La giornata della Terra, quest’anno, sta segnando una valanga di iniziative. Sarà forse perché si ha una percezione maggiore della gravità della situazione. Noi difendiamo la Terra ogni giorno e in questa giornata partecipiamo con un video di Ispra e con questi versi
Versi per Gaia dalla pandemia
Squarciata nel petto d’ingordigia,
non della fame di chi null’ha,
ma della sete di ricchezza e dominio
di mercanti globali di fumo.
Offesa nell’anima di verdi distese
ridotte in cenere
per riempire, di sfarzi, vuote esistenze.
Dissanguata in ogni vena e avvelenata in ogni fonte
affinché si riempiano le pance degli ignavi.
Svuotata di magnifiche esistenze,
miliardi di splendide creature che danzerebbero all’unisono
se da una sola non provenissero trucidi rumori
di motori, fabbriche e seghe
di grida mute d’animali
di urla sorde vegetali
a intossicare la dolce melodia.
Non alza più lo sguardo al cielo il figlio del tuo evolvere,
non contempla più stelle nascoste dalla sua artificialità,
non sente più musica di versi e di silenzi,
non coglie più profumi di petali e di linfa,
non tocca più bellezza di piume e di pellicce.
Ha scelto d’adorare il progresso,
rinnegando la vita brulicante d’una madre e la luce calda d’un padre.
Ha voluto annientare la straordinaria diversità,
rendendo ogni contemporaneo meandro omogenea banalità.
Ha abbassato lo sguardo su uno schermo scuro e vuoto
perché indegno del bagliore e del fermento,
pur credendosi migliore d’ogni altro vivente.
E non con vendetta l’hai ammonito,
con rabbia piuttosto,
come monito che la soglia è già passata
che la sua stessa esistenza è già compromessa.
E dal più infimo degli esseri di sua conoscenza
forza ancor più distruttrice gli hai inviato
a dirgli: «basta, smettila di ferirmi,
perché tu sarai il primo a farti male!».
Un messaggio, chiaro come acqua di sorgente e di saggezza,
a coloro ch’han ridicolizzato i preoccupati
a chi apocalittici allarmisti li ha definiti,
rei solo di volerti proteggere da se stessi.
E un allarme, un’apocalisse dunque ha tuonato nel vento.
Come un fulmine in un cielo sereno solo per gli orbi
ha squarciato il velo ipocrita dell’indifferenza.
Ma l’uomo, si sa, dimentica presto
e se un microscopico essere l’ha ammonito oggi,
domani potrà riprender tutto come ieri.
Così, mentre il mio cuore d’uomo t’implora pietà,
la mia mente non vorrebbe alcun perdono per questa civiltà.
Roberto Cazzolla Gatti, Ph.D., Biologo ambientale ed evolutivo, Professore associato, Tomsk State University (Russia) e Politecnico di Rouen (Francia), Senior Research Fellow, Konrad Lorenz Institute for Evolution and Cognition Research (Austria)