֎Ieri ennesima occasione di ricordare le cose da fare ma che da anni attendono. Dalle fragilità di questi giorni al terremoto avvenuto il 31 ottobre e il 1° novembre 2002. Giovanna Amedei, presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia, « Il problema resta sempre lo stesso: attivarsi nell’emergenza con la promessa di risolvere le problematiche ma poi… poi il ricordo dell’evento sbiadisce e si pensa ad altro»֎
L’Italia è un territorio fragile, ormai lo sanno e lo vivono tutti gli italiani, eppure manca un’azione globale d’interventi e risanamenti. Si moltiplicano solo le celebrazioni…
E ieri è stata un’altra giornata di allarmi e ricordi. Sul sito della Protezione civile si segnalava un’allerta rossa e allerta arancione per rischio idraulico su settori del Veneto e allerta gialla in 10 regioni, un’ondata di intenso maltempo sull’Italia che ha causato ancora esondazioni e piene provocate da improvvisi temporali. E proseguendo ancora nella lettura, come sui Campi Flegrei si sia acquisito il parere della Commissione Grandi Rischi che evidenzia come l’attività vulcanica risulti in costante evoluzione e renda necessario prepararsi rispetto a possibili nuove azioni di prevenzione, in particolare per la zona rossa.
Due fronti caldi che mettono in risalto tutta la fragilità del territorio dell’intera penisola che necessita risposte forti in termini di prevenzione e sicurezza.
Un argomento che è stato affrontato ieri, data che ricorda quanto avvenuto il 31 ottobre e il 1° novembre 2002; due date importanti che portano alla memoria il terremoto di San Giuliano di Puglia e le sue vittime. Due eventi sismici del 31 Ottobre (Mw 5,8) e del 1° Novembre 2002 (Mw 5,7) che sono stati seguiti da una sequenza di circa 1900 eventi di magnitudo ML compresa tra 2,0 e 4,2, distribuiti prevalentemente in un’area estesa 15 km e che hanno evidenziato l’esistenza di un sistema di faglie orientate in direzione est-ovest. Il terremoto di San Giuliano fece sentire i suoi effetti anche in provincia di Foggia e in particolare nella zona del Subappennino dauno dove provocò diversi danni al patrimonio edilizio.
Giovanna Amedei, presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia (Org), ricordando l’evento fa il punto sulla situazione domandandosi a distanza di 21 anni cosa sia stato fatto…
«Abbastanza — dice — ma non tutto poiché ad oggi sono tante le abitazioni non ricostruite ed un patrimonio edilizio che rimane lo stesso di 21 anni fa. Il problema resta sempre lo stesso: attivarsi nell’emergenza con la promessa di risolvere le problematiche ma poi… poi il ricordo dell’evento sbiadisce e si pensa ad altro.
«Si dimentica che si continua a vivere in un territorio che è sismico e quindi soggetto ad eventi tellurici più o meno intensi; si dimentica la fragilità geolitologica dell’area che determina una certa e nota pericolosità geomorfologica e relativo dissesto idrogeologico. Si dimentica che nei corsi dei decenni cambiano anche le normative sismiche e quindi alcuni interventi progettati andrebbero “aggiornati”. Un evento sismico non si può prevedere ma la prevenzione dovrebbe essere alla base di ogni tipo di intervento e soprattutto la conoscenza del territorio e delle sue principali caratteristiche geolitologiche, geotecniche e relativo comportamento sismico».
Elsa Sciancalepore