Fare e disfare la realtà: la sanità

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Vi è l’urgente bisogno di un intervento finanziario strutturale che aumenti la percentuale delle finanze pubbliche destinata alla sanità ed eviti l’illogica proposta che fa ora il governo di aumentare la spesa per la «difesa» propagandata come necessità per la futura aggressione che la Russia farebbe contro paesi europei, tra cui l’Italia.
Una illazione senza alcuna base, ma che il complesso militare-industriale italiano spinge perché già vede ancora più lauti guadagni. Da cittadini pensanti diciamo: no a questo spostamento verso le armi; sì all’aumento necessario per assicurare un Ssn che assicuri ai cittadini il diritto alla salute.
Il paradosso del Pnrr è che l’Italia ha accumulato altro debito per costruire nuove strutture sanitarie e installare nuovi impianti e macchinari… a medici invariati.
La carenza di specialisti, ad esempio, è dovuta al demenziale metodo, tutto italiano, della formazione specialistica: in tutta la Ue i medici si specializzano lavorando in ospedale, come del resto succedeva prima del 1990 anche da noi. Il numero degli specializzandi è rimasto costante anche se si sapeva (si doveva sapere) che ci sarebbe stata un’impennata di pensionamenti.
Altro, ma più importante aspetto è che la riforma del 1978 è stata fatta in tempi in cui la medicina era ancora priva delle tecnologie apparse dopo qualche anno (ecografia, Tac, Rmn ecc.) che hanno rivoluzionato l’organizzazione del lavoro medico, ma di cui i governi non si sono accorti.

 

Francesco Sannicandro