Nella cultura del bello non c’entrano i nidi…

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grillaio
Nella foto di Michele Mendi un esemplare femmina di Grillaio
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Spesso ristrutturazioni irrispettose

I casi di Casamassima, Gravina e Altamura in Puglia. Per il grillaio tempi difficili e il rispetto per il suo habitat non è ancora entrato nella cultura locale. L’impegno della Lipu

Molte pubbliche amministrazioni non rispettano e non fanno rispettare le leggi per la tutela della biodiversità. Così, quando in aree di particolare rilevanza soprattutto per la presenza di specie di uccelli selvatici che nidificano nei centri storici, si deve procedere a restauri di chiese o di palazzi antichi con tetti con i coppi o con le tegole e con piccoli anfratti, accadono misfatti.

Di esempi ve ne sono a iosa un po’ in tutta Italia. Ne vanno di mezzo rondoni, rondini, grillai ma anche gechi e pipistrelli. L’anno scorso, ad esempio, a Casamassima, in provincia di Bari (Comune che si batte contro l’installazione di un impianto eolico nel proprio territorio agrario in nome del rispetto del paesaggio e dell’ambiente naturale) è stato sventato in extremis un altro mezzo disastro.

A maggio 2020, in piena pandemia, sarebbero dovuti cominciare i lavori di ristrutturazione di due piani del monastero di Santa Chiara dove però nidificavano alcune coppie di falco grillaio. Dopo un tira e molla defatigante tra il Comune ed il locale gruppo della Lega italiana protezione uccelli (Lipu), i lavori sono stati differiti a settembre, dopo che i grillai hanno intrapreso la via del ritorno nell’Africa sub sahariana. La preziosa opera di interdizione della Lipu ha fatto sì che le nidiate si salvassero, che i lavori si realizzassero senza perdere finanziamenti, e che si installassero una trentina di nidi artificiali.

Quest’anno i grillai sono tornati lì nidificando nella parte non ristrutturata del convento ed anche in alcune cassette nido. L’esempio di Casamassima è importante perché quel Comune non è ancora ricompreso in alcun Sito Natura 2000, pur avendo ormai una consolidata colonia di falchi grillai, e per questo non è soggetto agli obblighi di tutela derivanti dalla direttiva Ue «Uccelli» per la conservazione di alcune specie di uccelli selvatici. Ma l’intelligenza politica e la sensibilità del suo primo cittadino, Giuseppe Nitti, e la perseveranza unita al buon senso dei volontari della Lipu di Casamassima, non sempre trovano emuli in altri Comuni.

Si registrano situazioni in cui, ad esempio, gli interventi di Soprintendenze del ministero della Cultura provocano la perdita di coppie di falchi grillai oppure di colonie di pipistrelli per non aver ottemperato alle regole di tutela di queste specie. In Puglia gli unici dati disponibili circa l’impatto di interventi di ristrutturazione edilizia su colonie nidificanti di falchi grillai sono contenuti in una tesi di laurea del 2011 in zoologia dei vertebrati di Stefania Pellegrino presso l’Università di Bari. Il titolo è «L’impatto antropico sulla nidificazione del grillaio (Falco naumanni) in ecosistemi urbani dell’Alta Murgia».

Tra i vari casi esaminati, ne citiamo due. Il primo ha riguardato un fabbricato a Gravina in Puglia di proprietà della Diocesi. Prima dei lavori, effettuati tra il 2008 ed il 2009, si stimava la presenza di almeno 10-12 coppie di grillai. Per salvare il salvabile furono installati a fine lavori 12 nidi artificiali. Nei due anni successivi all’installazione è stata accertata la nidificazione di una sola coppia su una cavità posta su una facciata esterna, nello spazio compreso fra la trave e l’architrave di una finestra.

Negli anni 2009 e 2010 nei nidi artificiali non sono state riscontrate nidificazioni per via del disturbo dovuto ad alcuni lavori ancora in corso. Infine, il caso della cattedrale di Altamura di proprietà sempre della Diocesi locale. «Sulla Cattedrale — scrive la Pellegrino — si stimava la presenza di circa 40 coppie di grillaio, la tipologia e le dimensioni del monumento ne facevano per il grillaio uno dei siti elettivi di nidificazione. A seguito della ristrutturazione straordinaria avvenuta nel 2005, che ha comportato il rifacimento dei tetti e delle facciate, è stata eliminata ogni opportunità di nidificazione, con l’apposizione di reti antipiccione sulla torre campanaria, apposizione di aghi dissuasori a tutte le cavità, soprattutto fori pontai».

Un ecocidio e «dall’anno successivo — prosegue la Pellegrino — nessuna nidificazione nell’ambito dell’intera struttura è stata rilevata eccetto due, una all’interno del rosone della facciata anteriore e l’altra alla base di una scultura, posta su un cornicione in alto del lato destro della facciata. Tale nidificazione è andata persa per via della vulnerabilità ai predatori e alle intemperie». Se moltiplichiamo questi casi per tutti i fabbricati pubblici e privati oggetto di ristrutturazioni nei centri storici (se le norme dei piani urbanistici e regionali lo consentono) che ospitano colonie di falchi grillai e consideriamo gli anni trascorsi da quei dati, abbiamo un quadro desolante.

Ancora più desolante alla luce di tutti gli interventi di ristrutturazione, anche con demolizione e ricostruzione, che si stanno susseguendo con Piano casa e vari bonus edilizi senza alcun controllo da parte dei Comuni. Eppure basterebbe veramente poco per salvare animali, fabbricati e lavoro; basterebbe seguire le regole che già esistono e differire di un paio di mesi i lavori. In questo modo anche le previsioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, appena approvato dalla Commissione Ue, potrebbero effettivamente essere sostenibili per la biodiversità senza infingimenti ed ipocrisie.

 

Fabio Modesti