Biodiversità, c’è ancora troppa ipocrisia

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foto di V. Stano
Uno scorcio del Gargano. Foto di Vito Stano
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Sarebbe ora di fare sul serio in materia di tutela della biodiversità e così, in Puglia come in altre Regioni che ancora non l’hanno fatto, approvare leggi organiche per i Siti Natura 2000, individuare nell’autorità di gestione dei Siti anche quella competente per le valutazioni di incidenza e fare un grande passo verso il coinvolgimento dei vari detentori di interessi

In tempi di strategia europea per la biodiversità, con la quale si vorrebbe portare al 30% delle superfici terrestri e marine europee le aree protette, bisognerebbe porsi qualche domanda su come venga assicuratala trasparenza delle decisioni e delle informazioni in questo campo. Il riferimento è a Natura 2000, la rete coerente europea di siti per la tutela della biodiversità avviata nel 1992 con la direttiva 92/43 «Habitat» collegata alla direttiva 79/409 «Uccelli» precedente di 13 anni.

Trasparenza cercasi

A quasi 30 anni dalla visionaria politica per la biodiversità europea, molto difficile da attuare in un’unione di fatto economica e molto poco politica, non sono stati compiuti tutti gli sforzi necessari a raggiungere un livello accettabile di trasparenza e di responsabilità delle decisioni. Così, la valutazione di incidenza (sintetizzata in VincA con orrendo acronimo), pensata e scritta nella direttiva «Habitat» come strumento di gestione dei Siti Natura 2000, si è trasformata in una «banale» procedura amministrativa. Più che essere un fondamentale strumento di buona gestione dei Siti e di verifica delle incidenze più o meno significative che un progetto oppure un piano può avere sullo stato di conservazione di habitat naturali e seminaturali e su specie selvatiche tutelati, la valutazione di incidenza si è trasformata nella gran parte dei casi in un orpello amministrativo.

E poiché l’applicazione della direttiva «Habitat» passa attraverso la sua trasposizione negli ordinamenti giuridici degli Stati membri dell’Ue, ciascuno ha fatto per sé determinando situazioni anche paradossali.

Sulla questione della trasparenza dei procedimenti e sulla disponibilità di informazioni a vari livelli di approfondimento per i Siti Natura 2000, le Regioni italiane si sono attestate molto in basso in un’ipotetica graduatoria. Contrariamente alle procedure di valutazione d’impatto ambientale (Via) e di valutazione ambientale strategica (Vas), per le quali la disponibilità di dati al pubblico è stata imposta mediante obblighi giuridici precisi, la valutazione di incidenza è una Cenerentola. Una questione evidenziata anche dalla Corte di Giustizia europea, insieme alla precisione ed incontestabilità delle norme nazionali che recepiscono le direttive.

Serve una «forza vincolante»

«Le disposizioni delle direttive devono essere attuate con una forza vincolante incontestabile e specificità, precisione e chiarezza necessarie per soddisfare i requisiti di certezza del diritto», scrive la Corte di Giustizia in una sentenza del 2001 relativa ad una causa riguardante il Belgio. Ed ancora «il principio della certezza del diritto richiede un’adeguata pubblicità delle misure nazionali adottate in applicazione delle norme comunitarie in modo tale da consentire alle persone interessate da tali misure di accertare la portata dei loro diritti e obblighi in una determinata materia disciplinata dal diritto comunitario». Nel caso della valutazione di incidenza di piani e progetti riguardanti Siti Natura 2000, questo non avviene.

Il caso Gargano

Prendiamo un caso esemplare e recente. La Regione Puglia si è dotata da un po’ di anni di un buon portale per le procedure di Via e di Vas ma di procedure di valutazione di incidenza neanche l’ombra. Così, per conoscere se un progetto sia stato esaminato per l’eventuale incidenza su habitat e specie bisogna fare i segugi del bollettino ufficiale regionale, perdere un mare di tempo e sperare di trovare informazioni. Recentemente, sempre a mo’ d’esempio, è stato pubblicato un parere dell’autorità regionale competente pugliese che ha escluso dalla valutazione d’incidenza un rilevante intervento nel cuore di Foresta Umbra, nel Parco Nazionale del Gargano e nell’area delle faggete vetuste patrimonio dell’umanità Unesco. Si vogliono aprire (non si tratta di ripristino) 48 chilometri di piste tagliafuoco «verdi» per 10 metri di larghezza in una foresta che non vede, per somma fortuna, incendi da molti decenni. Ma informazioni approfondite per poter conoscere il progetto e visionarlo non ve ne sono e men che meno si trova traccia della relazione per la valutazione d’incidenza sul portale regionale. Peraltro, nel provvedimento pubblicato si afferma che l’intervento non è direttamente connesso alla gestione del Sito Natura 2000 e quindi non si comprende perché mai sia stato escluso dalla valutazione appropriata, considerate l’invasività delle operazioni e la sensibilità degli ecosistemi. Sarebbe ora di fare sul serio in materia di tutela della biodiversità e così, in Puglia come in altre Regioni che ancora non l’hanno fatto, approvare leggi organiche per i Siti Natura 2000, individuare nell’autorità di gestione dei Siti anche quella competente per le valutazioni di incidenza e fare un grande passo verso il coinvolgimento dei vari detentori di interessi. Perché i cittadini siano a conoscenza completa e precisa di confini, norme di conservazione e di gestione degli ecosistemi più importanti da salvaguardare, al di là delle chiacchiere da bar con cui ci si riempie la bocca di sostenibilità, green deal e resilienza.

 

Fabio Modesti