare altri principi attivi ammessi in agricoltura biologica, e ha indicato alla Regione 8 etichette.
Veramente non si riesce a comprendere la ratio di questi comportamenti regionali. Di fronte all’inefficacia della politica condotta fino ad ora, al rifiuto di intraprendere sperimentazioni scientifiche che alcuni hanno intrapreso privatamente con successo, non si cambia rotta, non si cerca il dialogo e l’impiego di tutte le conoscenze a disposizione ma si allarga il conflitto con il territorio investendo in un campo, quello del biologico, che sta portando benefici economici con iniziative che lo porteranno alla scomparsa.
Mentre si punta all’agricoltura sostenibile, alla scelta del biologico, all’eliminazione di anticrittogamici, la Puglia opta per i veleni (come dimostra il box allegato) dannosi per la salute umana oltre che per gli insetti, api in testa.
I. L.