Il Piano casa pugliese attende la… politica

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Le continue proroghe, stravolgendo la ratio della legge, espongono imprese e cittadini al rischio di investimenti in attività potenzialmente illegittime. Una proposta di legge, tesa a riordinare la disciplina urbanistica in Puglia, risalente ad oltre 20 anni fa, compresa quella relativa al Piano casa, è in attesa di essere esaminata

Fa riflettere l’accanimento con cui la legge sul Piano casa pugliese, che dal 2009 ha subìto tali e tanti peggioramenti da essere ormai fuori dal perimetro costituzionale,  venga ripetutamente prorogata esponendo imprese e cittadini al rischio di investimenti in attività potenzialmente illegittime. Alcuni addirittura rilevano, in questa coazione a ripetere, una possibile responsabilità risarcitoria del legislatore.

Un’eventualità, questa, è bene dirlo, oltre che alquanto preoccupante in termini di lesione dei principî di separazione ed equilibrio dei poteri in uno Stato democratico, estremamente improbabile in ragione di una giurisprudenza ad oggi del tutto giustamente contraria.

L’attività legislativa non può essere sindacabile dal giudice ordinario, però c’è un limite morale che dovrebbe emergere nell’Assemblea regionale. Ma quali possono essere le ragioni di tanto accanimento?

La rituale levata di scudi contro la «burocrazia maligna» sembra essere più una foglia di fico che altro. La burocrazia non agisce per conto proprio ma applica le norme che il legislatore approva. Più le norme sono confuse, modificate ad ogni piè sospinto ed irragionevoli, più la struttura amministrativa e tecnica, soprattutto dei Comuni, si trova nella seria difficoltà di interpretarle correttamente. Peraltro non vi è chi, tra i «burocrati» comunali, non si sia reso conto che dall’impianto iniziale della legge («straordinaria ed urgente»), che pure aveva una ratio condivisibile di minore consumo di suolo e di riutilizzazione degli edifici fatiscenti con premio volumetrico, si sia passati di anno in anno ed anche più volte nello stesso anno a norme che sconvolgevano gli assetti urbanistici. In particolare si sono consentite variazioni di destinazione d’uso ad edifici residenziali in aree industriali ed in aree urbane destinate a servizi e verde urbano. Vere e proprie varianti urbanistiche, che aggirano le procedure di evidenza e di partecipazione pubblica stabilite dalle norme urbanistiche.

Il Piano casa, quindi, è uno strumento di intervento sul territorio urbano ed anche extraurbano sostanzialmente sottratto al controllo della pubblica opinione con la realizzazione di una quantità impressionante di cubature ulteriori rispetto a quelle previste dalla pianificazione urbanistica comunale, e con sostituzioni edilizie estranee ai Documenti programmatici di rigenerazione urbana (Dpru). In più, uno strumento per ceti agiati, per chi ha disponibilità economiche non indifferenti, che alimenta l’investimento parassitario nel mattone. Questo accade ancor di più in città come Bari che continua a perdere popolazione da decenni, tendenza che non accenna ad invertirsi. Lo strumento diventa maggiormente rivolto ai ceti più abbienti se solo si considera il micidiale combinato disposto del Piano casa con i vari bonus edilizi (sisma bonus in particolare) ed energetici in vigore, già di per sé indirizzati alle fasce economiche più benestanti.

Tuttavia qualcosa comincia a muoversi negli uffici regionali. Il consigliere regionale Antonio Tutolo, componente del gruppo Misto ed ex Sindaco di Lucera (FG), ha depositato, prima delle festività natalizie, una proposta di legge tesa a riordinare la disciplina urbanistica in Puglia, risalente ad oltre 20 anni fa, compresa quella relativa al Piano casa. L’assessore alla pianificazione territoriale, Anna Grazia Maraschio, ha avviato gli incontri con i vari detentori di interessi in materia urbanistica su un testo organico per superare anch’esso la legge sul Piano casa del 2009. Ma tutto questo non sembra essere tra le priorità di esame da parte del Consiglio regionale che, evidentemente, preferisce attendere che la Corte costituzionale venga chiamata in causa dal Governo centrale, che dovrebbe impugnare l’ultima proroga del Piano casa pugliese, per colmare, come sempre più spesso accade, l’assenza della politica.

 

Fabio Modesti