L’invasione dell’Ucraina e l’impatto sulla nostra economia

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Che cosa ha detto Draghi. Cosa comporta intervenire sullo Swift. Come integrare le fonti di energia. Si è riaperto al carbone. Intanto rimane imperscrutabile la volontà reale di Putin. Interrogativi sulla Nato

Sulla situazione in Ucraina così il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha riferito in Aula alla Camera: «L’invasione ha assunto subito una dimensione crescente. Abbiamo registrato esplosioni diffuse anche nella zona di Leopoli, la più vicina alla frontiera europea. L’esercito russo continua con missili sulle città anche centro-occidentali. Una pioggia di missili è caduta su Kiev. Il governo ucraino registra vittime tra i civili. Le immagini dei cittadini costretti a nascondersi nelle metropolitane ci ricordano i giorni più bui della storia europea».
«L’offensiva ha già colpito in modo tragico la popolazione ucraina: il ministero dell’Interno ucraino registra vittime civili. Le immagini a cui assistiamo di cittadini inermi costretti a nascondersi nei bunker e nelle metropolitane sono terribili e ci riportano ai giorni più bui della storia europea». Ha continuato Mario Draghi.
«L’Italia — ha poi aggiunto — condanna fermamente l’attacco russo all’Ucraina. Voglio esprimere ancora una volta la solidarietà del popolo italiano ai cittadini ucraini e al presidente Zelensky».
In serata il Presidente del C.d.M. ha sentito, con il Consiglio europeo, il presidente Zelensky ed è stato un momento drammatico. È nascosto in qualche posto di Kiev. Ha detto che non ha più tempo, che lui e la sua famiglia sono l’obiettivo dei soldati russi.
«Quale che sia lo scopo dell’invasione, la Russia ha già raggiunto un obiettivo: l’intero tessuto sociale ucraino è stato distrutto», ha spiegato il presidente.
L‘obiettivo principale deve essere proteggere il nostro continente, pretendere il ritiro delle truppe dall’Ucraina e il ritorno della Russia al tavolo delle trattative.
Per raggiugere tale obiettivo l’Italia è perfettamente in linea con gli altri Paesi dell’Unione europea, primi tra tutti Francia e Germania.
Così come hanno detto più volte gli Stati Uniti, se la Russia dovesse invadere l’Ucraina, così come è avvenuto, occorre rispondere non con le armi ma con l’imposizione di sanzioni economiche.
La Nato, infatti, non può intervenire in quanto l’Ucraina non fa parte della Nato. Ma c’è una possibilità. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, molti Paesi membri hanno chiesto l’intervento della Nato appellandosi all’articolo 4.
Se l’articolo 5 del Trattato stabilisce che «le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti», diverso è l’articolo 4, che recita: «Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata». Questo è l’articolo a cui fanno riferimento quegli Stati, come Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, che si sentono in pericolo davanti alla strategia aggressiva di Mosca.
La Nato potrebbe intervenire a difesa dell’Ucraina non in quanto membro dell’Alleanza, ma perché segnale di un pericolo allargato ad altri Paesi, che fanno parte, loro sì, della Nato. La diplomazia internazionale è convinta che l’obiettivo del presidente russo Vladimir Putin non sia solo quello di annettere l’Ucraina, ma di aggredire, in un secondo momento, anche i Paesi del Baltico, per realizzare il grande sogno originario: la ricostituzione dell’Unione Sovietica. Non è un caso che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, abbia deciso lo spostamento di soldati, jet militari e elicotteri Apache sulla linea del Baltico.

Occorre pensare quindi all’utilizzo di sanzioni economiche.

Una delle penalità più dure che si potrebbe applicare verso Mosca, di concerto, almeno in teoria, con gli alleati in Europa, consiste nell’esclusione del paese dalla rete Swift, ovvero lo standard di riferimento internazionale per le transazioni finanziarie.
Occorre chiarire che la rete Swift, acronimo della Society for Worldwide Interbank Financial Telecomunication, ha a che fare con la sicurezza delle informazioni e comporta un notevole impatto sulle aziende del settore finanziario per quel che riguarda la protezione delle transazioni finanziarie internazionali.
Swift, infatti, è una società con sede a Bruxelles che fornisce alle istituzioni finanziarie un’infrastruttura che permette lo scambio di informazioni riguardanti le transazioni finanziarie internazionali in modo sicuro, standardizzato e affidabile.
La società offre, allo scopo, una rete (SwiftNet) con relativi protocolli di comunicazione dei messaggi e un insieme di standard che definiscono la sintassi dei messaggi. Ogni istituzione finanziaria è identificata attraverso un codice univoco (BIC code, o Swift code o ISO 9362).
Seppure si tratti di un servizio fornito da una società privata, Swift è diventato lo standard di fatto per quel che riguarda le transazioni finanziarie internazionali.
Oltre a ciò, Swift fornisce ai suoi clienti anche prodotti software da utilizzare all’interno della rete Swift (ma esiste anche software di terze parti certificato da Swift).
L’esclusione della Russia dallo Swift avrà delle conseguenze economiche molto pesanti per Mosca. Ma non solo: anche le nazioni europee potrebbero soffrirne. La Russia è infatti la maggiore fornitrice di gas naturale del Vecchio continente (e dell’Italia: vale circa il 40 per cento del totale delle importazioni); i pagamenti per il combustibile vengono effettuati proprio tramite il sistema Swift.
Per l’economista Angelo Baglioni dell’Università Cattolica, si creerebbe di colpo uno spazio insperato per i sistemi alternativi che già sono in preparazione: la blockchain e le valute digitali.
L’obiettivo e l’essenza dei sistemi blockchain è «sicurezza»: questo tipo di tecnologia offre un modo di registrare le informazioni che rende quasi impossibile la loro modifica o l’alterazione. La tecnologia blockchain viene impiegata in diversi campi, ma il suo utilizzo principale è legato al mondo delle criptovalute.
Questa tecnologia ha reso possibile l’ascesa di criptovalute come Bitcoin, che utilizzano la blockchain per registrare in modo trasparente le transazioni monetarie.
La Cina sta lavorando a un sistema di pagamenti basato sulla propria valuta digitale, lo yuan. Senza contare che nel 2021 la banca centrale del paese ha annunciato la creazione di una joint venture con Swift (la società che gestisce la rete).
Alcuni analisti interpretano la mossa come una sorta di «garanzia» nel caso in cui Pechino dovesse venire esclusa dal sistema finanziario globale.
Inoltre, l’economista americano Ken Rogoff ha detto che «oggi i Bitcoin», la criptovaluta più popolare, «sono usati dall’economia sommersa, per gli acquisti illegali di droga sul dark web, gli affari sporchi degli oligarchi, il riciclaggio, l’evasione fiscale». In caso di espulsione di Mosca dallo Swift, il loro utilizzo potrebbe crescere.
Ma, oltre a ciò, le sanzioni che si andranno ad approvare in futuro ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia.
«La maggiore preoccupazione — ha, infatti, detto il Presidente Mario Draghi — riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa».
«Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020, a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità ed evitare il rischio di crisi future».
Nell’informativa alla Camera il premier ha evidenziato, allo stesso tempo, che «l’Italia è impegnata a spingere l’Unione europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comune, che aiutino tutti i Paesi a fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture. Ci auguriamo che questa crisi possa accelerare finalmente una risposta positiva sul tema».
Ha aggiunto, inoltre, che «gli stoccaggi italiani beneficiano dell’aver avuto, a inizio inverno, una situazione migliore rispetto a quello di altri Paesi europei, anche grazie alla qualità delle nostre infrastrutture. Il livello di riempimento aveva raggiunto il 90% alla fine del mese di ottobre, mentre gli altri Paesi europei erano intorno al 75%. Gli stoccaggi sono stati poi utilizzati a pieno ritmo e nel mese di febbraio hanno già raggiunto il livello che hanno generalmente a fine marzo. Questa situazione, che sarebbe stata più grave in assenza di infrastrutture e politiche adeguate, è simile a quella che vivono altri Paesi europei tra cui la Germania. La fine dell’inverno e l’arrivo delle temperature più miti ci permettono di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi, ma dobbiamo intervenire per migliorare ulteriormente la nostra capacità di stoccaggio per i prossimi anni», ha spiegato.
«Il Governo è al lavoro per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. Il Presidente americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo — ha commentato Draghi —. Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia».
Oltre al gas, la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti. Gli ostacoli a una maggiore speditezza a questo percorso non sono tecnici o tecnologici ma sono solo burocratici. Tuttavia il gas resta essenziale come combustibile di transizione. Dobbiamo migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro.
Infine, ha concluso il presidente Draghi nell’informativa alla Camera, la crisi che l’Italia e l’Europa hanno davanti potrebbe essere lunga e difficile da ricomporre. Il Governo intende lavorare senza tregua, in stretto coordinamento con gli alleati, per dare ai cittadini le risposte che cercano in questo momento di grave incertezza.
«Per farlo, è essenziale il vostro appoggio, della maggioranza e dell’opposizione — ha detto ringraziando tutti i gruppi politici per l’appoggio dimostrato nelle ultime ore —. Il Parlamento è la casa di tutti gli italiani. Davanti alle terribili minacce che abbiamo davanti, per essere uniti con l’Ucraina e con i nostri alleati dobbiamo prima di tutto restare uniti fra noi».

 

Francesco Sannicandro, già Dirigente Regione Puglia e Consulente Autorità di Bacino della Puglia