Il legno prima di tutto

5384
albero anelli
Tempo di lettura: 2 minuti

֎Ormai ci sono pochi dubbi, il legno è stato compagno dell’uomo sin dai primi albori della comparsa degli umani sulla Terra. E comprende, nelle applicazioni pratiche, tutte le altre materie utilizzate dai primi uomini֎

È on line l’ultimo numero del 2023 del nostro Trimestrale «Villaggio Globale». È dedicato al legno. Pubblichiamo volentieri l’Editoriale di questo numero.

Ricordiamo che alla rivista completa si accede per abbonamento. È l’unica maniera per sostenerci ed incoraggiarci a continuare.

 

Editoriale

Fra i materiali usati dall’uomo di cui abbiamo trattato quest’anno sul nostro «Villaggio Globale» (Pietra, Sabbia, Terreno), possiamo dire che il Legno, materia di questo numero di dicembre, li comprende tutti.

Dall’edilizia, nelle sue forme più varie, dai pilastri ai sostegni per i tetti, dall’isolamento alle pavimentazioni, fino agli oggetti più delicati e più artistici, che comprendono una infinità di suppellettili, il legno è un materiale quasi insostituibile. Fino a considerare l’humus, fondamentale per il terreno, determinato proprio dalla presenza degli alberi, dovuto principalmente alla caduta delle foglie, dei frutti, dei rami, che innescano una catena trofica basilare.

In questo numero troverete articoli sorprendenti sugli studi che si stanno facendo sul legno per impieghi futuri. Narrazioni spettacolari sull’uso del legno in tempi remoti ed articoli sull’origine del legno, dall’albero ai boschi e alle foreste.

Ecco, è qui che si comincia a rimanere perplessi nell’osservare il rapporto uomo-natura.

Il legno ha la forza di mettere a nudo le debolezze, le ipocrisie e gli egoismi degli umani, riuscendo a distinguere e dividere gli usi, gli abusi e l’ignoranza.

Da un lato coloro che vedono nel legno una materia prima per usi di trasformazione tout-court, e coloro che vedono nel legno una risorsa da rispettare e gestire con intelligenza.

Ma è proprio l’intelligenza che è sempre più carente. Siamo obbligati a correre per produrre sempre di più pena la marginalizzazione ed una vita di stenti. E il bosco, ipersfruttato, è lì che addita il nostro egoismo che prima o poi si ritorcerà contro di noi togliendoci tutto, a cominciare dalla vita. E inutilmente i tempi della natura cercano di insegnare agli uomini ritmi che sono anche per lui importanti. Ma niente da fare. L’uomo cerca sempre di forzare tutto, pensa di poter essere più bravo della natura, ed eccolo lì a discettare su gestione del bosco. Come se quello che abbiamo ereditato fosse stato curato da un giardiniere e non fosse il frutto di… autogestione.

È nel Medioevo che il bosco passa da luogo oscuro e pericoloso, che aveva dato vita a miti e superstizioni, a luogo sfruttabile economicamente.

Pare che oggi le foreste rendano 600 miliardi di dollari l’anno contribuendo in modo determinante alla crescita del Pil mondiale, e dando lavoro a oltre cinquanta milioni di persone.

Ma in un’epoca in cui la memoria perde colpi, la cultura regredisce, la cieca fede nelle tecnologie e nelle capacità scientifiche dell’uomo, l’ingordigia di impadronirsi di un potere e di una economia che non sopravviveranno alla vita di coloro che vorrebbero ottenerli, a farne le spese sono i più deboli. Come i popoli più deboli, gli anziani e i bambini anche la fauna e la flora ne fanno miseramente le spese.

Così, in questo nostro mondo pieno di contraddizioni, si ricomincia sempre nuovamente ad educare e a governare come se non ci fosse un passato che potrebbe illuminare i nostri passi.

Meno male che la natura segue un’altra strada…

 

Ignazio Lippolis