Dal 2009 ancora prorogato il Piano casa in Puglia

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Era una legge «straordinaria ed urgente»… Il Piano casa pugliese, sbandierato come vessillo di liberalismo, in realtà è diventato, nel tempo, un intervento a gamba tesa della politica nel mercato edilizio

Ci risiamo. L’applicazione della legge regionale pugliese sul Piano casa sta per essere prorogata anche per il 2022 senza che siano intervenute proposte organiche di riordino della materia. La legge sul Piano casa era «straordinaria ed urgente» nel 2009 e nel corso di oltre dodici anni è diventata ordinaria e prorogabile. L’ultima proposta di proroga è stata depositata tempo fa dai consiglieri regionali Amati e Caracciolo del PD ed è stata discussa ed approvata all’unanimità dalla Commissione consiliare competente, presieduta da Paolo Campo (PD), qualche giorno fa.

In quella circostanza l’Assessore alla Pianificazione territoriale ed urbanistica, Anna Grazia Maraschio, ha annunciato che presto la Giunta regionale metterà sul tavolo un testo di legge che chiuderà il lungo periodo di proroghe del Piano casa. Mentre parte la clessidra, la Commissione consiliare, come si dice, si è messa a parte civile con la proroga. Nella stessa seduta della V Commissione consiliare è stata inoltre decisa un’audizione del alcuni detentori di interessi (Ance per i costruttori, Anci per i Comuni ed ordini professionali di geometri, ingegneri ed architetti) con l’esclusione delle associazioni di tutela del territorio e di quelle scientifiche nel campo dell’urbanistica. Audizione poi effettivamente svolta nella quale sono stati depositati documenti come quello dell’Ance che ha chiesto a gran voce l’abrogazione della norma introdotta a fine luglio, su emendamento del capogruppo di Forza Italia, Lacatena, «onde ripristinare — dice l’Ance — la giusta equità di condizioni tra gli interventi in lotti di modeste dimensioni (non idonei a soddisfare il reperimento delle aree a standard all’interno del lotto medesimo, non potendosi più far ricorso alla “monetizzazione”) e lotti di dimensioni più grandi», dichiarandosi disponibile a collaborare per la stesura di una nuova legge ordinaria sulla sostituzione edilizia funzionale.

Il Piano casa è quindi diventato sostanzialmente pure iniquo; dopo che in Puglia si è data briglia sciolta per demolire anche capannoni industriali per realizzare vani su vani residenziali con aumenti di cubatura fino al 35% del volume iniziale, ora si è tirato il freno, di fatto in favore di interventi su superfici molto ampie nelle quali reperire le superfici da destinare a standard urbanistici in favore dei Comuni, come quelle della ex Rivoli a Monopoli e probabilmente della Adriatica legnami a Fasano. E che l’emendamento Lacatena, poi diventata norma, fosse parte dell’accordo con Palazzo Chigi per non far impugnare dal Governo la proroga della legge n. 14/2009 anche per il 2022 (come da noi sostenuto), può avere conferma dal fatto che lo stesso Governo Draghi ha deciso, il 29 settembre scorso, di non impugnare la legge della Regione Puglia n. 25/2021 che contiene la norma proposta da Lacatena. Il Piano casa pugliese, sbandierato come vessillo di liberalismo, in realtà è diventato, nel tempo, un intervento a gamba tesa della politica nel mercato edilizio. Le continue modificazioni di termini e condizioni, l’agevolare alcuni interventi a scapito di altri, appaiono un pessimo segnale di pressione del potere politico sull’imprenditoria lasciata in balìa dell’incertezza del diritto.

Con la pianificazione urbanistica ormai cestinata, con norme derogatorie adottate ad ogni pie’ sospinto e con continue modificazioni del quadro giuridico, l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo, da sempre citato da chi poi opera in senso contrario, è una chimera. Così come una chimera appare conoscere a chi siano destinati tutti i vani realizzati con il Piano casa tanto più alla luce degli ultimi dati demografici pubblicati dall’inserto culturale del Corriere della Sera, «La Lettura» del 3 ottobre scorso. Facendo un gioco, che in realtà è una proiezione piuttosto attendibile, «La Lettura» sostiene che Bari, alla luce della perdita di abitanti registrata tra il 1° gennaio 2018 ed il 31 maggio 2021 (ossia -11.192 abitanti), potrà sopravvivere ancora per 99 anni. Circa 20 Sindaci. Però sembra che non vi siano invenduti nel mercato della nuova edilizia nel capoluogo di regione. Qualcosa non quadra.

 

Fabio Modesti