֎Incontro tra imprese e istituzioni europee per cercare di coniugare business e protezione della natura. Qui si è varato uno strumento finalizzato a restaurare a funzioni ecosistemiche naturali almeno il 20% del territorio e dei mari europei… E il consiglio europeo ha fermato tutto֎
Un nuovo incontro tra imprese e istituzioni europee per discutere ed assumere impegni cercando di coniugare business e protezione della natura. Il summit si è svolto a Milano qualche giorno fa ma la notizia si è persa a causa delle infinitamente più importanti notizie dell’aggressione ad Israele da parte dei terroristi di Hamas. Ma la notizia c’è e la diamo non senza commenti.
Alla fine del summit, organizzato da Commissione europea, EU Business & Biodiversity Platform in collaborazione con Etifor (spin-off dell’Università di Padova), ItaSIF (Forum per la finanza sostenibile) e Regione Lombardia, è stato sottoscritto un impegno formale da parte dei partecipanti, dalle piccole alle grandi imprese alle istituzioni finanziarie.
Su che cosa si sono impegnati per i prossimi 12 mesi? «A iniziare o continuare a misurare, valutare e dare priorità agli impatti ed alle dipendenze dalla natura per affrontare quelle più materiali; a fissare o capire come fissare, obiettivi Smart basati sulla scienza e sugli impatti prioritari della nostra organizzazione operando nel rispetto dei limiti delle risorse planetarie; a sforzarsi per evitare e ridurre gli impatti negativi, a collaborare per ripristinare e rigenerare la terra e i paesaggi marini, a cambiare strategie aziendali e modelli. A sostenere politiche governative ambiziose e ad incoraggiare altre società e istituzioni finanziarie ad unirsi all’attività in favore della biodiversità. A mettere in atto meccanismi di governance per garantire la responsabilità e l’attuazione di queste azioni in tutte le organizzazioni imprenditoriali; a monitorare le prestazioni e riportare pubblicamente materiale informativo relativo alla natura durante tutta l’attività».
Niente di nuovo sotto il sole
La Commissione Ue ci ha abituati a documenti di questo tipo, pieni di buone intenzioni, di cui però è lastricata la strada per l’inferno (come diceva Karl Marx), apodittici e rappresentativi di un mondo che in realtà non è come lo si descrive. Attività della Commissione che fanno il paio con la fissazione di obiettivi ambiziosi quanto difficilmente raggiungibili (decarbonizzazione in Europa entro il 2050 mediante il Green Deal) e poco efficaci, considerato che il nostro Continente produce meno del 10% delle emissioni climalteranti del Pianeta. Ma la protezione della natura resta, nei fatti, un obiettivo poco perseguito. Se la «direttiva Habitat» del 1992, assieme alla «direttiva Uccelli» del 1979, doveva essere lo strumento per realizzare la rete coerente europea per la tutela degli habitat e delle specie selvatici, quell’obiettivo è stato solo parzialmente raggiunto. E invece di cercare di completare quel percorso virtuoso nella visione e nell’applicazione, la Commissione, con l’ex commissario Timmermans, si è incaponita nell’introdurre un altro strumento legislativo, la Nature Restoration Law, finalizzato a restaurare a funzioni ecosistemiche naturali almeno il 20% del territorio e dei mari europei. Il progetto legislativo è stato condiviso dal Parlamento europeo per pochi voti ed ora si è ovviamente incagliato nel Consiglio europeo dove molti governi dei Paesi membri Ue hanno posto il veto.
Fabio Modesti