Chi ci può salvare dalla follia del petrolio?

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La follia del petrolio imperversa alla grande, è la miglioria della morte o è solo follia?

Il distacco dei cittadini dalla politica dipende anche dalla mancanza di memoria dei politici (che raccolgono i vantaggi dalle politiche folli) che al contrario di quella dei cittadini (che ne subiscono i danni) è ben più lunga.

È evidente che tirando tirando la corda, alla fine, questa si spezzi. E a quel punto ogni appello per il buon senso non trova appigli. Purtroppo.

L’illogicità delle scelte, in campo energetico, è evidente. Ci si attarda su risorse decotte e dannose, che ci costringono a perdite economiche enormi quando si hanno a portata di mano risorse pulite e accettate i cui vantaggi li percepisce pure un bambino.

In Basilicata si perfora a pochi passi dall’ospedale di un centro abitato, ora si vuole perforare in quota, a 1.038 metri, fra sorgenti, pascoli e boschi. Tutte denunce puntualmente fatte in Basilicata dall’associazione Ola.

Passera vuole portare il limite delle dodici miglia, per le perforazioni off shore adottato dopo il disastro petrolifero del Golfo del Messico, da dodici a cinque miglia marine, e per che cosa? Per una manciata di petrolio che, come denuncia Greenpeace, «le riserve petrolifere stimate nei giacimenti italiani, pari a 11 milioni di tonnellate, sono una quantità esigua anche rispetto ai soli fabbisogni del nostro Paese, non arrivando neppure a coprire i consumi di due mesi».

E tutte le belle parole per il turismo, per la biodiversità, per le bellezze paesaggistiche dell’Italia? E l’«ira» verso lo strapotere dei petrolieri come si combatte? Da una parte siamo in affanno per la mancanza di adeguamento alle norme di riduzione di CO2 e dall’altra strizziamo l’occhio a petrolieri e inquinatori, magari riducendo gli aiuti per le energie rinnovabili. Ma crediamo proprio che i cittadini abbiano l’anello al naso?

Le parole non bastano più. Che cosa diremo a quella masseria che vedrà crescere un pennacchio acceso giorno e notte a pochi metri da casa sua? E che cosa diremo a quelle bellissime spiagge che vedranno pericolosamente vicini quei pozzi?

Certo potremo continuare a dire parole, parole, parole… le stesse di questi giorni o di mesi fa o di anni fa che abbiamo detto ai terremotati, o a quelli che hanno avuto le case inondate dal fango delle alluvioni, o distrutte da «improvvise» frane. Si continuerà a dire che per il rilancio si ha bisogno di grandi opere, quelle che servono alle grandi imprese per grandi accordi per gestire questo grande e storico paese… Quando la più grande opera da fare è sotto gli occhi di tutti: la messa in sicurezza del nostro meraviglioso paese attraverso un risanamento anche della dignità di coloro che ne parlano.