Stop accaparramento di suoli nei Paesi poveri

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Le Nazioni Unite hanno adottato le linee guida. Dal 2000 ben 83 milioni di ettari di terreno sono stati acquisiti da investitori stranieri in Africa, nel sud-est asiatico e nel sud America. I nuovi proprietari, per la maggior parte provenienti da India, Cina, Stati Uniti, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, hanno spesso estromesso le popolazioni locali

Dopo tre anni di discussioni, la Commissione delle Nazioni Unite sulla Sicurezza Alimentare Mondiale (Wfs, World Food Security) ha adottato un documento che contiene le linee guida per proteggere le popolazioni locali, in particolare quelle africane, contro il land grabbing, cioè la pratica dell’accaparramento di vaste aree rurali nei Paesi poveri da parte di Governi stranieri, multinazionali o fondi di investimento (vedasi sull’argomento l’articolo della Rivista Eai).

A partire dall’anno 2000 ben 83 milioni di ettari di terreno sono stati acquisiti da investitori stranieri in Africa, soprattutto in Sudan, Etiopia, Mozambico, Tanzania, Madagascar, Zambia e Congo, ma anche nel sud-est asiatico e nel sud America. I nuovi proprietari, per la maggior parte provenienti da India, Cina, Stati Uniti, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, hanno spesso estromesso le popolazioni locali dalle terre acquisite, privando gli agricoltori locali della possibilità di coltivare la terra e di procurarsi mezzi di sostentamento e di sussistenza.

Le nuove «Direttive Volontarie per una Governance Responsabile dei regimi di proprietà applicabili alla terra, alla pesca e alle foreste nel contesto della sicurezza alimentare nazionale» definiscono i diritti del suolo e dell’uso del suolo e come le risorse ittiche e il patrimonio forestale andranno gestiti in modo sostenibile. Inoltre, sono stabilite le regole di trasparenza negli investimenti fondiari e nell’acquisizione della proprietà dei suoli, rafforzando il ruolo e le funzioni degli agricoltori locali e delle piccole aziende agricole al fine di promuovere la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile e proteggere i diritti di milioni di persone in condizioni di estrema povertà.

In effetti, le direttive riconoscono che investimenti responsabili pubblici e privati sono indispensabili per migliorare la sicurezza alimentare dei paesi più poveri, ma raccomandano la messa in atto di meccanismi di tutela che preservino i diritti di proprietà delle popolazioni locali dai rischi derivanti dalle acquisizioni di larga-scala e che difendano i diritti umani, i mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare e l’ambiente. Per questo dovrebbero essere sostenuti sistemi alternativi di investimento che non si traducano in acquisizioni di terre su larga scala. Gli investimenti dovrebbero anche promuovere obiettivi di politica nazionale, quali il miglioramento della sicurezza alimentare locale, l’eradicazione della povertà, la creazione di posti di lavoro.

Le principali questioni storiche affrontate dalle Linee guida sono:

  • riconoscimento e protezione dei legittimi diritti fondiari, anche nei sistemi informali;

  • migliori pratiche per la registrazione e il trasferimento dei diritti fondiari;

  • garanzia che i regimi amministrativi di proprietà siano concretamente ed economicamente accessibili;

  • corretta gestione degli espropri e restituzione delle terre a coloro che ne sono stati forzatamente privati in passato;

  • diritti delle comunità indigene;

  • garanzia che gli investimenti fondiari avvengano in maniera responsabile e trasparente;

  • meccanismi di risoluzione delle dispute sui diritti di proprietà;

  • gestione del problema dell’espansione delle aree urbane verso le campagne.

Le linee guida costituiscono un importante punto di riferimento per le autorità nazionali al momento di vagliare leggi e stabilire politiche relative all’accesso e ai diritti di proprietà delle risorse terriere, forestali e ittiche. Esse, inoltre, da una parte forniranno indicazioni chiare sulle pratiche corrette di gestione dei regimi fondiari ad investitori e imprenditori privati, dall’altra offriranno principi fermi cui fare riferimento ai gruppi della società civile che si occupano di diritti fondiari a difesa delle comunità rurali.

(Fonte Enea Eai)